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10 verità sulla crisi dei migranti in Europa

di Patrick Kingsley, The Guardian del 10 agosto 2015

I ministri inglesi, tra cui Theresa May e Philip Hammond, hanno fatto affermazioni riguardo ai danni provocati dai migranti che entrano nel paese… da far drizzare i capelli. Ma i fatti confermano?

Quando stai affrontando la più grande crisi di rifugiati dalla seconda Guerra mondiale, è sicuramente d’aiuto avere un dibattito misurato sulle possibili soluzioni. Ma per fare questo, servono fatti e dati – due elementi che sono mancati al dibattito sull’immigrazione in Gran Bretagna di quest’estate. Theresa May (Segretario di Stato per gli Affari Interni n.d.r.) ha iniziato a Maggio, quando ha dichiarato su Radio 4 che la stragrande maggioranza dei migranti diretti in Europa sono Africani che si spostano per ragioni economiche. I media hanno fatto la stessa cosa, ne è un esempio la recente dichiarazione del Daily Mail per cui sette su dieci migranti ora a Calais raggiungeranno la Gran Bretagna.
Il Ministro degli Esteri Philip Hammond questa settimana non solo ha ribadito le affermazioni della May riguardo i migranti africani spinti da ragioni economiche, ma li ha anche dipinti come predoni che avrebbero presto accelerato la decadenza della civiltà europea. Hammond, come molte persone, ha potuto fare queste affermazioni grazie agli attuali dati statistici riguardanti la crisi dei migranti.
Di seguito eccone i dieci più importanti:

62%

Ben lontana dall’essere spinta da coloro che emigrano per ragioni per ragioni economiche, la crisi è riguarda soprattutto i rifugiati. La supposizione fatta da quelli come Hammond, May ed altri è che la maggior parte di questi stiano fuggendo dalla povertà, che non è una ragione considerata abbastanza valida dalla comunità internazionale per emigrare in un altro Paese. Mentre In realtà il 62% di coloro che hanno raggiunto l’Europa in barca dall’inizio di quest’anno fino alla fine di luglio provenivano da Siria, Eritrea e Afghanistan, secondo le cifre riportate dalle Nazioni Unite. Questi sono Paesi distrutti dalla guerra, dalla dittatura, ed dall’estremismo religioso – e, nel caso della Siria, da tutti e tre questi elementi insieme. I loro cittadini quasi sempre hanno il diritto legale di asilo in Europa. E se si aggiungono coloro che provengono da Darfur, Iraq, Somalia e da alcune zone della Nigeria – in questo caso la percentuale totale di migranti che hanno diritto di asilo sale ben oltre il 70%.

1%

Se si legge la stampa Britannica, si potrebbe pensare che Calais sia il principale campo di battaglia di tutta la crisi europea dei migranti, e che la Gran Bretagna sia il Sacro Graal dei suoi protagonisti. In realtà, i migranti a Calais non costituiscono che l’1% di tutti quelli che sono arrivati in Europa quest’anno. Stime suggeriscono che tra 2.000 e 5.000 migranti abbiano raggiunto Calais, cioè tra l’1 e il 2,5% degli oltre 200.000 che sono arrivati in Italia e Grecia. Altrettanto importante è che non ci sia alcuna evidenza che confermi che sette migranti su dieci abbiano raggiunto la Gran Bretagna dopo essere arrivati a Calais. Il Daily Mail lo ha ammesso in vari paragrafi nel suo articolo.

0,027%

Hammond ha affermato che i migranti avrebbero accelerato il collasso dell’ordine sociale europeo. In realtà, il numero dei migranti arrivati finora quest’anno (200.000) è così piccolo da costituire soltanto lo 0.0.27% della popolazione totale europea, che ammonta a 740 milioni di persone. Il continente più ricco del mondo può gestire facilmente un afflusso relativamente così piccolo.

1,2 million

Ci sono Paesi le cui infrastrutture sociali sono effettivamente ad un punto di rottura a causa della crisi dei rifugiati – ma questi non si trovano in Europa. L’esempio più evidente è il Libano, che ospita 1,2 milioni di rifugiati siriani con una popolazione che raggiunge a malapena i 4,5 milioni di abitanti. Per meglio contestualizzare questo dato, si tratta di un Paese 100 volte più piccolo dell’Unione Europa che ha già preso in carico un numero di rifugiati 50 volte superiore di quanti l’Unione Europea penserà mai di ricollocare. Il Libano ha effettivamente una crisi di rifugiati. L’Europa – e soprattutto, la Gran Bretagna – no.

£36,95

Molti affermano che la Gran Bretagna sia una destinazione molto ambita dai migranti per il suo generoso sistema di sicurezza sociale. A prescindere dal fatto che la maggior parte dei migranti sa ben poco dell’esatta natura dei sistemi di asilo dei vari Paesi europei, non è assolutamente vero che la Gran Bretagna sia particolarmente vantaggiosa da questo punto di vista. I richiedenti asilo politico in Gran Bretagna ottengono a testa appena 36,95£ per vivere (e solitamente non è permesso loro lavorare per integrare questa somma). In Francia, le cui politiche in maniera si suppone costituiscano il motivo di crescita di questi numeri a Calais, i migranti ricevono effettivamente molto di più. Secondo l’Asylum Information Database, i richiedenti asilo in Francia ricevono fino a 56,62£ a settimana. In Germania e Svezia – le due destinazioni privilegiate dai migranti – vengono garantiti rispettivamente 35,21£ e 46.84£ a settimana, cifra solo di poco inferiore a quanto pagato in Gran Bretagna.

50%

Nella retorica di Hammond e Theresa May, il migrante contemporaneo – ed archetipico! – diretto in Europa viene dall’Africa. Eppure, di nuovo: non è vero. Quest’anno, secondo le cifre riportate dalle Nazioni Unite, già solo il 50% proviene da due Paesi non africani: la Siria (38%) e l’Afghanistan (12%). Se si aggiungono i migranti provenienti da Pakistan, Iraq e Iran, diventa chiaro che il numero di migranti africani è ben al di sotto della metà. Anche così, come già detto sopra, molti di loro – in particolare quelli provenienti da Eritrea, Darfur e Somalia – possono legittimamente richiedere lo status di rifugiati.

4%

Lo scorso autunno, l’Unione Europea ha scelto di sospendere le operazioni di salvataggio marittimo nel Mediterraneo su larga scala per paura che ciò incoraggiasse un numero maggiore di migranti a rischiare di intraprendere un viaggio via mare dalla Libia verso l’Europa. In realtà, le persone hanno continuato ad arrivare. Infatti, si è verificato un aumento annuale del 4% nei mesi in cui le missioni erano state interrotte. Oltre 27.800 persone hanno tentato il viaggio nel 2015, o sono morte nel tentativo, fino alla ripresa delle operazioni in Maggio, secondo le cifre fornite dall’International Organisation for Migration. Soltanto 26.740 hanno tentato il viaggio nel 2014. Questa disparità fa pensare che i migranti fossero all’oscuro delle operazioni di salvataggio, o semplicemente non si preoccupassero della loro interruzione – una tesi emersa dalle interviste che io stesso avevo realizzato. “Non credo che le persone deciderebbero di non partire nemmeno se bombardassero le barche dei migranti” mi disse Abu Jana, un siriano che ho incontrato quando stava progettando di affrontare il viaggio via mare agli inizi di quest’anno.

25.870

A differenza della percezione della Gran Bretagna come di un altare consacrato all’immigrazione, essa non costituisce una fonte particolare di attrazione per i rifugiati. Nel 2014, soltanto 25.870 persone hanno richiesto asilo in Gran Bretagna, e soltanto 10.050 sono state accettate. La Germania (97.275), la Francia (68.500), la Svezia (39.905) e l’Italia (35.180) sono state molto più coinvolte. Se si fa una classifica calcolandola in proporzione alla grandezza della popolazione, la Gran Bretagna scivola ancora più indietro – dietro a Belgio, Olanda e Austria. Se si fa riferimento ai dati del 2015, allora perfino l’impoverita Grecia si piazza davanti alla Gran Bretagna. Basti pensare che, secondo i dati più recenti, la Gran Bretagna ha accolto solo 187 siriani attraverso i meccanismi legali. La Turchia ne ospita circa 1,6 milioni.

€11 miliardi

Hammond e David Cameron sostengono che la soluzione alle migrazioni sia di aumentare i rimpatri. Credono che questo consentirebbe alla Gran Bretagna di risparmiare, perché in questo modo verrebbe speso meno denaro per pagare le 36,95£ settimanali ai richiedi asilo. Questa strategia, tuttavia, ignora il costo dei rimpatri – che potrebbe arrivare a competere con quellodelle spese sostenute per i richiedenti asilo politico. Secondo una serie di ricerche effettuate dal sito The Migrant Files, circa €11 miliardi sono stati spesi per rimpatriare i migranti ai loro Paesi d’origine dall’anno 2000. Un altro miliardo è stato speso per gli sforzi su scala europea di gestione della sicurezza alle frontiere – soldi che avrebbero potuto essere spesi per integrare i migranti nella società europea.

-76.439

Nonostante l’isteria, il numero dei rifugiati in Gran Bretagna è diminuito di 76.439 persone dal 2011. Come riportato da il Britain’s Refugee Council, che ha fatto scricchiolare i dati raccolti dall’ONU scoprendo che il numero dei rifugiati in Gran Bretagna è sceso da 193.600 a 117.161 negli ultimi quattro anni. Per fare un paragone, la percentuale di rifugiati ospitati dai paesi in via di sviluppo negli ultimi dieci anni è aumentato, dal 70 all’86%. La Gran Bretagna potrebbe fare molto di più.

David Cameron ‘shares Philip Hammond’s immigration concerns’
Quiz: do you know your European migration facts?
Video: Calais migrants – life in the Jungle

This article was amended on 11 August 2015 to correct a number in a subheading. The number of asylum seekers in the UK in 2014 was 25,870, which was correct in the story but mistyped in the subheading.