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16 Novembre – In corteo verso il CIE di Gradisca perché non riapra mai più

Appello della Rete FVG contro i CIE per un corteo il 16 Novembre a Gradisca d'Isonzo

Una fortezza come il CIE è intollerabile.
Dieci anni di denunce, inchieste, attivismo, interrogazioni, rapporti di ogni tipo hanno reso evidente, se potevano esserci dubbi, che si tratta di un luogo di tortura e ingiustizia oltre ogni immaginazione.

Un luogo di totale assenza di diritti che non è possibile tollerare in alcun modo.

Ora il CIE di Gradisca subisce una battuta di arresto, grazie all’ennesima rivolta dei migranti che ne hanno messo in ginocchio la capacità operativa bruciandolo e distruggendolo dall’interno.
Il CIE è ingestibile ora – o, meglio, lo sono i migranti che si ribellano alla privazione della libertà – e Prefettura e Viminale hanno optato per svuotarlo, spostando o espellendo i migranti rimasti.

È un segno importante, la vittoria dei conflitti materiali contro la Bossi-Fini, la clandestinità e i suoi apparati praticati in primo luogo da coloro che ne sono vittime.
Chi sta fuori del CIE ma dentro un’idea di mondo aperto e globale, dove i diritti e la libertà degli esseri umani non possono dipendere dalla casualità della nascita, non può e non vuole essere da meno.
Non è chiaro se il CIE, come pare probabile, subirà in realtà un riammodernamento e una (impossibile) “umanizzazione”: questa ipotesi non deve avere il minimo spazio e deve invece affermarsi senza alcuna riserva la decisione per cui il CIE non riapra mai più.
Come per tutti i CIE e la Bossi-Fini c’è una sola opzione possibile: chiusura e cancellazione.

È il momento in cui le posizioni espresse da tutte le istituzioni locali, dalla Regione al Comune di Gradisca, devono divenire realtà concreta.

A Trieste, nel 1998 fu chiuso il primo CPT in seguito a una mobilitazione ampia, determinata e radicale.
Il 16 Novembre, troviamoci tutti alle ore 14.30 in piazza a Gradisca per partire in corteo verso il CIE e chiudere definitivamente anche questo, perché non c’è alternativa possibile.

Rete FVG contro i CIE