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A Calais: «Quando hanno capito che l’acqua non era potabile, l’hanno gettata»

Haydée Sabéran, Libération - 11 luglio 2017

Photo Philippe Huguen. AFP

Nella foto, le due taniche di plastica mostrano residui di liquido bianco secco attorno al tappo. L’Auberge des migrants, una delle associazioni che sostiene e accompagna i migranti in strada a Calais ha twittato lo scatto lunedì scorso, con questa dichiarazione: «Le autorità avvelenano l’acqua dei migranti a Calais con il gas lacrimogeno. La lotta contro i “centri di accoglienza» inizia da qui”. Il tweet è stato condiviso 1.700 volte in 24 ore.

Le autorità avvelenano le taniche d’acqua dei migranti di Calais col gas lacrimogeno?

Secondo le associazioni contattate a Calais (Utopia 56, Secours Catholique, Auberge), dei contenitori d’acqua sono stati “gassati” a Calais soprattutto verso la fine di maggio e gli inizi di giugno. Fatti difficili da dimostrare: si verificano lontano da sguardi indiscreti.

La foto è stata scattata il 25 maggio da Charlotte, una volontaria dell’associazione Utopia 56. «Due afgani mi hanno riportato i contenitori vuoti. Uno di loro aveva bevuto un sorso e la gola gli si è leggermente irritata. Quando hanno capito che l’acqua era imbevibile, l’hanno gettata. In due settimane, ho sentito tre testimonianze simili. E una volta, i migranti hanno visto la polizia farlo» racconta. In quel periodo, “non era un caso isolato, abbiamo avuto tre o quattro testimonianze in due settimane”, aggiunge Lucia, di Utopia 56.
Dejen, animatore presso Secours Catholique e traduttore di tigrino, una lingua eritrea: «In questo momento, è tutto tranquillo. Ma tra maggio e giugno ho sentito tutti i giorni testimonianze di migranti a cui è stato impedito di mangiare, di contenitori e sacchi a pelo riempiti di gas. Una volta, un migrante è stato cosparso di gas sulla bocca».
Loan Torondel, di Auberge des migrants, che si occupa dell’account Twitter dell’associazione: «La settimana scorsa, abbiamo dovuto pulire un recipiente che era stato ricoperto di gas»

Violenze fisiche

L’occasione di tirare fuori questa vecchia foto di qualche settimana è stata quella di contrastare il discorso del Ministero dell’Interno sulla lotta ai punti di accoglienza. «Lo Stato ha fatto appello alla decisione del tribunale amministrativo (che chiede alle autorità delle forniture d’acqua, di docce e latrine per i circa 600 migranti presenti a Calais, ndlr.), ma c’è dell’altro, poiché le forze dell’ordine avvelenano l’acqua», accusa Loan Torondel. «Non abbiamo le prove che sia stato un ordine dall’alto, ma constatiamo che è successo e che è tollerato».

Degli sfollati di Calais hanno raccontato che il cibo era stato contaminato: il 5 giugno, verso le 20.30h, un gruppo di una cinquantina di afgani si è riunito attorno a un piatto di pasta. «Un furgone di CRS viene verso di noi e due uomini avvelenano il contenitore che contiene cibo per tutto il gruppo», racconta uno di loro. «Eppure eravamo tutti tranquilli. Vedendo che stavano avvelenando tutto con il gas abbiamo avuto paura e siamo scappati». La testimonianza è stata inviata all’ispettorato generale della polizia nazionale (IGPN) tra maggio e giugno, insieme ad altre nove racconti che riportavano di violenze fisiche (Libération del 15 giugno 2017).

Violenze che il Prefetto di Pas-de-Calais ha negato in quel momento: «[Le forze dell’ordine] effettuano un lavoro difficile con discernimento e professionalità e nel rispetto dei diritti. Il loro impegno è riconosciuto dalla popolazione di Calais e dall’insieme delle responsabilità pubbliche e socio-professionali».
Interpellate martedì pomeriggio su queste accuse di “avvelenamento” delle taniche d’acqua, la prefettura ha risposto mercoledì mattina: «Il prefetto si stupisce che un’associazione possa pubblicare su Twitter questo genere di accuse e calunnie e esprime di nuovo il suo sostegno ai servizi di polizia e gendarmeria che effettuano il loro lavoro in un contesto giuridico regolamentare».

Le associazioni hanno constatato una tregua dopo la conferenza stampa di inizio giugno sulle violenze, il comunicato del Difensore dei Diritti Jacques Toubon, ha denunciato il 14 giugno: «degli attentati ai diritti fondamentali di una gravità eccezionale», e la decisione del tribunale amministrativo. Una tregua relativa.

«Tutto questo non si fermerà, continueranno a usare il gas lacrimogeno sulle persone», racconta Yolaine, volontaria presso Salam. «Alla fine della settimana scorsa, un uomo è stato cosparso di gas. Al punto che aveva i capelli bruciati. Ne ho curati cinque ieri e tre l’altro ieri. Li cospargono anche mentre dormono».