Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

A Lampedusa non c’è l’ebola ma la bufala continua a girare

La vicenda dei tre casi di Ebola che sarebbero stati riscontrati tra i migranti sbarcati a Lampedusa, è un chiaro esempio di come le bugie non abbiano affatto le gambe corte ma, al contrario, riescono a correre più delle smentite e, anche dopo essere state smascherate, continuano a diffondendersi come una vera peste sull’oceano dei social network. E’ il brutto della rete. Più le spari grosse, anche da un semplice profilo Facebook, e più hai possibilità che le tue bufale arrivino ai blog che contano, alle tv e anche ai giornali nazionali. Se poi ci aggiungi una buona dose di xenofobia e di razzismo, facendo leva sulle paure della gente alla tua bufala spuntano le ali.
E smentirla non è affatto semplice. Non basta dimostrare che sono tutte balle. Trovi quello che grida al complotto e la rilancia, convinto che, se in tanti si danno la pena a scrivere che la storia è tutta inventata, significa che qualcosa di vero ci deve essere per forza. E vai tu a spiegargli che non è per forza così! Che le “notizie” che leggiamo navigando qua e là per la rete non sono sempre per forza false o per forza vere ma che sempre dovrebbero essere verificate. Lavoro questo che, se per un utente medio è consigliato, per un giornalista sarebbe obbligatorio. Ed invece proprio i giornalisti sono stati i primi a cascarci.
Come era prevedibile, dare queste notizie in pasto ad una certa politica è come buttare quarti di manzo in un mare infestato di pescecani. La Lega ha subito chiesto per bocca del suo vice capogruppo della Lega Nord Fabio Rolfi: “Una quarantena preventiva nei centri di accoglienza per i clandestini come misura preventiva per evitare che il virus Ebola si diffonda in Italia”.
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha dovuto rispondere in un question time sugli interventi di prevenzione messi in campo per fronteggiare il presunto arrivo di questa epidemia. La stessa ministra ha successivamente categoricamente smentito nello specifico la bufala dell’ebola giunta a Lampedusa.

Si trattava infatti di una “notizia” in puro stile “Alessandro Sallusti”, inventata di sana pianta e fatta circolare da un 44enne torinese fascista – che altro dire di un tizio che ha tappezzato il suo profilo Fb di foto del Duce sorridente&fiero? – che si è beccato una sacrosanta denuncia per procurato allarme. Tutte balle quindi. Ma queste balle avevano raggiunto in pochi gorni 27 mila profili di Facebook e, come abbiamo detto, sono state riprese sia pure con l’uso del condizionale da tutti i media nazionali sino a costringere il ministro alla smentita ufficiale.
Ma le smentite, si sa, non hanno mai lo stesso peso delle bufale. Anzi. Basta farsi un giro su Google per vedere che la balla continua a circolare. “Al Qaeda ci manda terroristi, le scimmie e i pipistrelli ci mandano malati di Ebola” mi è toccato leggere su un sito vicino al Carroccio. Per non parlare dei complottari “Perché mai il ministro dovrebbe uscire pubblicamente in pieno agosto e con tale enfasi se la cosa non fosse davvero accaduta? Forse per non diffondere il panico, ci chiediamo?”
Se già un giornale titola “A Lampedusa non si sono registrati malati di ebola” bosogna mettere in conto che questo verrà letto da politici in malafede o semplicemente da gente spaventata ed ignorante “A Lampedusa oggi no, ma da domani potrebbero arrivare gli impestati”.
C’è poco da fare di fronte alla paura se non sbattersi l’anima per cercare di far ragionare la gente, ben sapendo che le argomentazioni, specie quando sono valide e suffragate da informazioni scientifiche, non hanno mai convinto nessuno.

Ma perché l’ebola non è un pericolo per noi?
I sintomi di questa malattia si manifestano prima che diventi contagiosa e quando un paziente è in grado di trasmettere il virus non è certo in condizioni di intarprendere un viaggio duro e difficile come quello del profugo. In altre parole, con buona pace per tutti i nostri ancestrali ricordi di pese bubbonica, l’ebola non “viaggia”. Inoltre, il contagio non si diffonde come una influenza o un raffreddore per vie aeree. E’ necessario un contatto con i fluidi corporei e bastano pochi accorgimenti igienici per evitarlo. In Africa, questi accorgimenti non ci sono ed è per questo che in quei Paesi il virus si manifesta in maniera aggressiva. Sull’altra sponda del Mediterraneo non hanno strutture di isolamento e ben difficilmente vengono adottate misure cautelative come, ad esempio, quella di non venire a contatto con i cadaveri dei morti di ebola. In Europa, tutto ciò sarebbe inconcepibile. Paraddossalmente sono proprio le misure restrittive e segregazioiniste invocate da leghisti e xenofobi i pericoli più evidente per la diffusione di questo virus. Eppure, anche a voler sostenere un discorso egoistico, l’unico pericolo – questo sì!- che l’ebola comporta per noi è la destabilizzazione politica e l’incremento della povertà nei Paesi colpiti dove intere regioni fertili vengono abbandonate. Prima o poi qualcuno ci presenterà un conto salato per tutte queste ingiustizie che, nella migliore delle ipotesi, noi europei facciamo finta di non vedere.

Smettiamocla quindi di dare spazio e credito a quanti vorrebbero far passare i migranti come i nuovi untori di manzoniana memoria.
L’unica peste di cui dobbiamo aver paura sono le bufale che ogni giorno ci beviamo su internet.