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Accogliere o controllare? Il punto di vista di operatori e operatrici di base

Un appello degli operatori e delle operatrici X di Genova

L’assemblea autogestita degli operatori e delle operatrici del sociale ha iniziato ad incontrarsi, a livello nazionale e genovese, a partire dall’opposizione alla Legge Minniti-Orlando, consapevoli che rappresentasse la trascrizione di un processo in atto da tempo, volto a trasformare il ruolo dell’operatore/trice da attivatore di processi di cambiamento sociale a mero esecutore di dispositivi di controllo, in cui “ingabbiare” lo straniero per esaudire “bisogni di sicurezza”.

L’esternalizzazione dello Stato all’interno del nostro posto di lavoro è un processo pienamente in atto e che nelle ultime settimane sta subendo un’accelerazione. In primis, questa legge stabilisce che i/le responsabili delle strutture diventino pubblici ufficiali, nel momento in cui dovranno notificare ai/alle richiedenti asilo l’esito delle Commissioni Territoriali – notifica che prima avveniva da parte della Questura competente. L’investire l’operatore o l’operatrice di questo compito crediamo sia fortemente in contrasto con il ruolo terzo che deve avere chi fa questo lavoro, in quanto promotore di attivazione e richiesta di diritti anche nei confronti dello Stato.

Proprio da pochi giorni sono iniziate ad arrivare ai responsabili/e di struttura comunicazioni per l’attivazione della “P.E.C.”, lo strumento che servirà per comunicare queste notifiche. Su questo primo punto la nostra assemblea si sta confrontando con avvocati e giuristi per capire se il ruolo del pubblico ufficiale possa essere accettato da un punto di vista contrattualistico (le persone che ne sarebbero investite per lo più hanno un contratto da educatore professionale), oltre che legalmente attuabile.

In secondo luogo, le Prefetture di alcune città, tra cui Genova, hanno inviato ai responsabili dei CAS i regolamenti che vorrebbero fossero attivati all’interno dei centri di accoglienza e degli appartamenti (che possono essere di proprietà delle cooperative che gestiscono le accoglienze, o locazioni in capo alle stesse cooperative o, talvolta, di proprietà di ARTE) dove i “beneficiari” sono “ospitati”. Tali regolamenti contengono orari che gli enti gestori dovranno far rispettare e tutta una serie di norme che crediamo limitino fortemente le libertà personali degli ospiti, nonché la possibilità da parte degli operatori di lavorare per costruire percorsi di autonomia. Le norme contenute nell’ultima circolare della Prefettura di Genova, ci appaiono una forma di controllo che sarebbe più adatta a vigilanti o a poliziotti, piuttosto che a operatori e operatrici sociali – sia da un punto di vista culturale che contrattualistico. Non dobbiamo dimenticare che lavoriamo “per e con” enti che fanno della partecipazione e della cittadinanza attiva il proprio elemento caratterizzante, perseguendo l’interesse generale inteso come quelle attività che sono funzionali all’attuazione di quanto previsto dall’art.3 comma 2 della Costituzione: “rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.”

Se andiamo nello specifico dell’ultimo regolamento prefettizio proposto, immediatamente salta agli occhi l’applicazione ai/alle richiedenti asilo di norme e regole che solitamente vengono imposte a chi è sottoposto a misure di restringimento delle libertà personali in seguito a condanne penali o a misure preventive dovute al pericolo di fuga: il rientro serale alle 21.30 in inverno e alle 22.30 in estate; l’impossibilità di uscire prima delle ore 7.00 del mattino; la possibilità di usufruire dei pasti solo in orari fissati dagli enti gestori; l’obbligatorietà del corso di italiano, non come strumento di conoscenza, bensì come requisito per poter usufruire dell’accoglienza; l’estromissione dai progetti alla prima assenza non giustificata. Emerge chiara la volontà di criminalizzare il/la migrante; chiara è la volontà dello stato di reprimere e controllare i richiedenti protezione internazionale come se fossero dei delinquenti; chiara è la previsione di un regolamento che odora di legge razziale.

Non servono esempi per far comprendere come spesso, da parte delle istituzioni, si facciano con facilità passare come regolamenti, scelte che ledono i diritti costituzionali e universali. L’imposizione di un coprifuoco a donne e uomini che vivono nei quartieri più diversi e provano a costruire il loro futuro è una limitazione della libertà oltre che un annichilimento del senso di comunità. Dall’altra parte viene richiesto agli operatori sociali di fare rispettare questi regolamenti e quindi immediatamente trasformarli in guardiani. Sulla base di quale criterio è stata presa questa decisione?

Alla luce di quanto detto, riteniamo fondamentale lanciare una campagna di denuncia in vista dell’8 giugno, giorno in cui la Prefettura di Genova ha convocato gli enti gestori per le comunicazioni sopraddette. All’interno di questo processo siamo sicuri come operatori e operatrici sociali di poter creare spazi di contrattazione e di azione collettiva. Se lo Stato ha affidato la gestione dei CAS e degli SPRAR a lavoratori e lavoratrici con comprovata esperienza nel sociale è perché ne richiede le competenze e non per trasformarci in guardiani o controllori.

Come operatrici e operatori di base ci auspichiamo una presa di posizione ferma e netta degli enti gestori e dei/delle responsabili di struttura chiamati a discutere di questa “proposta”, considerando anche che molti e molte di loro hanno già espresso una posizione contraria alla Legge Minniti-Orlando e non si può ignorare che questo ultimo regolamento prefettizio vada esattamente nella stessa direzione politica e di gestione dei migranti.

Chiediamo quindi a tutti e a tutte – operatori e operatrici, responsabili, enti gestori, cittadine e cittadini, beneficiari e beneficiarie – di aderire a livello locale e nazionale a questa campagna di denuncia. Come portatori e portatrici di conoscenza e solidarietà, uniamoci e opponiamoci a questa legge razzista.

Lanciamo perciò un’assemblea pubblica autoconvocata di operatori e operatrici del sociale per martedì 6 giugno alle ore 19 presso l’Aut Aut 357 di via delle fontane 5.

– Pagina Facebook: Operatori X Genova