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Ancona – L’accoglienza dei rifugiati. Chi non sopravvive

Comunicato Ambasciata dei Diritti

Riceviamo e pubblichiamo:

Una grande ondata emotiva ha scosso l’Europa ed il mondo. Dopo essere stati raggiunti dalla foto del corpo del bimbo siriano morto sulle rive del mare, ovunque e giustamente si sta parlando di come accogliere i profughi. ‪#‎Ancona‬ ha una grande tradizione in termini di accoglienza poiché città portuale e quindi città attraversata dall’attraversamento migratorio. Purtroppo da qualche anno l’indifferenza sembra invece il sentimento predominante.

Lo scorso ottobre un ragazzo morì nel nostro ‪#‎porto‬, anche lui siriano di 23 anni.
Il suo nome era Khalil, nato in una città bellissima come Aleppo oramai ridotta a macerie dalla guerra. Khalil era uno studente e cercava di raggiungere l’Italia per poi ricongiungersi al fratello tutt’ora in Germania.
Le normative vigenti e l’assenza di un canale umanitario per chi scappa dalla guerra lo hanno obbligato a nascondersi dentro un camion, così è morto probabilmente asfissiato o per altre cause che non sapremo mai.

Morire a 23 anni dentro la stiva di una nave solo perché non si ha un pezzo di carta in tasca è mostruoso. Khalil infatti, per sperare in una vita dignitosa, ha dovuto affidarsi ad un trafficante di uomini. Come lui lo fanno tanti altri quotidianamente e diversi passano per il nostro porto. Si perché anche oggi al porto di Ancona si continua a riammettere i migranti in ‪#‎Grecia‬; al riguardo abbiamo raccolto tantissime testimonianze sia qui che a ‪#‎Patrasso‬. Della storia di Khalil come di altre, di cui non abbiamo foto shock, nessuno ne ha parlato, se non in un piccolo trafiletto apparso sul giornale nel
quale viene appellato come “il solito clandestino morto”.

Nessuno ha versato una lacrima una parola di conforto né per lui né per la sua famiglia. Pensiamo che una comunità come la nostra debba sapersi fermare in queste circostanze. Sono tantissime le responsabilità della sua morte: da chi ha causato la guerra in Siria, ai governi europei che non hanno avuto la capacità di porgere il proprio abbraccio a chi chiede aiuto.

Fortunatamente non tutto è perduto; tantissimi cittadini dal basso stanno dimostrando la loro solidarietà dall’Ungheria alla ‪#‎Germania‬ disobbedendo per primi a tutte quelle norme che sono evidentemente ingiuste e che obbligano famiglie intere a viaggi strazianti.

Possiamo fare qualcosa anche noi qui nella nostra piccola città, possiamo farlo partecipando per esempio venerdì 11 alla ‪#‎marciadelledonneedegliuominiscalzi‬ che partirà da Piazza Roma.
Possiamo farlo anche denunciando come la prefettura di Ancona abbia sostanzialmente annullato il servizio per i richiedenti asilo al porto (l’ufficio è stato chiuso e gli operatori vengo chiamati solo in caso di necessità), così come andrebbe chiesto sempre alla prefettura come mai la commissione per i richiedenti asilo agisca così lentamente e come mai ci sono così tanti dinieghi.

Qualcun altro dovrebbe iniziare a chiedere alla polizia di frontiera come mai nonostante ci siano state ripetute condanne della Corte Europea dei diritti dell’uomo, da Ancona si continua ancora a riammette i migranti sulla stessa nave con la quale sono arrivati.

Forse se si desse la possibilità ai migranti di avere il tempo necessario di alcuni giorni per raccontare la propria storia, ora Khalil sarebbe ancora vivo.
I tg di tutte le reti nazionali ed internazionali trasmettono immagini di risposte accoglienti ai profughi in Germania e Austria.

Anche qui da noi si può e si deve dare una risposta in tal senso perchè le persone arrivano da sempre e continueranno ad arrivare chiedendoci umanità e solidarietà.

‪#‎Welcomerefugees‬!

Ambasciata dei Diritti Marche