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Appunti da un viaggio in Grecia, luglio 2016: registrazione, diritto d’asilo e relocation

Di Marta Peradotto, Martina Tazzioli e Davide Carnemolla

Info generali

La situazione generale è estremamente critica. La metà dei migranti rimasti in Grecia dopo la chiusura dei confini deve ancora fare la pre-registrazione e verosimilmente tale procedura potrebbe durare ancora 6 mesi o anche un anno. Il governo greco sta cercando di “boicottare” il più possibile i centri informali sgomberandoli (come nel caso del Pireo dove nella sola mattina del 13 luglio sono state sgomberate in maniera violenta circa 500 persone con la polizia che ha tolto o strappato le tende dei migranti impedendo a molti di loro anche di recuperare gli oggetti personali).

Alcuni centri definiti governativi (come quello di Elliniko) sono luoghi assolutamente inadeguati con condizioni igieniche vergognose (cumuli di spazzatura, cibo putrefatto, 5 docce per 1500 migranti, tende attaccate le une alle altre, ecc…). Proprio ad Elliniko alcuni giorni fa in seguito ad una rissa un ragazzo afghano è morto. Diversi centri (come Skaramagkas e altri vicino Atene e Salonicco) sono situati in zone industriali con presenza di sostanze e acque tossiche. A Skaramagkas sono accampate circa 50 persone fuori dal centro governativo alcune in attesa di entrare (chi gestisce il centro dice che non ci sono posti anche se alcuni migranti ci hanno detto il contrario) o altri (come una giovane madre con la figlia) che non avendo ancora fatto la pre-registrazione non hanno accesso al campo ufficiale e possono solo entrare per prendere l’acqua.

In diversi dei centri che abbiamo visitato abbiamo notato una carenza di mediatori e interpreti e l’assenza (o la presenza molto parziale) di UNHCR e delle varie ong durante i weekend e gli orari non “di ufficio” (cioè dopo le 17).

In generale tutti i tempi sono molto lenti ed estenuanti e per qualsiasi procedura (pre-registrazione, registrazione, relocation, ricongiungimenti, richiesta di asilo, ecc…) passano mesi. Ad esempio anche chi ha tutti i documenti pronti per il ricongiungimento (come alcune famiglie siriane che abbiamo incontrato) deve aspettare almeno 4-5 mesi.
Non tutte le ONG danno i consigli giusti sull’esistenza delle varie possibilità, molti suggeriscono ai migranti di non chiedere relocation e ricongiungimento e quindi li spingono a chiedere asilo in Grecia.
Le informazioni fornite sembra siano poche e questa carenza di informazioni danneggia chi ha ancora meno possibilità e speranza (come afghani e pakistani).

Molti soggetti “vulnerabili” (bambini, anziani, donne in stato di gravidanza, persone con problemi a livello psichico e fisico) sono costretti a vivere nei campi formali o informali visto che gli appartamenti stanziati da UNHCR sono solo per chi usufruirà della relocation e sono comunque pochissimi. Inoltre ci hanno riferito che ci sono al momento circa 900 minori non accompagnati costretti a vivere nei campi.

Un aspetto poco “misurabile” ma abbastanza percepibile riguarda l’atteggiamento passivo e a volte complice di alcune ong presenti nei campi le quali sembrano assecondare le decisioni prese dalla polizia e/o non monitorare e denunciare violazioni dei diritti e carenza di servizi e supporto ai migranti.

Pre-registrazione e registrazione

La pre-registrazione per fissare il colloquio in commissione può essere cartacea (fatta a Katehaki o nei campi governativi) o via skypecall. Il metodo skypecall è stato introdotto per evitare la corruzione che si creava nelle file davanti all’ufficio a Katehaki. Prima la pratica era in mano alla questura poi, a causa del sistema di corruzione elevato, la gestione è passata al ministero.
Se si fa cartacea bisogna poi aspettare di essere chiamati (tramite sms) per l’appuntamento con la commissione e se non si viene chiamati entro un anno si può rinnovare la pre-registrazione che è un documento che ti permette di circolare in città ma che non ti da accesso a nessun servizio e non prevede altri diritti. MSF però ci ha detto che con la pre-registrazione si ha accesso alla sanità, all’assicurazione e al servizio sociale e al lavoro (ma non in proprio), tramite l’assegnazione di un “AMKA number”.
Ci è sembrato di capire che la questione della differenza di diritti e servizi tra chi ha fatto la pre-registrazione e chi ha fatto la registrazione resta comunque controversa e ancora poco definita.

Con la pre-registrazione non si è riconosciuti come richiedenti asilo.
Se si fa via skypecall, alla risposta danno già la data precisa dell’appuntamento in commissione ma il problema è che per riuscire a fare la skypecall si può aspettare anche fino ad ottobre perchè il servizio è attivo un’ora a settimana per ogni lingua parlata.
Se scade la preregistrazione prima di essere rinnovata si può essere fermati e portati in carcere.
Nel documento di preregistrazione se non c’è la data del colloquio in Katehaki, si fissa una data di scadenza del documento a un anno dalla data di arrivo in Grecia. Se invece si è compilato il “simil C3” si fissa come data di scadenza del documento di preregistrazione la data prevista per l’udienza in commissione.

Richiesta d’asilo
Sono aumentate le risposte positive alle richieste d’asilo (meno dinieghi che in Italia).

Relocation
Se si rientra nel meccanismo di relocation e in alcuni casi particolari all’interno del medesimo, si ha diritto a un appartamento finanziato da UNHCR ma al momento solo un numero ridottissimo di migranti ha accesso a questi appartamenti.
Vi è una promozione della relocation e non del ricongiungimento familiare la cui possibilità spesso non viene detta alle persone.
La priorità del governo greco è quella di portare le persone nei campi governativi.
Maghrebini e pakistani non hanno nessun diritto neanche all’assistenza legale in Grecia. Molti marocchini stanno scegliendo il rimpatrio volontario per fare il quale vengono dati loro 300 euro per pagare il biglietto.

Avvocati di Atene

Tutti (anche migranti marocchini, nigeriani ecc. ) possono fare richiesta di protezione internazionale anche se non a tutti viene data risposta affermativa.
Molti siriani aspettano in Turchia e non fanno passaggio in Grecia perché stanno aspettando per la relocation. I Paesi per la relocation attualmente sono Siria, Yemen, Eritrea e Repubblica Centrafricana (prima anche l’Iraq).
Prima degli accordi del 20 marzo i profughi si fermavano a lungo sulle isole.
In Grecia è il governo greco e non Frontex che si occupa a livello operativo di fare le deportazioni in Turchia.
Ora hanno fermato le deportazioni in seguito ad alcuni ricorsi contro queste deportazioni basati sul fatto che la Turchia non può essere considerato un Paese sicuro. Le deportazioni sono sospese da fine giugno/inizio luglio.
Rispetto alle deportazioni non ci sono state finora distinzioni in base alla nazionalità ma in base alla data (cioè il 20 marzo).

Prima erano gli avvocati a decidere per l’asilo e venivano scelti da alcune liste abbastanza aperte e numerose mentre ora la commissione è cambiata, al posto degli avvocati hanno chiamato i giudici a scegliere l’esito della domanda d’asilo e ciò gioca a favore del governo e non dei migranti visto che i giudici sono molto più conservatori e probabilmente anche meno competenti in materia. Ciò genera preoccupazione per la possibilità di un aumento dei rigetti e delle deportazioni e quindi anche per quanto riguarda i decreti di inammissibilità.

Tutte le persone, di qualunque nazionalità, che non vengono riconosciute come rifugiati possono essere deportate in Turchia. Prima i Siriani erano “privilegiati” e non potevano essere deportati, ora rischiano come tutti gli altri. Per decidere se deportarli o no tengono conto della situazione personale e incide se sono arrivati in Grecia prima o dopo il 20 marzo.
In ogni caso chi è arrivato dopo il 20 marzo non può chiedere la relocation e può al massimo chiedere asilo in Grecia o il ricongiungimento familiare.

Dal 1 luglio 2016 gli iracheni non sono più accettati come richiedenti asilo nel senso che se sono arrivati prima del 20 marzo e non hanno fatto domanda di asilo o di relocation entro il 30 giugno non possono più farla.
La Francia e l’Olanda sono molto rigide nell’accettare le domande di relocation per timore di attacchi terroristici, per questo spesso le ambasciate rifiutano le domande di relocation. Se però il primo paese richiesto per la relocation rifiuta, il richiedente asilo è automaticamente escluso dal sistema di relocation ed è costretto a rimanere in Grecia senza poter più chiedere un secondo paese (questo anche nel caso il secondo paese fosse disponibile ad accoglierlo) seguendo il principio in base al quale la relocation è “spendibile” in un solo Paese e quindi eliminato quello decade la possibilità stessa di usufruire della relocation.
Si stima che su 150 persone che chiedono relocation in Francia 50 sono rigettate dopo il colloquio presso l’ambasciata francese.

Colui che chiede la relocation e viene rifiutato deve chiedere asilo in Grecia iniziando da zero tutta la procedura.
Il governo greco mette a disposizione un appartamento solo per alcuni singoli casi molto particolari e solo a chi ha diritto alla relocation perché gli appartamenti sono tutti pieni al momento.
I nuclei famigliari stretti (marito, moglie, figli MINORI) possono fare domanda di ricongiungimento.
La pre-registrazione può essere rinnovata se non si è chiamati per l’incontro in Commissione entro un anno.
Nonostante l’assenza del Dublino III in Grecia, se un migrante che ha dato le impronte in Grecia viene fermato ad esempio in Bulgaria mentre cerca di andare in Germania, viene rimandato in Grecia. Questa decisione è presa con una sentenza in direttissima contro la quale si può fare ricorso ma si tratta di costi alti in termini economici e di tempo e non sempre è possibile.
Rispetto al Regolamento Dublino ed alle sentenze della CEDU sembra quindi che per alcuni Paesi (come quelli dell’Est Europa) la Grecia sia un “Paese sicuro” mentre altri Paesi (come quelli del Centro e Nord Europa) al momento non stanno deportando in Grecia i migranti Ora in Grecia le impronte vengono prese a tutti ma non sempre funziona il sistema EURODAC e quindi dal trasferimento dei dati non sempre risulta.

Medici Senza Frontiere ad Atene

MSF fa campagne di vaccinazione nei campi informali (leggi: la denuncia di MSF sul prezzo esorbitante del vaccino contro la polmonite, ndr):
OCG (Operation Center of Ginevra) è la missione specifica di MSF nel campo governativo di Elleniko e in quello spontaneo del Pireo.
Altri progetti e sezioni internazionali di MSF operano in altri campi anche governativi.

Attività mediche e di salute mentale.
Essendo questo l’unico compito riconosciuto a MSF, è per loro molto difficile avere prove evidenti delle violazioni continue dei diritti dei migranti nonostante le violazioni siano note ed evidenti.
Il 40% dei migranti ad Atene sono bambini.
Il ministro dell’immigrazione è responsabile del campo di Elleniko e MSF deve chiedere ogni volta il permesso per entrare e sapere quanti bambini ci sono al campo per far loro i vaccini.
Il 90% dei profughi di Elleniko sono afghani.
Chi sta sulle isole e nel nord della Grecia deve muoversi con il bus fino ad Atene per fare la pre-registrazione e una volta lì non hanno un posto dove stare e mangiare. A Moria sull’isola di Lesvos danno solo le impronte digitali alla polizia.
Con la pre-registrazione i profughi possono lavorare e avere accesso alla sanità ma non possono aprire business privati. Con la registrazione e l’asilo politico non possono viaggiare in altri paesi anche europei. Per visitare altri paesi devono chiedere un permesso temporaneo ma non possono andare all’estero per lavoro. Il documento di pre-registrazione è un documento grigio cartaceo pieghevole mentre il documento finale d’asilo è una targhetta magnetica.
La maggioranza dei rifugiati che chiedono asilo politico lo ottengono.
La protezione umanitaria invece vale 2 anni.
Con la pre-registrazione i rifugiati ottengono un “AMKA number” che da loro accesso al servizio sociale in Grecia, alla sanità, all’assicurazione sociale e tramite questo numero il governo può anche controllarli.
In Grecia vi sono tre possibilità: asilo in Grecia, relocation, ricongiungimento familiare.
Le criticità evidenziate da MSF sono l’assenza di mediatori culturali e i problemi mentali riportati a seguito dei traumi vissuti dai profughi soprattutto nel momento in cui prendono coscienza della loro situazione.
EKKA è responsabile di stabilire se i presunti minori lo siano o meno.

– 1. EASO Atene conferma che la relocation è sospesa per le persone arrivate dopo il 20 marzo 2016 e che la pre-registrazione riguarda coloro arrivati dal 1 gennaio 2015 al 20 marzo 2016 e si concluderà il 31 luglio. Dal primo luglio l’Iraq non rientra più tra le nazionalità “eligible for relocation” ma rientrano comunque nella relocation le persone pre-registrate entro il 1 luglio. 

– 2. Al momento sono stati pre-registrati 26.000 migranti in tutta la Grecia. Chi non rientra nella pre-registration (perchè arrivato dopo il 20 marzo) verrà inserito nella procedura regolare, ovvero domanda di asilo in Grecia senza possibilità di rientrare nella relocation.

– 3. Sia EASO che UNHCR confermano che i paesi membri possono rifiutare persone considerate eligible for relocation sulla base di “security reasons” relative all’ordine pubblico o alla sicurezza nazionale. La procedura prevede che i paesi non effettuino interviste con i singoli candidati (a differenza del resettlement), e che non ci sia discriminazione su base individuale. E tuttavia lo stato che accetta di ricollocare un determinato numero di richiedenti asilo può decidere di effettuare in maniera eccezionale interviste in base al principio di cui sopra (“security reasons”). Inoltre, ciascuno stato può indicare preferenze (ad esempio conoscenza della lingua inglese, o francese) ma non è su questa base che può effettuare una selezione su base individuale, piuttosto chiederà alla Grecia, come preferenza, di avere un gruppo di richiedenti asilo che rispondono a quel criterio.

– 4. Sulle isole non c’è pre-registration viene effettuata direttamente la registrazione, EASO presiede alla seduta e supporta le autorità greche nel decidere se la persona è ammissibile o meno. EASO dichiara che il principio del “paese terzo sicuro” viene giocato valutando caso per caso se il migrante in questione è in pericolo o meno facendo rientro in Turchia.

– 5. Deportazioni (da Lesvos e Chios) momentaneamente sospese, mentre aumento dei “rimpatri volontari” tramite l’OIM.

– 6. A Chios l’hotspot è adesso aperto, ovvero le persone sono libere di entrare e uscire durante la giornata, mentre a Lesvos solo coloro che sono sull’isola da almeno 25 giorni. Oltre all’hotspot, a Chios vi sono due campi che funzionano anch’essi da hotspot, come conferma UNHCR: Souda e Deretephe.

Leggi anche: La Grecia dei campi, l’Europa degli hotspot, di Martina Tazzioli pubblicato su Euronomande

Marta Peradotto, Carovane Migranti

Attivista di CarovaneMigranti, vive a Torino e insegna in una scuola primaria. Ha partecipato alla carovana #Overthefortress a Idomeni a marzo 2016 e ha visitato vari campi profughi governativi e spontanei ad Atene, Salonicco e sulle isole greche (Lesvos). In Italia ha avuto modo di conoscere e partecipare da indipendente ai presidi di Ventimiglia e Como.