Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Aquarius chiede ai governi europei di assegnare un luogo sicuro di sbarco dopo i soccorsi nel Mediterraneo

Photo credit: Guglielmo Mangiapane/SOS MEDITERRANEE

Mediterraneo Centrale, 12 agosto 2018 – In risposta alla crisi umanitaria in corso nel Mediterraneo centrale, venerdì la nave di ricerca e soccorso Aquarius, noleggiata da SOS MEDITERRANEE e gestita in collaborazione con Medici Senza Frontiere (MSF), ha tratto in salvo 141 persone. Entrambe le organizzazioni chiedono ora ai governi europei di assegnare un luogo sicuro di sbarco più vicino in conformità con il diritto marittimo internazionale, in modo che le persone salvate in mare possano essere sbarcate e la Aquarius possa urgentemente continuare a prestare la necessaria assistenza umanitaria.

Venerdì mattina, 10 agosto, la Aquarius ha salvato 25 persone trovate alla deriva su una piccola barca di legno senza motore a bordo. Si ritiene che siano rimaste in mare per circa 35 ore. Più tardi, nel corso della stessa giornata, la Aquarius ha avvistato una seconda barca di legno sovraffollata con 116 persone a bordo, compresi 67 minori non accompagnati. Oltre il 70% delle persone salvate proviene dalla Somalia e dall’Eritrea. Le condizioni di salute delle persone soccorse sono stabili al momento, ma molti sono estremamente deboli e denutriti. Molti riferiscono di essere stati detenuti in condizioni disumane in Libia

Durante entrambe le operazioni di salvataggio, la Aquarius ha informato delle attività tutte le autorità competenti, tra cui i Centri di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) di Italia, Malta e Tunisia, nonché il Centro di Coordinamento Congiunto di Soccorso libico (JRCC), il quale ha confermato di essere l’autorità di coordinamento dei soccorsi. Il JRCC libico ha informato la Aquarius che non avrebbe assegnato un luogo sicuro di sbarco e ha ordinato alla nave di richiederlo a un altro Centro di Coordinamento. Pertanto, Aquarius si sta ora dirigendo verso nord per richiedere il luogo sicuro di sbarco più vicino a un altro Centro di Coordinamento.

«In questo momento stiamo seguendo le istruzioni del Centro di Coordinamento Congiunto di Soccorso libico e contatteremo debitamente altri Centri di coordinamento per un posto sicuro dove sbarcare le persone soccorse che abbiamo a bordo», ha dichiarato Nick Romaniuk, coordinatore dei soccorsi per SOS MEDITERRANEE. «Ciò che è di massima importanza è che i superstiti siano portati senza ritardi in un luogo sicuro di sbarco, dove si possa rispondere ai loro bisogni di base e dove possano essere protetti dagli abusi

«I governi europei hanno fatto tutto il possibile per sostenere il JRCC libico, tuttavia gli eventi di venerdì mostrano che non hanno assolutamente la capacità di coordinare un salvataggio», ha dichiarato Aloys Vimard, coordinatore di MSF a bordo di Aquarius. «Un soccorso non è completo fino a quando non avviene lo sbarco in un luogo sicuro. Il Centro di Coordinamento dei Soccorsi Libico ci ha chiaramente detto che non ce lo avrebbe assegnato. Inoltre, non ha informato l’Aquarius delle imbarcazioni in pericolo di cui era a conoscenza, nonostante noi fossimo nelle vicinanze e avessimo offerto la nostra assistenza. Siamo stati fortunati ad aver avvistato noi stessi queste barche in pericolo».

Negli ultimi inquietanti sviluppi, le persone salvate a bordo hanno dichiarato ai nostri team di aver incrociato cinque diverse navi che non hanno offerto loro alcuna assistenza, prima di essere soccorse dall’Aquarius. «Sembra che sia a rischio il principio stesso di fornire assistenza alle persone in pericolo in mare. Le navi potrebbero non essere disposte a rispondere a coloro che sono in difficoltà a causa dell’alto rischio di rimanere bloccate e di vedersi negare un luogo sicuro di sbarco. Le politiche che mirano a impedire a tutti i costi alle persone di raggiungere l’Europa si traducono in maggiori sofferenze e anche in viaggi più rischiosi per persone che sono già molto vulnerabili», ha affermato Vimard.

MSF e SOS MEDITERRANEE rimangono estremamente preoccupate per le politiche europee che ostacolano l’assistenza umanitaria e che hanno avuto come esito un numero vertiginoso di morti in mare negli ultimi mesi. Aquarius è ora una delle uniche due navi di ricerca e soccorso umanitarie rimaste nel Mediterraneo Centrale.

La criminalizzazione e il blocco nei confronti delle organizzazioni umanitarie riflettono il problema più grande di un sistema di asilo europeo a pezzi e il fallimento degli stati membri dell’UE nel ricollocare i richiedenti asilo che arrivano in Europa.

SOS MEDITERRANEE e MSF chiedono nuovamente a tutti i governi europei e alle loro autorità competenti per il soccorso marittimo di riconoscere la gravità della crisi umanitaria nel Mediterraneo e garantire un rapido accesso al luogo di sbarco sicuro più vicino e di facilitare, piuttosto che impedire, l’assistenza umanitaria salvavita nel Mediterraneo centrale.