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Avellino – Montefusco, Said è irregolare e si autodenuncia: “Stanco di vivere senza diritti”

di Pasquale Manganiello, Irpinia news del 9 aprile 2015

Questa è la storia di Sahir Said, un ventiseienne marocchino da 8 anni residente a Montefusco.

La sua famiglia vive nel centro irpino; tutti i componenti hanno regolare permesso di soggiorno e si sono integrati nella comunità.
Integrazione nella società e nella comunità di Montefusco avvenuta perfettamente anche per il giovane Said, benvoluto da tutta la cittadinanza, parte integrante della gioventù locale con cui ha condiviso moltissime iniziative anche in ambito sociale.

C’è un però.

Il problema è nato con l’impossibilità per Said di rinnovare il permesso di soggiorno a causa di difficoltà riscontrate dallo stesso nel trovare un lavoro stabile.

Una condizione che, purtroppo, unisce il giovane magrebino a tanti, troppi suoi coetanei del Bel Paese ma che per Said stesso significa oggi soltanto una cosa: essere clandestino.

Nonostante numerosi tentativi, infatti, da qualche tempo Said non è riuscito a scongiurare il suo status di irregolare.

Di qui l’impossibilità di avere una vita normale, proprio come i suoi coetanei a Montefusco: niente lavoro, niente vita sociale come prima, impossibilità di inseguire la sua passione e di far parte della squadra di calcio locale.

Alla fine il progressivo distacco da un mondo di cui desiderava far parte.

Poi l’amara e solitaria scelta, avvenuta pochi giorni fa, a Pasquetta: quella di contattare i Carabinieri e di denunciare il suo status di irregolare.

Al momento Said si trova nel Centro di Accoglienza per richiedenti Asilo di Bari in attesa di conoscere il suo destino.

La normativa sull’immigrazione però parla chiaro.

Un lieto fine è ancora possibile: un avvocato che si occupa degli stranieri irregolari del Centro è al lavoro per scongiurare una rapida espulsione e per estendere la permanenza di Said in Italia affinché la sua vicenda possa conoscere esiti diversi da quelli mossi soltanto dalla disperazione di un ragazzo come tutti gli altri, dallo sconforto di un giovane rimasto solo.