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Fonte: bari.repubblica.it

Bari – Gestione centri immigrati, una gara pilotata

di Mara Chiarelli

Utili telefonate, partite da telefoni romani e arrivate a Bari, avrebbero pilotato l’assegnazione di appalti milionari in favore della lucana “Auxilium”, società del gruppo La Cascina, e presieduta da Pietro Chiorazzo. È il nuovo filone investigativo su cui è già all’opera la Procura di Bari e che promette di scuotere molti ambienti politici.

L’inchiesta, appena approdata al Palagiustizia di via Nazariantz è un troncone di quella madre, coordinata a Potenza dal sostituto procuratore Henry John Woodcock e svolta dalla Squadra Mobile. E sarebbero stati proprio gli investigatori lucani a portare a Bari i voluminosi faldoni, in tutto una ventina, nei quali sono raccolte ore e ore di intercettazioni telefoniche. Registrazioni di accordi e di pressioni, fatte da personaggi di calibro nazionale sui referenti locali, perché si chiudessero gli accordi in tempi rapidi.

Al centro delle indagini, inviate a Bari da Potenza, l’appalto per la gestione del Cara (il centro richiedenti asilo politico) di Palese, dove sono ospitati 944 clandestini. Ma non solo. Il centro è uno dei 44 individuati in Italia l’estate scorsa con un decreto governativo, come necessari per fronteggiare l’emergenza sbarchi e che, stando a quanto riportano gli atti delle indagini, sarebbero ormai diventati un vero e proprio business. Non a caso, a luglio 2008, la decisione del governo aprì un fronte di polemiche, incentrati soprattutto sulle modalità di gestione di questi centri. Il ministero dell’Interno, infatti, evidenziando lo stato d’emergenza, ha introdotto una corsia preferenziale per ridurre al massimo i tempi burocratici e i paletti fissati dalle gare d’appalto pubbliche. Tutti gli appalti vengono in tal modo affidati direttamente ai privati: si tratta di associazioni, società e cooperative, proprio come la Auxilium, che devono essere dotati di particolari requisiti e seguire le procedure.

Ma, come emerge dall’inchiesta lucana, in alcuni casi non sarebbero state rispettate nemmeno i parametri per l’acquisizione delle strutture. Sembra che, talvolta, sarebbero state persino prive dei certificati di idoneità. Al centro della maxinchiesta di Woodcock, c’è dunque un intrigo politico-affaristico, che avrebbe pilotato numerose gare d’appalto, e non solo relative al business immigrati.

In Basilicata, come è desumibile anche dalle intercettazioni, l’Auxilium avrebbe gestito con notevoli profitti anche interi pezzi della sanità pubblica, aggiudicandosene importanti fette. Ma dalle telefonate registrate dalla Squadra Mobile di Potenza, sul telefono di Pietro Chiorazzo e di suo fratello Angelo (vicepresidente della Cascina), sarebbero passati nomi molto importanti, nomi che contano nella spartizione di appalti milionari, in tutta Italia.

Si tratta, in sostanza, di un sistema che prevede a monte l’esistenza di legami forti, capaci di condizionare l’esito di gare. Ci sono poi gli accordi tra le stesse imprese partecipanti che, dividendoseli equamente, si aggiudicano grossi affari: succede, infatti, che nei bandi di gara si individuino particolari requisiti, posseduti solo da due o tre ditte in tutto il Paese. Grazie a intese prese in anticipo, può capitare che in un’occasione due di quelle ditte si ritirino lasciando campo libero alla terza. E così via, fino a soddisfare le “necessità” di tutte. L’inchiesta lucana, partita alcuni mesi fa, ha già prodotto numerosi stralci, inviati a Bari ma anche a Roma e a Perugia. La procura umbra, infatti, è per competenza incaricata delle indagini che riguardano magistrati romani. Un particolare inquietante che avvalora, se possibile, quanto finora emerso dalle intercettazioni. In una di queste, infatti, i fratelli Chiorazzo parlano di appalti milionari ed esprimono tutta la loro soddisfazione per come stanno andando le cose: «Ti volevo dire che domani ci pagano», dice uno all’altro, «La Prefettura ci paga tre milioni come minimo». E poi, ancora: «È stata una giornata importante, abbiamo vinto all’Università La Sapienza per i prossimi cinque anni un’altra volta, tutte le mense, e in più abbiamo vinto anche a Rieti. Poi abbiamo vinto anche a L’Aquila, per i prossimi quattro anni, a un prezzo superiore».
(10 marzo 2009)