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Bolzano: quelle mani invisibili sui migranti

Report e video a cura della nostra redazione

Mentre a Ventimiglia le mani in faccia ai migranti provocano indignazione e una valanga di commenti di umana solidarietà, in un altro confine, quello del Brennero, va in scena un copione che giornalmente si ripete da mesi.

Certo, la precisazione è d’obbligo: al Brennero i numeri attuali sono differenti, ieri i migranti presenti in stazione erano una quarantina. L’accoglienza nel tempo è diventata più organizzata e strutturata con 90 posti letto e servizi di assistenza sanitaria. Lì non c’è un presidente regionale, come invece accade in Liguria con Toti, che ingenuamente vorrebbe limitare l’arrivo dei migranti alla frontiera non allestendo dormitori e servizi igienici, aggravando così, per scopi di propaganda politica, una situazione di emergenza umanitaria.

La polizia italiana, coadiuvata da quella austrica e germanica, fino ad ora non ha usato sotto le telecamere le maniere forti, ma solo un pattugliamento asfissiante e capillare del territorio, con controlli a bordo di ogni treno che oltrepassa le Alpi. I migranti, anche se comprano un regolare biglietto, non passano e se qualcuno di loro riesce nell’impresa di aggirare il blocco, il viaggio per arrivare in Germania trova altri ostacoli: se vengono intercettati sono accompagnati al Brennero o, come sta avvenendo ultimamente, 80 km più a sud, a Bolzano.

Nel capoluogo altoatesino, la buona notizia è che l’accoglienza efficiente ed umana non manca. L’Associazione Volontarius coordina i servizi, i tanti volontari fanno il resto. Questi hanno attivato un gruppo facebook “’Solidarität mit Flüchtlingen – Südtirol’”, sono in duecento a turnarsi per dare un supporto costante. Sono la parte migliore della cittadinanza bolzanina, gli anticorpi sociali agli slogan razzisti e rabbiosi della Lega Nord e di CasaPound che hanno inscenato presidi e proteste raccogliendo pochi consensi.

Luca, un operatore dell’associazione ci dà qualche numero: i migranti presenti in stazione sono circa settanta, il flusso è ondivago e nei mesi scorsi ha toccato punte più alte. La chiusura delle frontiere crea un tappo difficile da aggirare, anche se i migranti non desistono. La maggior parte arriva con il treno da Roma, si fermano qualche giorno, comprano il biglietto dell’Eurocity per Monaco di Baviera – costo 70 euro – ed attendono sulla banchina il treno. Ci sono uomini, donne e bambini. Tra di loro qualche minorenne, parliamo con loro e ci raccontano della fatica di un viaggio infinito. Vogliono raggiungere il prima possibile la Germania per ricongiungersi con i propri familiari.

Pochi minuti prima dell’arrivo dell’EC austriaco della DB-ÖBB le forze dell’ordine si piazzano sulla banchina. Arriva il treno, si aprono le porte, la polizia fa filtro e blocca i migranti. I mediatori dell’associazione, riconoscibili dalla pettorina, cercano di spiegare la situazione ai migranti, li rincuorano nel tentativo di smorzare la tensione. La stessa scena si ripete 5 volte al giorno, ogni due ore.

Noi siamo qui a monitorare la situazione. Gli agenti si stizziscono perché facciamo delle domande e delle foto. Ci portano in ufficio della polizia ferroviaria, minacciano di farci un fermo in questura senza dirci il reato che avremmo commesso, alla fine controllano i documenti di una collaboratrice della redazione.

Lo scopo delle operazioni giornaliere di controllo e blocco appare chiaro anche se ufficialmente non è mai stato dichiarato. I numeri di migranti presenti in stazione sono in aumento e fanno capire che lo scopo è quello di costruire barriere sempre più invalicabili e di allargare la zona rossa di interdizione. La faccia del governo italiano qui è meno brutale rispetto alle maniere forti di Mentore al confine con la Francia, ma la medaglia è la stessa.

A Bolzano non ci sono mani guantate sui volti disperati di chi vuole superare un confine. Il controllo delle frontiere è un atto quotidiano di prevaricazione, silenzioso e sistematico, su migliaia di vite, che rischia di diventare una delle tante cose a cui ci si rassegna, ci si abitua. È in questi luoghi che le parole di Alfano e di Renzi suonano vuote, e che l’Europa dimostra di aver abdicato al rispetto dei diritti umani stipulati in chilometri di convenzioni.

Come fare a trovare quelle chiavi che sappiano aprire i lucchetti e liberare la spontaneità determinata di coloro che dalle frontiere stanno disobbedendo a leggi e ordinamenti ingiusti?

Redazione

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