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Bresso: la protesta dei migranti e dei solidali arriva in Prefettura

Umberto Bettarini, Bresso A Misura di...

Photo credit: People Before Borders

Dopo il video pubblicato da Il Fatto Quotidiano e la manifestazione del 12 novembre davanti ai cancelli del centro polifunzionale della Croce rossa di Bresso, non si ferma la protesta dei migranti e della rete People Before Borders. Giovedì 24, infatti, gli ospiti della struttura bressese insieme a centinaia di attivisti solidali si daranno appuntamento alle ore 17,00 in piazza Fontana per dare vita a un corteo per le vie di Milano che culminerà alle ore 18,30 con un presidio davanti alla Prefettura. Gli organizzatori chiedono di avere un incontro con le autorità, per porre l’accento sulle sempre più pesanti condizioni di vita all’interno dell’hub bressese e per avere finalmente una risposta sul perché la loro richiesta di entrare a visionare il centro di accoglienza, approvata a luglio dal Ministero, continui a essere ignorata dalla Prefettura.

Già da tempo, gli attivisti della rete People Before Borders sono impegnati sia in un percorso di solidarietà attiva nei confronti dei bisogni dei migranti che di raccolta delle loro rivendicazioni rispetto alla struttura che li ospita. Accanto all’attivazione di scuole di italiano e di sportelli per il sostegno legale dei richiedenti asilo, in questi giorni è stato pubblicato un dossier (.pdf) sulle condizioni di vita all’interno dell’hub bressese gestito dalla Croce Rossa.

Oltre alla totale inadeguatezza delle strutture, che appaiono inefficaci sia per via del sovraffollamento sia per l’ineguaglianza di trattamento con cui vengono ospitate le persone (i container arrivati nei mesi scorsi non hanno sostituito le tende, ma si sono aggiunti ad esse, con il conseguente rischio di generare delle tensioni interne con l’avvicinarsi dell’inverno), il dossier denuncia l’applicazione solo formale della convenzione con cui la Prefettura ha affidato la gestione dei migranti alla Croce Rossa. Secondo le testimonianze dei migranti, infatti, le risorse messe a disposizione dalla struttura appaiono del tutto inadeguate rispetto a ciò che concerne l’assistenza legale, il supporto linguistico, la mensa e gli atri servizi volti all’inclusione sociale dei richiedenti asilo. Infine, a essere sotto accusa è l’intero sistema di accoglienza, che si avvale di una struttura come quella di Bresso, che dovrebbe accogliere solo temporaneamente i migranti, per poi essere affidati a spazi più adatti, ma che invece diventa il luogo in cui molti richiedenti asilo vivono per lunghi mesi.

Dopo la grande iniziativa di solidarietà davanti alla caserma Montello, la città di Milano continua a mostrarsi aperta e attenta al tema dei migranti. Questa volta, però, non si tratta di una semplice iniziativa di solidarietà verso i richiedenti asilo, ma di una vera e propria vertenza collettiva. Da un lato, infatti, ci sono i migranti che rivendicano i propri diritti, dall’altra i tanti cittadini italiani, che chiedono condizioni umane e che l’utilizzo delle risorse pubbliche sia trasparente e orientato a una vera ed efficace accoglienza.

Come Bresso a Misura di, già da diverso tempo ci siamo occupati di questo tema, proprio perché riteniamo inaccettabile pensare che centinaia di persone vivano in una condizione così precaria a due passi da casa nostra. Ci riferiamo in particolar modo al progetto Be4Strangers per diffusione di informazioni sui servizi, e il progetto United4Sport, ideato insieme ad altre associazioni e in collaborazione con la stessa Croce Rossa attraverso il tavolo istituzionale della Consulta Migranti, che attraverso lo sport mira a contribuire a un processo di inserimento dei mitiganti nella società. Tutto questo, però, non basta.

Riteniamo, infatti, che strutture come l’hub di Bresso, al di là delle buone o cattive intenzioni dei sui gestori, non dovrebbero esistere in quanto sono in contrasto con il principio stesso dell’inclusione sociale dei migranti. Come si può dare vita a dei progetti di accoglienza realmente inclusivi quando i numeri di persone da ospitare sono centinaia? Come si può pensare di far partecipare alla vita attiva della città i migranti, quando questi vengono isolati in un parco?

Quello che la rete People Before Borders chiede, in fondo non è nient’altro che il rispetto sostanziale della convenzione, una nuova politica dell’accoglienza orientata all’inclusione sociale e una maggiore apertura della struttura alla città e ai suoi cittadini. Tutte buone ragioni per scendere in piazza il 24 e gridare a gran voce Apriti Bresso!