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C’è troppa accoglienza……

Dopo Alfano tocca a Renzi: "l'accoglienza indiscriminata favorisce il razzismo"

Le dichiarazioni del premier Renzi seguono quelle del Ministero dell’Interno Alfano: in Italia c’è troppa accoglienza, accoglienza indiscriminata.
Dalle pagine di questo sito non siamo soliti rincorrere le dichiarazioni dei politici. Quando affrontiamo un tema, cerchiamo di approfondirne gli aspetti reali, giuridici, gli effetti, il contesto.
Ma ci sembra doveroso soffermarci anche sulle dichiarazioni del Premier e del Ministero, non tanto per rispondere a loro, quanto perché nelle loro parole riconosciamo le corde di un discorso che si fa largo senza argini, non solo tra i politici che lo usano, ma anche e soprattutto nel corpo sociale. Un misto di competizione e livore, quella che comunemente viene definita “guerra tra poveri” e che evidentemente coinvolge milioni di persne perché le condizioni di povertà cinvolgono milioni di persone. Si tratta di un tema delicato e scottante. un nodo su cui si gioca non solo il destino dei migranti, ma molto probabilmente quello di noi tutti, in Italia ed in Europa.
La crisi è il contesto in cui questa “guerra” (ed il suo portato identitario e razzista) si sviluppa, milioni di persone colpite dalle politiche di austerity, sono certamente i potenziali soggetti pronti a schierarsi in questa guerra. Ed è evidente che facili semplificazioni ce vogliono dividere tra razzisti ed anti-razzisti, hanno poco a che vedere con la realtà.
Perché i temi della crisi e della precarietà di vita è oggi all’ordine del giorno. Una materiale condizione con cui deve fare i conti la qualsi totalità delle persone.
C’è però un nodo, una differenza, un principio cardine che vale la pena di approfondire. e’ quello che intorno ai nodi della crisi e del miglioramento delle condizioni econimiche, fatica ad uscire dal concetto di scarsità, dall’idea di una presunta mancanza di ricchezza che, proprio perché tale, impone scelte gerarchiche, separazioni, distinzioni, condizionamenti. E’ la scarsità che fa dire “prima gli italiani”, la stessa che fa apparire una ingiustizia l’elargizione di fondi nei confronti degli uni piuttosto che degli altri. Ed è, questo della scarsità, lo stesso princiipio che guida e motiva le scelte della governance, quella che si ostina a giocare con la coperta troppo corta senza mai andare al cuore del problema, quella che deve per forza di cose dividere tra garantiti e non garantiti (vedi art 18), tra meritevoli e fannulloni (privato pubblico), tra titolari di diritti e beneficiari di carità (ricchi e poveri).
E’ questa pre-condizione del discorso, che assume le risorse come scarse, che mai ha il coraggio di guardare dalla parte della finanza e dei grandi patrimoni, che impone le divisioni ed i condizionamenti. Forse, cercando di cogliere la sostanza ormai non più celata del problema, quella di una iniqua distribuzione della ricchezza ormai non più sopportabile, abbandonando il leitmotiv della scarsità, riusciremmo a guardare con meno lvore che vive qui in basso, a fianco a noi, per rivolgere lo sguardo un pò più su, lì dove si decide quanto e come deve essere distribuito.
Così, rimanandovi per una riflessione più attenta e seria sulla questione dell’accoglienza allo spaciale sul diritto d’asilo pubbliccato qualche giorno fa, vi proponiamo questo testo ironico e scherzoso, per cercare di alleggerire il peso di una insopportabile retorica che vorrebbe costringerci a ricercare un nemico anche lì dove noi ancora, senza dubbi, continuiamo a vedere una donna, un uomo, un bambino, in fuga dalle miserie di questo mondo.

“In Italia c’è troppa accoglienza”. Non c’è dubbio. Lo dicono il Ministro dell’Interno Alfano e ora anche il Presidente del consiglio Renzi. D’altronde sono i dati che parlano. Deve essere stata l’inchiesta svolta dal segretario della Lega Nord Salvini a rilevare questa sovrapproduzione di benvolenza. E quando i dati parlano, il Ministro ed il Presidente sanno ascoltare.
Ed effettivamente lo dicono decine e decine di dossier, di inchieste e di denunce: l’accoglienza in italia straborda e quindi il razzismo, quando c’è troppa accoglienza, dilaga. Anzi, a farlo dilagare, secondo il Presidente del Consiglio, è una accogleinza “indiscriminata”. con un pò di discriminazione in più, forse, sarebbe possibile arginare il razzismo.

E’ una storia che viene da lontano quella dell’accoglienza in Italia.
Lo sanno bene i migranti che generosamente furono sottoposti ad un trattamento medico-sanitario gratuito nel Cpsa di Lampedusa, quando un operatore, oltre alle operazioni di routine, senza badare a straordinari, regalò agli “ospiti” una bella rinfrescata di disinfestante, dopo averli fatti accuratamente spogliare nudi.

Oppure possono raccontare della sovrabbondante accoglienza italiana i superstiti della tragica strage del 3 ottobre. Loro, sopravvissuti a quel drammatico naufragio, videro i politici di ogni schieramento inchinarsi di fronte alle salme dei loro compagni di viaggioi. In quell’occasione l’Italia fu così magnanima da concedere alle autorità eritree, quelle del governo da cui fuggivano, di recarsi a Lampedusa per identificarli. Che pensiero di pace: gli agenti segreti di un dittatore che incontrano le vittime. L’Italia ci sà proprio fare. E dopo quelle drammatiche giornate, finalmente, a distanza di oltre un anno da quella dolorosa giornata, possiamo ritrovare i superstiti del 3 ottobre comodamente sistemati a Roma, nelle stanze degli stabili occupati che lo stesso governo vuole sgomberare, lì, a godere dei benefici dell’art 5 del Piano Casa che vieta l’allacciamento delle utenze o l’iscirzione anagrafica, a beneficiare insomam come tanti altri della ricca accoglienza italiana.

Che dire poi dei “profughi” siriani. Anche loro quanto ad accoglienza, hanno certamente un debito nei confronti dell’Italia. Alcuni, quelli imbarcati nel natante affondato l’11 ottobre 2013, ricordano quanto le autorità italiane abbiano insistito affinchè il loro segnale d’allarme, lanciato con un telefono satellitare dall’imbarcazione, fosse raccolto da Malta. E’ stato questo enorme impegno “telefonico” a tenere occupati i soccorritori italiani che non sono riusciti a recarsi in tempo sul posto, vedendo così tragicamente affondare circa 240 corpi tra cui moltissimi bambini.

Ed ancora, non potranno certo mancare i ringraziamenti di quei cittadini siriani che invece di provare la rotta del Canale di Sicilia, tentano di raggiungere l’IItalia attraverso i traghetti che dalla Gracia portano ai porti dell’Adriatico. Anche a Brindisi, Ancona e Venezia, l’Italia si prodiga perché vengano accolti al meglio. Lo fa garantendo loro un’altra fantastica crociera che li riporta in Grecia, dove potranno trovare protezione dalle squadracce di Alba Dorata in un confortevole campo di detenzione, in attesa che la loro richiesta d’asilo rientri in quell’ 1% di domande accolte, che caratterizza le commissioni elleniche. Proprio su uno di questi respingimenti verso la Grecia si è pronunciata la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo qualche settimana fa. La CEDU, che evidentemente non ha capito lo spirito generoso ed autentico del’accoglienza italiana, l’ha condannata insieme alla Grecia per aver sottoposto i migranti respinti a trattamenti inumani e degradanti.

Ma tanta è la gratitudine dei siriani che, come i migliori ospiti, non vogliono recare troppo disturbo. Certo, l’accoglienza in Italia fa gola. Ma per educazione, dopo pochi giorni, cercano di lasciare i centri italiani per recarsi in altri paesi. Non che all’estero si trovino meglio, intendiamoci. Vogliono solo che altri loro connazionali possano beneficiare dei comfort e della cura che solo l’accoglienza del bel Paese sa offrire.
E’ forse questo connaturato senso di ospitalià, la voglia di non far sentire i richiedenti asilo un peso, che ha portato il Ministero dell’Interno italiano, intorno alla metà di settembre, a diffondere una circolare in cui si chiedeva alla Polizia di insistere (mediante l’uso della forza) affinchè venisse portata a compimento la rilevazione delle impronte. E’ in questo modo che gli ospiti non avrebbero più potuto lasciare l’Italia per recarsi in altri paesi. E’ così che l’Italia avrebbe potuto offrire loro il meglio delle sue capacità di accoglienza. E la Polizia italiana, a cui sono affidate le procedure di identificazione, si è preoccupata con tale zelo di non lasciare che i richiedenti asilo siriani facessero complimenti, da chiuderli all’interno di stanze murate, anche lì dove era impossibile farlo, anche contro la legge, senza la pronuncia di un giudice, violando ogni normativa in materia di protezione internazionale e diritti umani. Ed ancora diversi cittadini siriani portano i segni di tanto affetto.

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E poi c’è la grande generosità dell’Italia che distribuisce ai “profughi” quasi 40 euro al giorno. Poco importa che di questi soldi i richiedenti asilo ne ricevano solo 2.50. Ciò che importa è che a loro viene dato proprio tutto. Non a tutti certo. Alcuni, molto pochi, sono costretti a fare corsi di italiano, a vivere in piccoli apaprtamenti, a cercare di inserirsi nel tessuto sociale. Altri invece, la maggior parte, possono però contare su confortevoli soggiorni in albergo, o in grandi strutture colelttive, con la possibilità di oziare senza imparare la lingua, senza dover pensare all’inserimento lavorativo, o a fare altre attività. E per garantire che il soggiorno sia lungo e rilassante, per non dare scadenze, l’Italia garantisce che i tempi di attesa per ricevere il permesso di soggiorno vadano oltre l’anno. Non male come prospettiva.

Sarà proprio questa sovrabbondanza di accoglienza che in Italia crea il razzismo.
Perché tanto impegno per richiedenti asilo e rifugiati stona evidentemente con la condizione di crisi che sta attanagliando milioni di persone. Se non ci fossero loro, se le risorse non venissero impiegate “tutte” per i migranti, allora sì che assisteremmo ad una vera e propria ripresa, con tanto di equa redistribuzione delle ricchezze.
Ma effettivamente, da quando sono state aperte le frontiere, come dimostrano i respingimenti ai porti dell’Adriatico verso la Grecia e le espulsioni collettive verso l’Egitto, gli italiani invece soffrono molto di più.

E’ proprio così. Ogni volta che i migranti muoiono in mare, nelle carceri libiche, o sotto i colpi di un fucile nel loro paese, quando non venivano stanziati i quaranta euro al giorno per gli enti che li ospitano, quando non vi erano sbarchi, quando cinque milioni di stranieri non versavano i loro contributi nelle casse dell’INPS italiana … allora si che la crisi non c’era…