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CIE – Ancora una rivolta a Gradisca d’Isonzo

La corrispondenza l'interno del CIE

Ancora una cortina di fumo si alza sul cielo sopra a Gradisca d’Isonzo. Materassi, vestiti, lenzuola sciugamani, tutto ciò che può bruciare brucia. E’ il risultato dell’ennesima rivolta scoppiata all’interno del Cie di Gradisca dove dopo l’ultima “deportazione” verso la Tunisia e l’Egitto (in particolare) sono ora detenuti circa un centinaio di migranti (senza ovviamente contare la parte riservata al Cara).

Abbiamo raggiunto uno dei protagonisti di questa rivolta che ci racconta come da giorni sia iniziata una protesta legata alle condizioni di vita a cui sono costretti i migranti “ospitati” a Gradisca.
Dopo le continue rivolte dell’estate appena trascorsa (e da questo punto di vista tutt’altro che conclusa) la situazione all’interno del centro si è notevolmente aggravata.
Agli “ospiti” è concessa poco più di un’ora d’aria al giorno (neppure il famoso campo di calcio costruito con l’intento di “umanizzare” il Cie è accessibile) e così dalla mattinata di lunedì, vista l’assenza di risposte da parte del Prefetto è iniziata l’ennesima sommossa.

E’ intorno alla serata che la tensione è arrivata al culmine, con l’intervento dei reparti anti-sommossa che accompagnati dagli operatori di Connecting People hanno messo fine alla protesta.

La corrispondenza dall’interno del CIE