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CIE di Gradisca – Il GIP di Gorizia: condizioni disumane

a cura dell'Avv. Giovanni Guarini

Apposto un ulteriore tassello, questa volta da parte di una Autorità Giudiziaria, idoneo a completare il quadro delle condizioni praticate nei confronti degli ospiti dell’ex Centro di Identificazione e di Espulsione di Gradisca di Isonzo, chiuso di fatto in data 6 novembre 2013 per ordine del Ministero dell’Interno.

Il G.i.p. presso il Tribunale di Gorizia con ordinanza dd 31 marzo 2014, nell’ambito del procedimento penale nel quale alcuni trattenuti del C.i.e di Gorizia sono accusati di danneggiamento ed altri reati maturati nel contesto delle rivolte dell’estate del 2013, definisce «alienanti» le condizioni di vita cui sono stati sopposti gli ospiti del C.i.e. di Gradisca di Isonzo e «disumano» il contesto di vita al quale erano costretti gli ospiti all’interno del C.i.e. (cfr. allegato).

L’Autorità Giudiziaria ha preso posizione in merito ad una situazione, quella del C.i.e. friulano, già denunciata da numerose associazioni e organi istituzionali.

Così, già un comunicato del Presidente della Camere Penali Avv. Valerio Spigarelli dd. 9 novembre 2012 concludeva: «dalle carceri ai Centri di identificazione ed espulsione. Per la prima volta, le Camere Penali varcano le porte di un CIE, quello di Gradisca d’Isonzo a Gorizia. Una delegazione dell’Unione Camere Penali Italiane, guidata dal Presidente Valerio Spigarelli, insieme agli Avvocati Annamaria Alborghetti e Antonella Calcaterra dell’Osservatorio Carceri UCPI e al Presidente della Camera Penale di Gorizia, Avv. Riccardo Cattarini, ha verificato le condizioni di vita di coloro che vi sono ospitati, le problematiche della struttura e le criticità. E’ un luogo di effettiva detenzione dove gli stranieri, in vista dell’espulsione, in attesa della sola identificazione, sono trattenuti anche per tempi fino a 18 mesi. E ciò in condizioni igieniche desolanti, ammassati anche in dieci nelle celle. I CIE sono luoghi, almeno in questo caso, peggiori delle carceri, dove le persone sono private della libertà e delle garanzie minime a tutela della dignità umana. Di fatto si tratta di una vera e propria detenzione amministrativa, peraltro proibita dal nostro ordinamento, che non gode di alcuna delle garanzie giurisdizionali previste dalla normativa penitenziaria. Roma, 9 novembre 2012»

In data 13 agosto 2013 il Presidente della Commissione diritti umani del Senato. Sen. Luigi Manconi, denunciava del C.i.e. di Gradisca, in occasione di una caduta dal tetto con ferimento di due trattenuti: «condizioni di vita disumane, abusi e violenze, confusione, e forse peggio, nella gestione amministrativa».

In pari data l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione evidenziava in un comunicato che: « l’art. 21 del DPR 394/199 e la Direttiva generale in materia di centri di permanenza temporanea ed assistenza del Ministero dell’interno sull’organizzazione dei CIE prevedono che gli stessi vadano concepiti e concretamente gestiti “in modo tale che gli stessi pur garantendo il non allontanamento degli stranieri, non comportino alcun ulteriore affievolimento dei diritti della persona trattenuta”. Diversamente, i trattenuti nel CIE di Gradisca si trovano da lunghissimo tempo in una condizione di totale privazione nell’accesso ad alcuni diritti fondamentali. Solo tra gli aspetti più evidenti si ricorda che :
– è vietato l’uso di cellulari;
– nel centro non è possibile svolgere nessuna attività ricreativa o di socializzazione, neanche all’aperto;
– non risulta possibile usare il piccolo campo da calcio da oltre un anno; la mensa, pure agibile, è chiusa;
– non è consentito neppure tenere libri e giornali;
– mancano le lenzuola.

I trattenuti non possono muoversi nel centro, sono limitati nelle stanze e possono accedere all’aperto a vere e proprie gabbie consistenti in uno piccolo spazio cementato, ricoperto da grate verso il cielo e da pareti di plexiglass sui quattro lati, luoghi che si arroventano senza pietà sotto il sole estivo.
In questa condizione di degradazione della dignità umana i trattenuti passano il loro tempo, spesso molti mesi, in una condizione di totale vuoto e spaesamento, con evidenti ripercussioni sulla loro salute psico-fisica.
Ampio risulta l’uso di psicofarmaci come già evidenziato nel rapporto di Medici per i diritti umani e in altri rapporti…» .

In data 5 novembre 2013, nella seduta n. 134 il Senatore Luigi Manconi proponeva una interrogazione dal seguente tenore testuale: «già nel settembre 2013 una delegazione della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato si era recata in visita al Centro di identificazione e di espulsione (CIE) di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), riscontrando numerose criticità, condizioni di vita disumane e tensione altissima; negli ultimi giorni nuovi disordini si sono verificati nel Centro. La notte tra il 30 e il 31 ottobre alcune persone trattenute sono salite sul tetto dell’edificio, mentre altri provocavano gravi danni alla struttura. Episodi che si sono ripetuti nelle notti successive, fino a quella tra il 2 e il 3 novembre; per disposizione del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno, il CIE di Gradisca d’Isonzo è stato oggi svuotato, con il trasferimento delle persone trattenute, e temporaneamente chiuso, come ripetutamente chiesto negli ultimi mesi anche da parte di parlamentari e amministratori di quel territorio; gli spazi inadatti e inagibili del CIE sarebbero viceversa utili all’ampliamento del limitrofo Centro di accoglienza per richiedenti asilo, bisognoso di posti e di spazi per una migliore gestione del centro e una più adeguata accoglienza per gli ospiti, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga che il CIE di Gradisca d’Isonzo debba essere chiuso definitivamente e che la struttura, una volta ristrutturata, possa essere utilizzata per ampliare il Centro di accoglienza per richiedenti asilo situato nei pressi»

Inoltre, la Risoluzione della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani in seno al Senato della Repubblica Italiana del 5 marzo 2014 concludeva che: «Il centro di Gradisca d’Isonzo e` stato svuotato al principio di novembre dopo mesi di rivolte e proteste da parte dei migranti che ne denunciavano le condizioni inumane di trattenimento»

Infine, una ultima e decisa presa di posizione dell’Unione delle Camere Penali, si legge in un comunicato del 27 marzo 2014: «Il 9 novembre 2012 uscimmo sconvolti dal CIE di Gradisca: in nessun carcere avevamo visto quella rabbia e quella disperazione repressa che c’era negli occhi di chi era chiuso lì dentro. Nessun diritto, nessuna garanzia, ma solo i soprusi di chi aveva in appalto la gestione degli ultimi. Ora il gip del Tribunale di Gorizia ha rinviato a giudizio 13 persone, tra loro i dirigenti della Connecting Poeple accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello stato e inadempienze di pubbliche forniture, il viceprefetto di Gorizia e il ragioniere capo della Prefettura accusati di falso materiale e ideologico. E il CIE é stato chiuso»

Da processi in corso ancora agli albori arriveranno probabilmente ulteriori risposte per documentare lo stato di una struttura dove le condizioni minime ed inderogabili di tutela dei diritti sono state per troppo tempo disattese.