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Calais: oltre ogni limite…

Calais Migrant Solidarity, 1 febbraio 2016

Foto: Léon Dubois

Nelle due scorse settimane lo Stato Francese ha lentamente ma con decisione espulso, sgomberato e livellato un’ampia zona dello Jungle Camp per creare un tratto di “terra di nessuno” tra l’autostrada che conduce al porto e i residenti del campo.

Tutto ciò si aggiunge al già tetro e militare paesaggio recintato con filo-spinato, alla presenza permanente della polizia ed alle nuvole di smog che si alzano dalle fattorie circostanti; i residenti della “Jungla” si trovano a vivere dietro tre metri di barriera fatta di sabbia e detriti, reminescenza delle trincee della I Guerra Mondiale.
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Ieri, approssimativamente verso le 13, c’è stato un tentativo di “dougar” o ingorgo in più punti, lungo la tangenziale del porto.
Un piccolo numero di furgoni è stato fermato, ma gli interessati sono stati rapidamente dispersi con granate stordenti, peperoncino spray e colpi di manganello.

Dopo aver ripristinato la viabilità, la polizia ha deciso di vendicarsi sulla popolazione del campo, scegliendo come vittime alcuni furgoncini preposti alla distribuzione volontaria di vestiti ad un grande gruppo di persone in fila appena oltre l’ingresso del campo. Enormi quantità di gas lacrimogeni sono state sparate direttamente contro queste persone, creando panico e rabbia generalizzati.
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A ciò hanno fatto seguito due ore di fuoco a raffica di gas CS e CR, di proiettili di plastica e granate assordanti per disperdere il gran numero di persone che si era radunato e stava tentando (in alcuni casi con successo) di tagliare la recinzione.
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Le persone hanno reagito e, a un certo punto, una pioggia di pietre è piovuta su un furgone CRS lasciando un poliziotto ferito. Alla fine, le persone sono state costrette a ritirarsi dalla parte opposta della “terra di nessuno” e nella “Jungla” per le ferite da taglio causate dai proiettili di gomma e gas. Con le persone in ritirata, la polizia è avanzata nella “terra di nessuno”, fino ai nuovi sbarramenti del campo surrogato de La Vie Active.
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Da questa nuova postazione, la polizia ha continuato a sparare indiscriminatamente verso il campo. Questa posizione ha permesso loro anche di sparare gas all’interno della “Jungla” più a fondo che in precedenza.

Ciò significa che non restano molti posti in cui potersi riparare dal gas nocivo – è stato riportato che alcune persone cominciano a sentire gli effetti degli attacchi di gas dall’area del Theatre Dome/family (approssimativamente 200-300 metri dalla principale concentrazione di polizia) e anche dal Chemin de Dunes. Degno di nota è anche il fatto che la polizia continua con la solita strategia di utilizzare sia i proiettili di gomma che il gas direttamente sulle persone e a distanza molto ravvicinata.
Oggi, ciò è testimoniato dal fatto che una persona si è rotta una mano a causa di un proiettile di gomma.

Fondamentalmente, lo stato si augura che la creazione di questa “terra di nessuno” possa far sì che la polizia monitori meglio le persone nei campi e riduca le incursioni sull’autostrada del porto.

Ma questo nuovo spazio rende le persone nella “Jungla di Calais” più vulnerabili, esposte e soggette ad essere attaccate indiscriminatamente dalla polizia tramite punizioni generalizzate attraverso attacchi con armi chimiche. Tuttavia, gli eventi dei giorni scorsi mostrano che l’accaduto non ha fatto perdere d’animo e che molti sono più determinati a combattere e indebolire il regime repressivo francese alla frontiera.

Il governo britannico e quello francese hanno già investito milioni in sofisticate e barbare tecnologie di controllo. Eppure le persone ci provano ancora ed ancora riescono ad attraversare le frontiere. Queste strategie di deterrenza non hanno mai fermato le persone prima e non lo faranno adesso. Causano soltanto sofferenza senza senso, morte e profitti per le forze di sicurezza.