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Cassazione: se mancano le prospettive di rimpatrio, il trattenimento nel CIE è illegittimo

Commento a cura di Lucia Gennari e Guido Savio, da ASGI.it

Lo ha affermato la Corte di Cassazione in relazione al caso di una donna apolide di fatto, residente in Italia da oltre 20 anni e madre di 5 figli, 4 dei quali minorenni,raggiunta da decreto di espulsione amministrativa e trattenuta nel C.I.E. di Roma.

Il Giudice di Pace in sede di convalida del trattenimento è tenuto a valutare i profili di manifesta illegittimità del provvedimento presupposto – il decreto di espulsione – (Cass.civ.sez. VI, ord. 5.6.2014, n. 12069, idem ord. 11.7.2014, n. 17407) ed a considerare altresì la sussistenza delle ragionevoli prospettive di rimpatrio dello straniero espulso (art. 15 par. 4 dir. 2008/115/CE), in assenza delle quali il trattenimento perde di legittimità.

Così si è espressa la Corte di Cassazione, VI sez. civ., nell’ordinanza 19201/2015 in relazione al caso di una donna apolide di fatto, residente in Italia da oltre 20 anni e madre di 5 figli, 4 dei quali minorenni, attinta da decreto di espulsione amministrativa e trattenuta nel C.I.E. di Roma. La donna viveva con la famiglia in una casa di proprietà del marito, regolarmente soggiornante in Italia.

La sua condizione di apolide di fatto, peraltro risultante dallo stesso verbale di identificazione allegato al decreto di espulsione, si poneva in evidente contrasto con la possibilità di effettuare concretamente il rimpatrio, ai sensi della citata direttiva. Tale circostanza, sollevata dal difensore della donna, non era stata in alcun modo considerata dal giudice di pace di Roma nel corso dell’udienza di convalida del trattenimento, per tale ragione la Suprema Corte ha deciso per la cassazione del provvedimento di convalida per difetto assoluto di motivazione in ordine a tale profilo.

Vai alla sentenza segnalata dall’Avv. Francesco Precenzano