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Chi sono i “rifugiati fantasma” del deserto della Giordania e come ci sono rimasti intrappolati?

BBC Mundo, 12 settembre 2016

Foto: Medici senza frontiere

Li chiamano “rifugiati fantasma”. Sono migliaia, intrappolati nella terra di nessuno dal lato siriano della frontiera con la Giordania, in un’area arida e remota che arriva a temperature di più di 50°.

I primi – svariate migliaia – arrivarono a Ruqban, al confine sud-est della Siria, nel Luglio del 2014. Fuggivano dall’avanzata dello Stato Islamico, soprattutto da Homs e Aleppo.
Ad oggi si stima che siano 70.000.

Il 7 Settembre, l’organizzazione Human Rights Watch ha pubblicato un’immagine satellitare della zona: alla sinistra si vede la vasta area di tende dove si sono stabiliti i rifugiati, nel centro, insieme alla recinzione che sigilla il confine, altri sette nuclei di persone intorno ad altrettanti punti di distribuzione d’acqua.
La zona nella quale si sono insediati viene denominata “The Berm” (terrapieno) , un promontorio nel bel mezzo del deserto.

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Non è un campo per rifugiati

The Berm” non è un campo profughi. Lì la situazione è molto più estrema rispetto ad un normale campo di rifugiati, dove le persone hanno a disposizione impianti, accesso ai pasti, acqua e assistenza sanitaria”, spiega alla BBC Mundo, Natalie Thurtle, responsabile del progetto di Medici senza Frontiere a “The Berm”.
Ma come sono rimaste “intrappolate” queste migliaia di rifugiati siriani in un luogo così remoto?

Il 21 Giugno, un attacco suicida contro un posto di blocco dell’esercito giordano vicino l’insediamento improvvisato provocò sette morti. Il sedicente Stato Islamico ha rivendicato l’attacco.
In quel frangente, il governo di Amman assicurò che quell’incidente era una “chiara prova” che elementi dello Stato Islamico si nascondono tra la gente che arriva alle frontiere del paese.

Frontiera chiusa

Abbiamo una posizione ferma nella nostra guerra contro il terrorismo e speriamo che il mondo capisca la nostra decisione sovrana e appoggi la Giordania”, disse, in quell’occasione, il Ministro dell’Informazione giordano Mohammad al-Momani alla BBC.
Dopo l’attacco, la Giordania chiuse e dichiarò zona militare le frontiere del nord e dell’est.

Da allora, l’accesso all’area è limitato e gli aiuti umanitari arrivano con il contagocce. E le condizioni delle migliaia di rifugiati dall’altro lato della frontiera sono iniziate a peggiorare.

Non potendo attraversare la frontiera o tornare indietro, la situazione in cui si trovano queste donne, uomini e bambini, peggiora ogni giorno di più. Hanno un urgente bisogno di assistenza sanitaria”, hanno dichiarato in un comunicato congiunto le agenzie d’aiuto umanitario delle Nazioni Unite agli inizi di Agosto.

Tra il 2 e il 4 dello stesso mese, le Nazioni Unite portarono viveri sufficienti per due mesi dall’altro lato della frontiera grazie a delle gru. I due mesi sono già passati e gli osservatori avvertono del crescente rischio di scarsità.

Le leggi internazionali indicano che chi fugge dalla guerra dovrebbe ricevere asilo e protezione. Tuttavia, le organizzazioni umanitarie non riescono a fare pressione per far sì che la Giordania riapra le frontiere. Non possono mettere in discussione il timore di quel paese per la sua sicurezza e si trovano in una situazione difficile. Mentre molti paesi occidentali si rifiutano di accogliere rifugiati, la Giordania ospita più di 650 mila siriani”, ha scritto la giornalista della BBC Yolande Knell, dopo aver visitato The Berm alla fine di Luglio.

Crisi umanitaria

Con i canali di comunicazione con l’esterno completamente tagliati, la situazione di questi “rifugiati fantasma” di Ruqban è drammatica.

Le immagini satellitari – uno degli strumenti che si utilizzano per cercare di monitorare l’evoluzione della crisi vista l’impossibilità di accedere all’area – mostrano che i punti di distribuzione d’acqua si trovano sul lato giordano, fuori dalla zona demilitarizzata, tra due promontori di sabbia.

Sembra che le famiglie siriane debbano caricare l’acqua dai punti di distribuzione fino alla zona demilitarizzata dove si trovano le loro tende”, scrive HRW in un comunicato pubblicato questo mercoledì.

Anche la situazione sanitaria è precaria

Là, le persone stanno ricevendo la metà dell’acqua che gli dovrebbero avere in una situazione d’emergenza come questa. Non c’è nessun accesso umanitario che provvede all’assistenza medica. Noi abbiamo offerto assistenza base per bambini e madri tra il 15 e il 20 di Maggio e il 21 Giugno. Da allora non hanno accesso a quei servizi. Crediamo che si possa essere qualche tipo di assistenza base molto limitata fra i rifugiati stessi che hanno formazione medica”, ha dichiarato Thurtle.

Quasi due mesi fa, Ali, uno dei rifugiati di The Berm, disse alla BBC: “Abbiamo solo bisogno di aiuto fino al momento in cui potremo tornare dai nostri popoli. Senza questo, il nostro futuro è buio.

Oggi, con la frontiera ancora chiusa, mettono in guardia le agenzie d’aiuto, la “crisi umanitaria” accampamento di Ruqban sembra solo peggiorare.

Chiediamo di poter raggiungere quella popolazione perché la situazione si sta deteriorando di giorno in giorno e la gente lì sta morendo“, conclude Thurtle.