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tratto da www.lettera22.it

Chiudere i CPTA: sono costosi e violano i diritti

di Tiziana Guerrisi

I centri di permanenza temporanea ed assistenza (Cpta) devono essere chiusi: sono costosi e violano i diritti umani. E’ quanto emerso ieri dalla presentazione, a Roma, del Libro Bianco redatto dal Gruppo di Lavoro sui Cpta in Italia, formato da un gruppo misto di parlamentari e membri della società civile tra cui Amnesty international, l’Associazione di studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), Medici del mondo (Mdm), i Missionari comboniani, il Teatro di Nascosto, le Missionarie della Consolata, il Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umani, il Consorzio italiano di solidarietà (Cis), Arci, Cgil, Advocats sans frontierès e la Rete antirazzista della Sicilia. Presenti i curatori del progetto, Nicoletta Dentico e Maurizio Gressi, la sottosegretaria alle politiche per la famiglia Maria Chiara Acciarini e i senatori Tana De Zulueta e Francesco Martone ispiratori del progetto.

I dati che emergono nel rapporto sono allarmanti. Secondo Dentico, la violazione dei diritti fondamentali è una realtà quotidiana all’interno dei centri: strutture costruite con fondi statali nelle quali a centinaia di persone sono negati ogni giorno diritti basilari, come quello alla salute o alla privacy. Diritti tutelati invece, dalla convenzione europea sui diritti umani e dalla dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto dei migranti e delle loro famiglie, firmata dal nostro paese, però mai ratificata. L’istituto della detenzione amministrativa solleva forti critiche: la sua attuazione è di competenza di prefetti e delle forze dell’ordine (che mantengono un’eccessiva discrezionalità), ed è regolamentata da leggi “speciali”. Secondo Dentico, infatti, “nei Cpta il diritto è così speciale che sembra non esserci più”. L’esistenza di una normativa straordinaria a cui sottoporre le persone migranti ha portato a conseguenze nefaste: una legge, approvata nel 2004, ha assegnato al Ministero dell’Interno la facoltà di “finanziare strutture in paesi terzi per scoraggiare l’immigrazione verso l’Italia”, dice Tana de Zulueta, vice presidente della commissione esteri della Camera.

Il Libro bianco raccoglie, inoltre, le testimonianze di più di trenta visite di parlamentari nelle varie strutture dislocate su tutto il territorio nazionale, in particolare nel Sud Italia. La questione dell’accesso ai centri è di primaria importanza, dal momento che solo ai parlamentari è permesso verificare come si vive dentro i Cpta: “ Alla società civile è negato il diritto alla trasparenza e l’ingresso nelle strutture. L’Unione europea, non a caso, ha espresso un’esplicita raccomandazione perchè i Cpta siano aperti alle organizzazioni non governative “, ricorda la senatrice. L’anomalia italiana è un argomento ormai noto a Bruxelles: “il centro di Lampedusa, per esempio, è un caso eclatante”. Il riferimento è alle espulsioni di massa, avvenute in due riprese tra settembre-ottobre 2004 e marzo 2005, che ha interessato più di mille persone. “E’ stato solo grazie al tempestivo appello delle organizzazioni locali che abbiamo potuto documentare il caso” prosegue de Zulueta che, insieme ad altri parlamentari presenti, ha portato il caso davanti alla Commissione per l’immigrazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e ha fatto ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo. A luglio 2005 un nutrito gruppo di parlamentari (29) ha presentato una denuncia contro ignoti per i fatti di Lampedusa e pochi mesi dopo l’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu è stato iscritto al registro degli indagati del tribunale dei ministri (il 3 luglio il caso è stato archiviato).

I Cpta inoltre, sono anche costosi e inefficaci. Il Libro bianco parla chiaro: le spese per la costruzione e la gestione delle strutture negli ultimi anni è cresciuta in modo esponenziale. Nel 2002 le spese ammontavano a circa 59 milioni di euro; nel 2004 hanno raggiunto 285 milioni di euro. I Cpta nascono come centri “temporanei” per assicurare l’effettività dei provvedimenti di espulsione, ma, come ha sottolineato la Naletto, tra il 1999 e il 2005 delle oltre 98 000 persone detenute, solo il 44, 42 % è stato espulso. Alla luce di quanto appurato i curatori del progetto sottoporranno il Libro bianco al governo, chiedendo un intervento tempestivo. Per cambiare le cose, sostiene il Senatore Martone, “le politiche di immigrazione devono tener conto che la società multiculturale è già una realtà. La mobilità è un diritto che non può più essere negato”.