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Comunicato stampa: studiosi di diritto contestano il sequestro da parte dell’Italia della nave di soccorso migranti Open arms

La dichiarazione di un gruppo di 29 professori europei di diritto internazionale

Photo credit: Proactiva Open Arms

Un gruppo di 29 studiosi europei di diritto internazionale oggi si appella all’Italia perché cessi la propria politica di promozione, direzione e implementazione dei rimpatri in Libia immediatamente, dopo che le autorità italiane hanno recentemente sequestrato la nave di soccorso “Open Arms” appartenente ad una ONG spagnola. Gli accademici chiedono anche all’Italia di smettere di perseguire penalmente gli attori che trasportano le persone salvate in mare in un posto sicuro.

La dichiarazione è un’iniziativa di Thomas Spijkerboer (Professore di diritto delle migrazioni, Vrije Universitet Amsterdam; visiting professor ‘Raoul Wallenberg’ di diritti umani e diritto umanitario, Lund University) e Martin Scheinin (Professore di diritto internazionale e diritti umani, Istituto Universitario Europeo, [email protected]), sostenuti da Yussef Al Tamimi (dottorando presso l’Istituto Universitario Europeo).

La dichiarazione è stata pubblicata oggi alle 1:30 CEST sul sito dell’Istituto Raoul Wallenberg per i diritti umani e il diritto umanitario, all’indirizzo http://rwi.lu.se/2018/03/italy-violation-international-law-lawyers-say.

***Testo della dichiarazione***

Le autorità italiane hanno disposto il sequestro della nave di soccorso ‘Open Arms‘ appartenente ad una ONG spagnola e hanno aperto i procedimenti giudiziari contro il coordinatore della ONG e il capitano della nave. La ‘Open Arms’ aveva rifiutato di consegnare alla guardia costiera libica 218 persone che aveva tratto in salvo in acque internazionali, mentre l’Italia sostiene che fosse obbligata a farlo sulla base del Codice di Condotta italiano per le ONG. Invece, la ‘Open Arms’ ha portato due delle persone soccorse a Malta (dove una madre e suo figlio sono stati ospedalizzati in condizioni critiche), e il resto in Italia. I membri della ONG dovranno affrontare un’accusa di partecipazione a tratta di esseri umani (Le Monde, 22 marzo 2018).

Secondo il diritto internazionale, i capitani hanno il dovere di assistere persone in difficoltà in mare, e di trasportarle in un posto sicuro. Il capitano della ‘Open Arms’ si è attenuto a questo dovere salvando 218 persone e in seguito rifiutandosi di consegnarle alla guardia costiera libica. Sulla base di fondate relazioni riguardanti i diritti umani, il capitano sapeva che consegnare queste persone alla guardia costiera libica avrebbe implicato il concreto rischio che esse fossero sottoposte a tortura, trattamento inumano o degradante, schiavitù o lavoro forzato, i quali costituiscono gravi violazioni dei diritti umani o addirittura crimini contro l’umanità. Libia non è un posto sicuro come richiesto dal diritto internazionale.

Al contrario, è l’Italia che sta agendo contro i principi del diritto internazionale:

Ordinare ai capitani dei vascelli impegnati nelle attività di ricerca e salvataggio (che siano essi ONG, guardia costiera o marina di paesi europei, o navi mercantili) di consegnare le persone soccorse alla guardia costiera libica mette tali persone a rischio di diventare vittime di gravi violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità. In conseguenza dell’azione delle proprie autorità, l’Italia è responsabile per le probabili perdite di vite umane che ne risulteranno.

Sequestrare un’imbarcazione dedita alle attività di ricerca e salvataggio riduce la capacità di effettuare tali operazioni, ed è ragionevole prevedere che ciò porti a ulteriori perdite di vite umane. Di nuovo, in conseguenza dell’azione delle proprie autorità, l’Italia è responsabile per tali perdite.

La crescente determinazione con cui l’Italia espone le persone a gravi violazioni dei diritti umani e a crimini contro l’umanità, e riduce le capacità di condurre operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, richiede azione immediata da parte della comunità internazionale. Noi invitiamo gli attori coinvolti a considerare e mettere in pratica le seguenti opzioni per dichiarare le violazioni del diritto internazionale commesse dall’Italia:

L’Italia deve cessare la propria politica di promozione, direzione ed implementazione dei rimpatri in Libia immediatamente, e deve cessare di perseguire penalmente gli attori che trasportano le persone soccorse in mare verso luoghi sicuri;

nel caso in cui l’Italia non intraprenda le azioni di cui sopra,

1. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dovrebbe immediatamente considerare le azioni dell’Italia come una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali; dovrebbe intimare all’Italia di cessare le proprie violazioni del diritto internazionale; e dovrebbe promuovere un approccio coordinato alle operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, che NON includa l’esposizione delle persone soccorse a gravi rischi di violazione dei diritti umani;
2. La Costa d’Avorio, la Guinea Equatoriale e l’Etiopia, essendo gli stati membri dell’Unione Africana che sono attualmente anche membri del Consiglio di Sicurezza, e i cui cittadini sono direttamente coinvolti nella violazione del diritto internazionale da parte dell’Italia, dovrebbero proporre una riunione immediata del Consiglio di Sicurezza per trattare il problema;
3. Il Procuratore della Corte Criminale Internazionale dovrebbe aprire motu proprio un’indagine nei confronti delle alte autorità italiane, concernente la loro complicità nei crimini contro l’umanità che sono commessi in Libia;
4. Ogni stato membro del Consiglio d’Europa dovrebbe considerare l’ipotesi di presentare un reclamo contro l’Italia presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Firmatari della dichiarazione:
Prof. Alberto Alemanno – professore ‘Jean Monnet’ di diritto dell’Unione Europea, HEC Parigi; Global Professor di diritto, NYU School of Law in Paris; direttore, The Good Lobby

Dr. Alexandre Skander Galand – ricercatore, IUE e Università di Oxford

Prof. Andreas Philippopoulos-Mihalopoulos – professore di diritto e teoria, Università di Westminster; Direttore del Laboratorio Westminster di Diritto e Teoria

Prof. Audrey Macklin – professoressa di diritti umani, Università di Toronto

Prof. Bill Bowring – professore di diritto, Birkbeck College, Università di Londra; avvocato presso la Field Court Chambers, Gray’s Inn

Prof. Ciaran Burke – professore di diritto internazionale, Università Friedrich Schiller di Jena

Dr. Daniel Ghezelbash – lettore anziano, Macquarie Law School

Prof. Deirdre Curtin – professoressa di diritto dell’Unione Europea e capodipartimento, Istituto Universitario Europeo

Prof. Elspeth Guild – professoressa ‘Jean Monnet’ ad personam, Queen Mary University of London e Radboud University Nijmegen

Prof. Francois Crépeau – professore ‘Oppenheimer’ di diritto internazionale, McGill University

Prof. Gregor Noll – professore di diritto internazionale, Lund University

Prof. Hemme Battjes – professore di diritto europeo dell’asilo, Vrije Universiteit Amsterdam

Prof. Iris Goldner Lang – professoressa ‘Jean Monnet’ di diritto dell’Unione Europea, Università di Zagabria; membro del Comitato UNESCO su libero movimento delle persone, migrazione e dialogo interculturale

Dr. Itamar Mann – lettore anziano, facoltà di legge, Università di Haifa

Prof. James Hathaway – professore ‘James E. e Sarah A. Degan’ di diritto dell’asilo e dei rifugiati, Università del Michigan

Prof. Janneke Gerards – professoressa di diritto dei diritti fondamentali, Università di Utrecht

Prof. Jenni Millbank – professoressa distinta di diritto, University of Technology Sydney

Prof. Marie-Benedicte Dembour – professoressa di diritto ed antropologia, Università di Brighton

Prof. Marina Aksenova – professoressa di diritto criminale internazionale e comparato, IE Law School Madrid

Prof. Martin Scheinin – professore di diritto internazionale e diritti umani, Istituto Universitario Europeo

Prof. Martti Koskenniemi – professore di diritto internazionale e direttore presso l’Istituto ‘Erik Castren’ di diritto internazionale e diritti umani, Università di Helsinki

Prof. Morten Kjaerum – Direttore dell’Istituto ‘Raoul Wallenberg’ di diritti umani e diritto umanitario

Prof. Nora Markard – professoressa junior di diritto pubblico, diritto internazionale e costituzionalismo globale, Università di Amburgo

Prof. Philippe De Bruycker – professore di diritto, Université Libre de Bruxelles

Prof. Thomas Gammeltoft-Hansen – professore associato di diritto, Aarhus University; direttore della ricerca presso l’Istituto ‘Raoul Wallenberg’ di diritti umani e diritto umanitario

Prof. Thomas Spijkerboer – professore di diritto delle migrazioni, Vrije Universiteit Amsterdam; visiting professor ‘Raoul Wallenberg’ di diritti umani e diritto umanitario, Lund University

Dr. Valentina Azarova – visiting academic, Manchester International Law Centre, Università di Manchester

Dr. Violeta Moreno-Lax – lettrice anziana e direttrice fondatrice, Immigration Law Programme, Queen Mary University of London; visiting professor, Collegio d’Europa

Prof. Wouter Werner – professore di diritto internazionale, Vrije Universiteit Amsterdam