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Con Aquarius ci dimentichiamo di Cap Anamur. Con Lifeline e Seefuchs ci dimentichiamo di Hirsi

Testimoni di un governo italiano dalla memoria corta

Il soccorso in mare è una norma di diritto consuetudinario. Non ci sono dubbi al rispetto, già che qualsiasi norma di diritto internazionale ribadisce inconfutabilmente il concetto. A quanto pare però, le ultime vicende con protagonista il neo insediato governo italiano hanno dimostrato come apparentemente finanche le norme più basilari di diritto internazionale siano alla mercé della volontà degli Stati-Nazione.

Sebbene ci sarebbero i margini per entrare in un discorso storico riguardo l’applicabilità del diritto internazionale, nel contesto italiano la questione dovrebbe essere risolta senza grossi problemi dopo la sentenza assolutoria nel caso Cap Anamur. Il processo, seguito ampiamente dalla redazione di Melting Pot, si pensava avesse segnato un antecedente importante rispetto alla supremazia delle norme di diritto internazionale, soprattutto con rispetto a respingimenti collettivi e al divieto di refoulement.

La sentenza aveva chiaramente stabilito la necessità di individuare un “porto sicuro” in cui operare lo sbarco delle persone salvate in mare; una prassi che ancora si confonde coi discorsi politici concentrati sul principio di “porto più vicino” stabilito da una normativa europea obsoleta, e superata tanto dalla giurisprudenza nazionale, quanto da quella dell’UE.
Sul concetto di “porto sicuro” ci sarebbe ancora molto da aggiungere, ma la sola idea che nel 2018, si ricorra allo sfruttamento dell’opinione pubblica per operare danni internazionali (lasciando, tra l’altro, più di 600 persone in balia del mare) ha tratti grotteschi di razzismo populista, che c’era francamente da aspettarsi vista la caratura degli individui apparsi ad occupare gli scranni istituzionali a Palazzo Chigi.

Per non parlare poi, delle recenti dichiarazioni riguardo alle navi Lifeline e Seefuchs, per le quali si paventano operazioni di respingimento in piena e flagrante violazione del diritto internazionale: anche qui ci stiamo dimenticando di un altro caso giurisprudenziale “storico”, la sentenza Hirsi, che non solo qualche anno fa è costata all’Italia l’indignazione internazionale, ma anche un’ingente ammenda per ogni migrante colpito dalle sciagurate decisioni della guardia costiera.

Il nuovo governo dunque (perché a chiudere i porti sono stati esponenti di entrambe le forze politiche di maggioranza, ricordiamolo) ha dimostrato in meno di un mese dall’insediamento, di non aver appreso veramente nulla dal passato.
Ma siamo davvero davanti ad un fronte populista che non risolverà alcuno dei nodi aperti sul tema migrazioni? Mi pare ovvio.
Se si va a rivedere, ad esempio, i registri presenza a Strasburgo, durante le fasi di rinegoziazione dell’Accordo Dublino, degli (ex) europarlamentari italiani che oggi gridano e twittano di essere di fronte all’”invasione migrante“, ci si accorgerebbe che non si sono mai fatti vedere.
Senza alcun dubbio siamo di fronte ad un sistema che va cambiato: ne siamo consapevoli, in tanti e da troppi anni. Ma quello che sta facendo il governo non ha nulla a che vedere con una volontà di cambiamento: stanno giocando una partita sulla pelle dei migranti, mettendo a repentaglio la vita di persone.

In una intervista a Repubblica, il professor Fulvio Vassallo Paleologo spiega molto bene quali sono le gravi violazioni dei diritti umani in casi di respingimento in mare. Siamo di fronte a una “macroscopica violazione dell’art. 19 del TU sull’immigrazione“, e di molte altre norme internazionali.
Oltretutto, il professore fa chiarezza anche su un argomento spinoso, ma in questo caso estremamente semplice da risolvere: le persone sono entrate in contatto con motovedette della Capitaneria Italiana: sono – di fatto – già in territorio italiano!
L’attracco della nave umanitaria a Valencia perciò non è una vittoria di Salvini, ma è solo un atto circoscritto di generosità di un altro paese europeo; se il governo crede che ad ogni capriccio ci sarà una risposta internazionale, penso che non ci vorrà troppo tempo prima di ricevere dei “no”.

Di fronte ad episodi simili, o che riguardano più in generale il rispetto dei diritti umani, l’Italia si troverà di fronte ad altre probabili sanzioni: la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha ribadito in diverse occasioni i principi sopraesposti: non solo per quanto riguarda il soccorso in mare, ma anche su temi più delicati, riguardanti, per esempio, la giurisdizione in alto mare, il riconoscimento della definizione di un porto sicuro, la modalità e luoghi per operare un’identificazione; e altre questioni, apparentemente ignorate dall’attuale governo.
Tutto ciò pone il governo del cambiamento fuori dalla legalità internazionale.

Perché è facile urlare e parlare per slogan, ricorrere a soluzioni di comodo o misure semplicistiche non adatte a scalfire minimamente il nocciolo delle problematicità in campo. Si ricevono gli applausi ed i like di una parte dell’opinione pubblica, si racimola magari qualche nuovo consenso, ma la realtà è che si usa questo show populista per mascherare l’inettitudine di fronte ad una questione strutturale, che invece abbisogna di tanto lavoro, buona politica, contrattazione a livello europeo.
Ci aspetterà una lunga, lunga estate.