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Con coraggio e cuore intorno all’Isola di Lesbos

Andreas Ryll, BordReporter.com - 2 novembre 2016

Ho parlato con lui prima della sua partenza.

Qualsiasi persona in pericolo in mare deve essere soccorsa” sono le prime parole che ha pronunciato, ma chi è questo ragazzo e cosa lo ha spinto a questa azione coraggiosa.

Mi chiamo Andronikos, ho 15 anni e sono greco. Attualmente vivo in Germania perché studio nel collegio internazionale di Landheim Schondorf in Baviera. La famiglia di mio padre appartiene all’isola di Lesbos da molte generazioni mentre la famiglia di mia madre è emigrata dall’Asia Minore a Lesbos 1922.

Com’è nato il tuo rapporto con la Germania?

Mia madre ha studiato farmacologia a Francoforte ed in quel periodo le mie due sorelle maggiori, Melina e Janina, hanno frequentato la scuola elementare in Germania. Al rientro hanno frequentato la Scuola Tedesca ad Atene. In seguito sono tornate in Germania per motivi di studi universitari ed oggi vivono e lavorano in Germania. Anch’io ho frequentato la Scuola Tedesca di Atene fino al quinto anno delle elementari e dopo – come ho già detto – sono andato in una scuola media in Germania.

Perché hai scelto di frequentare un collegio in Germania?

Questa scelta è stata motivata dalla crisi economica che attanaglia il mio paese e che ha colpito molti greci compresa la mia famiglia. Però io mi ritengo un ragazzo fortunato perché ho avuto la grande opportunità, grazie alla Scuola Tedesca di Atene, di ottenere una borsa di studi per frequentare la scuola media Schloss Salem e successivamente il ginnasio del collegio Landheim Schondorf.

Mia madre ha sempre desiderato che studiassi la lingua tedesca e per questo motivo un giorno visitai un campo estivo dell’istituto Goethe e trovai quest’esperienza molto “cool”. Quindi pensai, ma perché no … in fondo un collegio è come un campo estivo prolungato per tutto l’anno scolastico.

Come ha affrontato la tua famiglia questa scelta?

All’inizio è stato difficile per la mia famiglia affrontare il distacco. Vorrei anche aggiungere che è molto raro che un ragazzo greco così giovane lasci la casa dei genitori per studiare all’estero. La mia famiglia, però, non rimpiange questa decisione anche perché il mio percorso scolastico e personale procede in maniera positiva.

Sei il più giovane sostenitore dell’organizzazione “Jugend Rettet” e stai per compiere un’azione così audace e simbolica… Circumnavigare la tua Lesbos allo scopo di raccogliere fondi e portare alla luce il dramma dei migranti del mare. Che cosa ti ha spinto ad affrontare questo viaggio e come è nata l’idea di questa missione?

In realtà non ho programmato nulla. L’anno scorso ho trascorso le mie vacanze estive a Lesbos e subito mi sono reso conto di cosa stava succedendo a livello sociale. Così ho deciso di girare un cortometraggio per mostrare la reale situazione dell’isola. Al mio ritorno in Germania, l’ex direttore della scuola media di Salem, il signor Häusler, mi ha messo in contatto con Jugend Rettet.

… e poi, cosa è successo?

Mi hanno invitato a Malta per conoscere e sostenere l’attività dell’organizzazione. Mi è sembrata una buona occasione ma poiché sono minorenne non ho potuto imbarcarmi sulla loro nave “Iuventa”. Quindi ho cominciato a pensare su come avrei potuto aiutarli e mi è venuto l’idea della circumnavigazione dell’Isola di Lesbos in barca a vela.

Quando hai iniziato con la vela?

In verità pratico lo sport velico dall’età di sei anni ed ho iniziato con l’Optimist. Sono stato parte della squadra dell’associazione velica di Olympiakos Pireo. Fino a tre anni fa ho partecipato anche a regate e competizioni nazionali ed internazionali. Teoricamente avrei anche l’esperienza per veleggiare con una barca più grande ma il mio peso corporeo di 40 chili, attualmente, mi permette solo di usare un dinghy, com l’Optimist.

Quindi per questa circumnavigazione userai un Optimist, un piccolo monoscafo di 2,30 metri di lunghezza e 1,13 metri di larghezza. Qual’ è la lunghezza della rotta?

Con il mio Optimist affronterò un percorso di circa 200 miglia nautiche che sono circa 320 chilometri. Se tutto procede come pianificato, dovrei impegnare 10 giorni per la circumnavigazione, ovviamente considerando le condizioni meteorologiche e di vento.

In questi 10 giorni ti fermerai in luoghi diversi e cosa è previsto durante queste soste?

Vorrei concentrarmi sui luoghi dove i rifugiati sono annegati. Durante le soste mi fermerò nelle località che ospitano profughi e rifugiati per poter raccogliere le loro testimonianze ed insieme organizzeremo anche delle attività per rafforzare il senso di comunità. Inoltre incontrerò gli abitanti delle varie località e parleremo dell’attuale situazione. Ho anche intenzione di fermarmi due giorni in un campo profughi e rimanere lì con la mia tenda. Mi accompagnerà un cameraman e così potrò mostrare ciò che ho visto durante il mio viaggio.

Quali località fanno parte delle tue soste durante la circumnavigazione?

Partiremo da Molyvos nel nord di Lesbos. Sono previste soste a Sigri, Scanja, Plomari. Tutte le altre località della circumnavigazione sono ancora da decidere. Questa scelta dipenderà anche dalle condizioni meteorologiche.

Chi ti sostiene sul posto?

Ho il sostegno da parte del club di vela “Alternative Sailing” di Molyvos, guidato dallo skipper George Malakos e dell’insegnante di vela Niko Parindas che mi accompagna in questo viaggio. Con loro ho preparato questa circumnavigazione. Naturalmente in questo viaggio mia madre mi accompagnerà da terra.

Come si può seguire la tua circumnavigazione?

Attraverso il sito web e la pagina Facebook di Jugend Rettet sulla quale è anche possibile fare una donazione per sostenerci. Ho anche un account di Facebook su cui per il momento non ho ancora postato nulla ma che ospiterà certamente delle immagini del mio viaggio.

Com’è nato il tuo rapporto con il mare?

Sono cresciuto al mare e mia madre mi ha sempre invogliato a prendere lezioni di vela. Come già accennato, la famiglia di mia madre fuggì dalla Costa Egea dell’Asia Minore verso Lesbos (*). La sua famiglia possedeva delle barche ma quando sono fuggiti hanno dovuto lasciare tutto alle spalle. A Lesbos hanno trovato rifugio ed hanno ricominciato da zero lavorando anche per mare. I racconti di quel periodo della mia famiglia mi hanno sempre molto impressionato ed ispirato. Quando sono in mare, quando sto veleggiando mi sento molto bene.

(* Nota della redazione) La Guerra greco-turca – altrimenti chiamata Campagna greca della Guerra d’Indipendenza turca – fu conflitto combattutosi tra maggio 1919 e ottobre 1922 tra la il Regno della Grecia e la neonata repubblica di Turchia di Mustafa Kemal Atatürk. Negli anni tra 1914-1923 ci fu un’ondata di persecuzione della popolazione greca nell’Impero Ottomano. Durante la prima guerra mondiale e gli anni successivi, il governo dell’Impero Ottomano ha causato l’uccisione di numerosi abitanti greci della penisola dell’Asia Minore.

Oggi ti definiresti più un velista appassionato oppure sportivo?

Ho iniziato come velista sportivo ma negli ultimi tre anni sono più un velista di deriva. A Salem sul Lago di Costanza dove ho frequentato i primi anni scolastici in Germania, facevo parte di un team ma è grazie alla scuola di vela “Alternative Sailing” a Molyvos che ho riscoperto la gioia di andare in barca a vela per mare, imparando – prima di tutto – molte cose nuove.

Secondo te come può impegnarsi la tua generazione?

Tutti possono contribuire in modo personale. Certo, non tutti devono circumnavigare un’isola, ma ognuno ha un’attitudine personale e quindi è in grado di dimostrare che si può sostenere un’organizzazione, come ad esempio, Jugend Rettet. Inoltre, si possono anche raccogliere fondi e motivare i propri genitori a donare. Anche le scuole possono contribuire al cambiamento in questo senso.
La mia scuola appartiene alla rete internazionale Round Square ed il 13 ottobre 2016 mi ha nominato nuovo presidente del collegio degli alunni della nostra scuola e insieme abbiamo deciso che nella nostra scuola, i bambini provenienti dalle comunità dei rifugiati avranno la possibilità, oltre alle attività sportive, di accedere ai gruppi di lavoro di arte e cultura. Credo che questo sia un buon modo per unire le comunità e contribuire all’integrazione.

Come è trattata la questione della “crisi dei profughi” nella tua scuola?

Credo che oggi tutti conoscano l’argomento dal momento che quasi tutti nella mia generazione hanno un telefono cellulare o possiedono una connessione ad internet. Quindi direi che tutti possono essere adeguatamente informati sull’attualità. Penso che ci siano due possibilità: o resti indifferente o dai vita a delle vere azioni. Io ho sentito il bisogno di agire.

Che cosa significa l’avventura per te?

Deve essere qualcosa di straordinario. Non qualcosa come ad esempio giocare a calcio che posso fare tutti i giorni, e dovrebbe anche essere qualcosa – direi – che includa il pericolo.

Che progetti hai per il tuo futuro?

Ho molte idee in testa. Potrei immaginare di diventare un avvocato. Ma dall’età di sei anni sono molto interessato anche al teatro ed alla recitazione.

E cosa ne sarà dello sport velico…

… ovviamente continuerò anche con la vela. Recentemente il sindaco di Lesbo mi ha proposto di aiutarlo nell’organizzazione di una regata internazionale per giovani velisti. Questa sarebbe una bellissima opportunità per fare arrivare a Lesbos giovani da tutto il mondo.

Ecco ora vorrei farti delle domande che sono state pensate dagli allievi della seconda media E della scuola statale “Principe Piemonte” di Roma

Dove hai trovato la forza di volontà per esporti a questi rischi?

Io non mi sento in pericolo al contrario ho un forte desiderio di sostenere Jugend Rettet nella sua missione di salvataggio e fare in modo che la gente doni di più per sostenere le sue missioni. La missione di salvare vite umane mi sembra così umanamente logica. Ogni uomo in mare che si trovi in difficoltà deve essere salvato. Se si considera quale rischio le persone affrontano durante la loro fuga attraverso il Mediterraneo io mi sento un ragazzo davvero fortunato e sostenuto. Inoltre per questioni di sicurezza mi seguirà un gommone in modo che non accada niente.

Ti rende felice quello che stai per fare?

Certo … prima di tutto, mi piace l’avventura e poi ho la sensazione che così facendo posso dare il mio contributo per aiutare le persone che scappano da zone di guerra nei loro paesi e che spesso sono in fuga da molti mesi.

Stai comunque affrontando un grande pericolo. Non sei preoccupato che la gente veda solo il tuo coraggio e non il vero motivo di questa azione?

In verità non ci sto pensando perché m’impegno in questa azione perché voglio ottenere più attenzione per Jugend Rettet in modo che ci siano le donazioni necessarie per portare avanti la missione con successo e non m’importa di mettere il mio coraggio in primo piano.

Andronikos, grazie per l’intervista anche a nome degli alunni della 2E della Scuola Media Statale “Principe Piemonte” di Roma. Ti auguriamo che la tua missione “vada in porto” e Buon Vento! Bordreporter.com ti seguirà durante tutta la tua circumnavigazione dell’isola di Lesbo.

Links utili:
Landheim Schondorf
Schule Schloss Salem
Alternative Sailing
Round Square
Schule Principe di Piemonte Rom