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Da Colonia a Venezia: la Carta di Lampedusa come teoria e azione antirazzista e antifascista

di Davide Carnemolla

La Carta di Lampedusa si fonda sul riconoscimento che tutte/i in quanto esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza comune debba essere rispettata. Le differenze devono essere considerate una ricchezza e una fonte di nuove possibilità e mai strumentalizzate per costruire delle barriere.

Questa frase estratta dal Preambolo alla Carta di Lampedusa riassume già da sola, nella sua straordinaria semplicità e determinatezza, il senso di questo percorso che ha vissuto a Lampedusa la definizione della Carta come testo e la nascita della Carta come azione.

E proprio sabato i principi della Carta hanno accompagnato lo straordinario happening antifascista e antirazzista che si è svolto a Venezia in Campo San Geremia. Centri sociali, associazioni, e tantissime altre persone si sono incontrate per dire in maniera chiara e inequivocabile “No al razzismo ed al fascismo” in risposta all’annunciata manifestazione di Forza Nuova e di altri gruppi neofascisti a Venezia (poi vietata dalla Questura). Un pomeriggio in cui tutti/e erano uniti nel dire a Venezua e al mondo che non c’è nessuno spazio per il razzismo, l’omofobia, il sessismo e ogni forma di discriminazione. Erano presenti anche i migranti della scuola di italiano Liberalaparola (tra cui alcuni di Via del Gaggian) e gli/le attivisti/e di Razzismo Stop Venezia che, così come in altre città d’Italia, stanno dando corpo alla Carta dopo il meeting di Lampedusa con inchieste e altre iniziative.

Le parole della Carta e di chi ha contribuito a scriverla diventano dunque pratiche, lotte, uniscono persone e gruppi e tutto questo è riconosciuto e valorizzato in Italia e in Europa.
Ne è un chiaro esempio anche la partecipazione della Carta di Lampedusa all’evento organizzato della German Federal Agency for Civic Education (bpb) a Colonia il 17 e 18 marzo, una conferenza internazionale dal titolo “Right turn for Europe?” avente come tema la preoccupante ascesa di movimenti e partiti di estrema destra in Europa.Tra gli interventi citiamo uno studio interessante sul “Group-focused Enmity” dell’Università di Bielefeld e l’intervento di un rappresentante del gruppo di lavoro nazionale per i diritti dei richiedenti asilo chiamato Pro Asyl che ha denunciato durante il convegno la pratica dei respingimenti dei migranti verso la Grecia.

Su proposta di Judith Gleitze di Borderline Europe e del Forum Antirazzista di Palermo è stato rivolto al Progetto Melting Pot l’invito a presentare la Carta di Lampedusa come modello di antirazzismo e antifascismo. Nonostante il carattere istituzionale e accademico dell’evento – tra gli ospiti c’erano molti docenti universitari e alcuni rappresentanti delle istituzioni dell’UE – è stato dedicato uno spazio anche ai movimenti e alle realtà che in Europa lottano contro l’estrema destra, il razzismo e tutte le forme di discriminazione.

E la Carta di Lampedusa c’era. Abbiamo spiegato perchè è nata, come è stata scritta, com’è strutturata e come si concretizzerà nelle azioni e nelle iniziative di tutte le realtà che l’hanno costruita e sottoscritta. Poi alcuni esempi concreti di quello contro cui ci battiamo: tutti i centri di detenzione, il Regolamento Dublino, i respingimenti interni ed esterni all’UE. Questo per ricordare che c’è un’Unione Europea che chiude sempre più i propri confini e che discrimina quotidianamente dentro e fuori la propria “fortezza”. Sempre in Germania ricordiamo proprio in questi giorni le lotte dei migranti contro il famigerato Regolamento Dublino che viola palesemente i loro diritti e la loro libertà.

La Carta di Lampedusa, quindi, come un fondamentale antidoto contro le discriminazioni e contro il becero razzismo, neofascismo e neonazismo che sta dilagando in Europa. Ma anche contro quel razzismo “strisciante” sempre più diffuso e tollerato dalle istituzioni e anche da molti cittadini (ed elettori) bombardati da pregiudizi, paure e disinformazione.
Un’ Europa che – dall’Ungheria di Jobbik alla Grecia di Alba Dorata passando per l’Italia (ricordiamo oltretutto che la Lega Nord è definito in tutto il mondo, tranne che da noi, un partito xenofobo e di estrema destra) fino ad arrivare alla Francia – sta assistendo ad un’inquietante escalation di gruppi neofascisti e neonazisti che fanno della guerra ai migranti e ai Rom il loro cavallo di battaglia. Emblematico il caso delle ultime elezioni francesi dove il Front National di Marine Le Pen, partito xenofobo di estrema destra ha avuto un boom di consensi portando in 229 città i propri candidati al ballottaggio per il ruolo di sindaco.

Così come in Francia e nel resto d’Europa, anche in Italia i movimeni neofascisti e xenofobi (che secondo la Costituzione non dovrebbero nemmeno esistere) stanno attingendo a mani basse tra le paure della gente ergendosi a detta loro al ruolo di “difensori dei cittadini” e assumendo varie forme ed etichette più o meno subdole. Lampante è il caso dei “Forconi”, auto-definitisi e descritti come gruppi di precari e disoccupati ma fin dall’inizio guidati da esponenti di Forza Nuova e Casa Pound.

Ed è a questi gruppi neofascisti e xenofobi. a tutti i movimenti e partiti che fondano la loro esistenza sull’odio e il disprezzo di chi considerano “diverso” da loro, così come a tutti quelli che tacciono o ignorano l’importanza di opporsi al fascismo e al razzismo che Venezia ieri ha dato una risposta netta e fortissima.

Perchè ad essere respinti non debbano più essere i diritti dei migranti, delle persone lgbtq e delle donne, ma sempre e solo il fascismo e il razzismo.