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La morte di Idy Diene, l'antirazzismo da Firenze a Dakar

Photo credit: Vanna D'Ambrosio

Tra lacrime e costernazione‘ – (entre pleurs et costernation) a Dakar, il 16 marzo, è stata proclamato il giorno di lutto nazionale per il ritorno del corpo senza vita di Idy Diene, un omicidio a sfondo razzista, a dire dell’informazione senegalese. Lo scorso 3 marzo, nel cuore dell’Europa moderna, un uomo africano è stato ammazzato per mano di un ‘italiano che si presenta come un razzista‘ (par un vie il italien qui, presente comme un raciste), il quale lo ha freddato con sei colpi di pistola, mentre, una mattina, passeggiava nella città di cui era residente, Firenze.

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Macky Sall, il presidente del Senegal, in un comunicato richiede di “fare piena luce sull’omicidio di Idy Diene” (de faire toute la lumière sur cette affaire), descrivendo l’accaduto “un atto barbarico e razzista” (Idrissa Diène, victime d’un acte barbare et raciste). Gli ambienti italiani, invece, “hanno rapidamente respinto la tesi del crimine razzista” (certains cercles en Italie, d’écarteter la thèse du crime raciste) preoccupate, in extremis, delle fioriere utilizzate per difesa al terrorismo – la jihad islamica- , lo stesso che, frequentemente, americani ed israeliani appellano “fascismo islamico 1“.

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Uno a caso: un lavoratore, una moglie e due figlie. Uno a caso, di certo, ma con la differenza della pelle, nera. Uno a caso: vittima del potere ideologico della discriminazione e del razzismo, che comprimono significati, valori e pratiche di vita ma generano norme e leggi.
Uno a caso: Idy Diene “prima vittima della vittoria dei partiti d’estrema desta e dei populisti” (premiere victime de la victoire des partis d’extreme droite et des populistes 2). In Pirrone, una combinazione delle ideologia dello Stato-nazione, del radicale statismo e del paramilitarismo, componenti che del fascismo, maggiore dottrina politica del ventesimo secolo, ne riportano ancora nella modernità il suo significato storico e mondiale 3.

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Un crimine barbarico e di razzismo inaccettabile (Un crime d’acte barbare et actes de racisme inacceptable), sia per le autorità senegalesi sia per il popolo meticcio del 10 marzo di Firenze.
Il male dell’Occidente” (le mal de l’Occident) che intensifica le patologie per cui le aspirazioni alla democrazia si sono intrecciate con la nozione di integrale ed organico, creando il ‘nemico‘ per cui le aggressioni possono diventare familiari 4, in nome di una pulizia etnica meno pubblicizzata.

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Al centro dell’assassinio, il lassismo dei dirigenti europei e delle politiche di integrazione (lu laxism des dirigeannt Europeens dans leur politique d’integration) a sfondo securitario e di difesa contro un nemico che non esiste. Solamente ‘una escalation di secondo livello 5, “radicale“, la versione più estrema della politica dominante ideologia della nostra era, mediato da un senso di tradimento dei diritti dei cittadini che è particolarmente forte tra i cittadini più svantaggiati 6 e nativi; una violenza ‘popolare’, dal basso verso l’alto, ma – presumibilmente rappresentante l’avanguardia della nazione 7.

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Per Idy Diene, Mor e Samb, come a Firenze come a Macerata, la stessa propaganda sulla sicurezza è stata ‘un dilemma’ – urlavano i cortei – perché ha peggiorato il senso generale di benessere e vivibilità, per cui non si è più uomini, ma nemici, indegni di trattamenti democratici e in casi estremi, di trattamento umani. Una denuncia unita, di un popolo antirazzista, del gioco di forza, mortale, tra il capitalismo che, da un lato, incoraggia l’immigrazione e la cittadinanza liberal-democratica, dal lato opposto che privilegia i cittadini nativi.

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All’unisono, ‘in questo contesto geopolitico molto teso, è non soltanto un dovere morale ma anche un obbligo rispetto alle convenzioni internazionali‘ (en ce contexte geopolitique tres tendu, est non seulement un devoir moral, mais una obligation au regard des conventions internationales), le rappresentanze senegalesi e le voci di solidarietà presenti a Firenze, hanno richiesto che compito dello Stato non sia solo quello di essere il portatore di un progetto politico ed economico ma soprattutto, e stavolta in modo emergenziale, di una definizione morale verso l’effettiva democrazia nei suoi sviluppi multi- etnici.

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Vanna D’Ambrosio

Fonti:
Senenews.com
leral.net
rewmi.com

  1. Cfr. H.Abdel- Samad, Fascismo Islamico.
  2. Horizon Sans Frontieres Senenews, 09.03.2018
  3. Cfr, M. Mann, Fascist
  4. Cfr. M. Mann, Fascist.
  5. Cfr. M. Mann, Fascist:’ Fascism, the second-level escalation, added to this combination mainly a distinctively “bottom-up” and “radical” paramilitary movement. This would overcome all opposition to the organic nation-state with violence from below, at whatever the cost. Such glorification of actual violence had emerged as a consequence of the modern “democratization” of war into one between “citizen armies.” Fascism thus presented a distinctively paramilitary extreme version of nation-statism (my actual definition of fascism is given below in this chapter). It was only the most extreme version of the dominant political ideology of our era?
  6. Cfr. H. G. Betz, Radical-Wing Populism in Western Europe; A. Wimmer, Explaining xenophobia and racism: A critical review of current research approaches, 1997.
  7. Cfr. M. Mann, Fascist. ‘It was seen as “popular,” welling up spontaneously from below, but it was also elitist, supposedly representing the vanguard of the nation’.

Vanna D'Ambrosio

Conseguita la laurea in Filosofia presso l’Università di Napoli Federico II, ho continuato gli studi in interculturalità e giornalismo. Ho lavorato come operatrice sociale nei centri di accoglienza per immigrati, come descritto nella rubrica “Il punto di vista dell’operatore”. Da attivista e freelance, ho fotografato le resistenze nei ghetti italiani ed europei. Le mie ricerche si concentrano tuttora sulle teorie del confine.