Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da il Manifesto del 26 aprile 2007

E il ministro Amato pensa a una legge

Discriminati L’Italia ha subìto diversi richiami in sede europea sui rom
Ci. Gu.
Roma

Non è certamente un argomento che il governo ha intenzione di tirare fuori in questo momento, con la legge delega sulla riforma della Bossi-Fini appena sfornata, le polemiche che impazzano, una difficile battaglia parlamentare all’orizzonte. Ma la questione dei rom e dei sinti è un fantasma che aleggia da tempo nelle stanze del Viminale. E forse a luglio, o magari passata l’estate, l’idea è di ospitare a Roma un convegno europeo sulle legislazioni a favore di rom e sinti, per cercare di mettere a confronto le strade percorse dagli altri paesi, visto che l’Italia da questo punto di vista indossa la maglia nera. L’ultima riunione sul tema si è svolta il 5 aprile, in occasione della riunione del «Comitato contro la discriminazione e l’antisemitismo» del Viminale. Tre giorni dopo cadeva la celebrazione del «Romano dives», la giornata internazionale della nazione rom. Per questo alla riunione erano stati invitati i rappresentanti di quelle che potrebbero essere definite le popolazioni «sprovviste di territorio». Un segnale di apertura, un inizio di discussione. E’ il ministro dell’Interno Giuliano Amato il primo a premere affinché si trovi una soluzione. Da costituzionalista mal digerisce l’esistenza, sul territorio, di quelli che definisce «fantasmi». Persone che abitano in Italia da più di trent’anni, persone che addirittura ci sono nate, e che pure per la legge sono clandestini. Si pensa a una norma che riconosca la minoranza dei rom e dei sinti, come ha fatto di recente anche il parlamento spagnolo.
Aldilà dei crucci del giurista Amato, la questione delle popolazioni rom si impone con urgenza all’agenda italiana anche per altre ragioni. Con l’ingresso in Europa della Romania e della Bulgaria – tra i paesi con la più alta presenza di popolazioni rom – la scorciatoia delle espulsioni non può più essere utilizzata. Si calcola che con l’ultimo allargamento i rom nell’Ue abbiano ormai superato i 10 milioni. Rappresentano, cioè, la minoranza più numerosa dell’Unione europea. Subiscono discriminazioni ovunque, ma l’Italia è da tempo uno dei bersagli preferiti delle organizzazioni internazionali, e ha collezionato un buon numero di richiami. Il Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d’Europa, l’anno scorso, dichiarò che l’Italia nega in modo sistematico ai rom e ai sinti un alloggio adeguato. Il nostro paese viene citato puntualmente nelle relazioni dell’Ecri (ancora Consiglio d’Europa) sulla xenofobia proprio sulla questione rom. Per non parlare delle cause che l’Italia ha perso alla Corte di Strasburgo per alcune espulsioni (il caso di via Adda a Milano e quello dei campi di Tor de’ Cenci e Casilino 700 a Roma).
Riconoscere la minoranza di rom e sinti potrebbe essere una strada da percorrere. Vorrebbero farlo anche la maggior parte dei rappresentanti dei rom e dei sinti, nonostante ci sia qualcuno che vede come fumo negli occhi qualsiasi tipo di normativa specifica sui rom. A febbraio il ministero dell’interno aveva partorito una bozza di legge che è stata subito cassata dalle associazioni. L’approccio, in effetti, era fuori dal mondo. Si parlava di «diritto al nomadismo» e tra gli obblighi per accedere alle «aree di transito» era prevista «la disponibilità di un reddito proveniente da fonte lecita». E’ stata ritirata. Nel frattempo molto si muove sul fronte dell’organizzazione politica dei rom, rinvigorita dalle giovani generazioni che stanno crescendo. A Mantova è nato un coordinamento nazionale di rom e di sinti. A Roma, dopo un’affollata assemblea convocata in seguito ai continui sgomberi, 56 rom hanno frimato una lettera, inviata anche al Commissario europeo per i diritti umani, dove condannano le discriminazioni che subiscono sistematicamente e chiedono, tra l’altro, «il riconoscimento dello status di minoranza etnico-linguistica».