Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 13 luglio 2004

E per il Viminale sono clandestini di Cinzia Gubbini

Lo sbarco solo dopo il no tedesco all'asilo. Sinistre e Cgil: sono rifugiati

Che la vicenda della Cap Anamur abbia segnato un precedente, come teme il Viminale, è certo. Il fatto è che si tratta di un precedente molto pericoloso per la tutela dei diritti umani e del diritto di asilo in Europa. La decisione di far attraccare la nave sul territorio italiano, infatti, ha ben poco di «umanitario». Il via libera all’attracco, ci tiene a sottolineare il Viminale, è stato dato solo dopo che la Germania aveva precisato che «il caso è di competenza italiana», all’insegna di un ennesimo scaricabarile all’interno dell’Unione europea. L’Italia a quel punto ha deciso: si tratta di clandestini. Il centrosinistra e diverse associazioni, ieri, hanno bollato come «indecente» il comportamento del governo italiano, che ha tradotto i profughi in un centro di permanenza – nonostante il centro di accoglienza di Racalmuto si fosse detto disponibile ad ospitarli – e ha arrestato i responsabili della nave con l’accusa di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Un’accusa che, secondo un documento molto dettagliato redatto da Arci, Asgi e Ics, non è supportata giuridicamente: il testo unico sull’immigrazione non considera un «trafficante» di migranti chi salva gente in mare e chi comunica alle competenti autorità di fare ingresso nel territorio insieme a persone prive di documenti di identità. «Un modo per etichettare come “clandestini” i 37 africani, che hanno invece invocato asilo politico a uno stato membro dell’Unione europea», osserva Cristopher Hein del Cir. Ma il Viminale ha già deciso come è andata la storia: la ong Cap Anamur avrebbe agito cercando di creare il famoso precedente, dopodiché avrebbe inventato che non era più possibile tenere sotto controllo la nave per forzare la barriera imposta dallo stato italiano. Come se non bastasse, secondo il Dipartimento di pubblica sicurezza i 37 africani non sarebbero tutti sudanesi ma proverrebbero da altri paesi dell’Africa occidentale. In una nota la polizia spiega che «previo riconoscimento dell’esatta nazionalità da parte delle competenti autorità consolari, nei loro confronti verranno adottati conseguenti provvedimenti». Una velata minaccia di espulsione, che invece non può essere intimata verso chi chiede asilo politico, fosse anche di nazionalità ghanese e nigeriana, come sembrerebbero essere alcuni dei naufraghi. Per non parlare del fatto che nessun richiedente asilo può essere portato dinanzi all’autorità consolare del proprio paese.

Ma le regole sembrano lasciare il tempo che trovano in questa storia, tutta giocata sui tavoli politici in piena crisi di governo. Per il ministro della giustizia Castelli il caso della Cap Anamur dovrebbe addirittura entrare a far parte della verifica di governo. Dai Verdi ai Ds al Prc ai Comunisti italiani alla Cgil si chiede invece a gran voce che ai profughi venga riconosciuta una protezione umanitaria, e che i responsabili della nave siano rilasciati. Il presidente del Congresso del Consiglio d’Europa, Di Stasi, ha commentato che «l’autorizzazione all’attracco è avvenuta con troppo ritardo». Intanto, per una curiosa coincidenza, proprio ieri è stata discussa alla camera la legge italiana sull’asilo politico, depotenziata in partenza – evidenziano alcune associazioni – dall’approvazione a sorpresa dei regolamenti sul tema della Bossi-Fini. Che, tra l’altro, prevede il trattenimento in un centro di identificazione per chi chiede asilo.