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Emergenza nord africa – L’assordante silenzio del governo e uno strano concetto di legalità. Dura lex, sed lex?

Verso il 31 dicembre, fine dell'accoglienza ai profughi provenienti dalla Libia.

Foto di Lorenzo Masi

Manca ormai poco alla fine, sulla carta, della cosiddetta emergenza nord africa. L’approssimarsi del 31 dicembre, data indicata dal governo italiano per l’interruzione dei programmi di accoglienza, senza che si siano adottate misure in grado di dare risposte effettive alle problematiche di migliaia di donne e uomini fuggiti dal conflitto libico, rischia di trasformare una situazione problematica, stante le criticità e le manchevolezze del sistema di protezione italiano per profughi e richiedenti asilo, in una vera e propria polveriera.

Si moltiplicano le iniziative e le mobilitazioni, da Padova a Bologna, da Vicenza a Roma, per chiedere con forza al governo di finirla di nascondere la testa sotto la sabbia. Niente accoglienza, niente permessi di soggiorno umanitari, niente di niente. Lo sbocco allora non può essere che uno, ovvero trasformare una situazione di emergenza sociale in un enorme, e ingestibile, problema di ordine pubblico. Poi qualcuno magari dirà che non si poteva prevedere. Uno scaricabarile indegno, che si consuma sulla pelle di migliaia di esseri umani fuggiti, è bene ricordarlo, anche dalle bombe sganciate sulle loro teste dagli aerei che sfoggiavano il tricolore, contro un paese, la Libia, e contro un dittatore (scoperta un po’ tardiva, quella sul Rais) che non ha esitato a utilizzare migliaia di persone provenienti da molti paesi africani e del sud est asiatico come proiettili umani da lanciare contro l’Europa.

Un paese, il nostro, che nonostante le condanne della Corte Europea (caso Hirsi) non si è posto il minimo problema nel sottoscrivere gli ennesimi accordi bilaterali con il nuovo governo libico, che prevedono misure del tutto simili a quelle contenute nei precedenti accordi stipulati dal precedente governo Berlusconi.

Intanto le lancette dell’orologio si avvicinano rapidamente e inesorabilmente a quel 31 dicembre che, senza la solita soluzione all’italiana, confusa e tardiva, segnerà il destino di migliaia di profughi.
Eppure non sono mancate in questi mesi le occasioni per “accorgersi” che qualcosa non andava.

Le inchieste dell’Espresso sullo “scandalo profughi“, gli imbarazzi di Prefetture e Regioni, il paradossale documento di indirizzo sottoscritto dal Governo in sede di Conferenza Unificata con la fumosa strategia di uscita dall’emergenza, le grida di allarme delle amministrazioni locali, le 15.000 firme raccolte dalla campagna #dirittodiscelta, le continue iniziative territoriali per richiamare l’attenzione sui dinieghi e sulle prospettive future (azzerate) di migliaia di persone, non sono state forse sufficienti per comprendere che un problema, un grosso problema, è ad un passo dall’esplodere in questo paese?

Forse no, almeno per chi non ha voluto vedere e sentire fino ad oggi.
Le tensioni all’Ufficio Immigrazione di Napoli, culminate nei giorni scorsi in uno scontro fisico tra Polizia e i richiedenti asilo che si erano appena visti notificare il provvedimento di rigetto della loro domanda, sono diventate l’occasione per una passeggiata sulla passerella delle condanne, del richiamo alla legalità, del “tutti devono rispettare la legge”.

Eppure la legalità, quella richiamata ad ogni occasione quando il silenzio si trasforma in protesta, sembra proprio non valere da oltre un anno e mezzo per il nostro paese nei confronti dei richiedenti asilo arrivati dalla Libia.

E’ bene ricordare che la legge, appunto, non prevede nulla di ciò che il nostro paese ha costruito intorno alla questione Emergenza Nordafrica.
Inutile dire che dal punto di vista umano, democratico, civile, tutta la questione è da registrare come una pagina buia per il nostro paese.
Parlare di diritti dei migranti in un paese in crisi profonda, sociale, economica, etica, non è sicuramente cosa facile, ma diventa necessario per evitare pericolosi avvitamenti sul piano della tenuta democratica, come le tragiche vicende greche, con la continua espansione di forze politiche dichiaratamente e violentemente xenofobe come Alba Dorata, continuano a ricordarci.

In Italia, circa 25.000 richiedenti asilo sono infatti diventati “un’ emergenza” mentre nello stesso periodo la Francia, le cui coste sono ben distanti dalla Libia, ha fatto fronte a circa il doppio delle domande di protezione internazionale.

Certamente, dal punto di vista normativo, le direttive dell’Unione Europea lasciano ampi margini di manovra, troppi, in merito alle norme minime di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati. Non è un caso che l’Italia sia stata in più occasioni richiamata dalla Commissione rispetto al trattamento dei richiedenti asilo e che diversi di altri Stati Membri, insieme alla stessa Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, abbiano messo in discussione il trattamento riservato dall’italia ai richiedenti asilo stessi.

Ma in ogni caso, anche ad una lettura superficiale della Direttiva 2003/9/CE non è difficile comprendere il pasticcio combinato dal Governo Berlusconi prima e da quello Monti poi, sulla vicenda.
Già all’articolo 3 (ambito di applicazione), la direttiva entra nel merito della possibilità di scelta, evidenziando che la direttiva stessa non si applica ai richiedenti asilo solo quando venga concessa la protezione temporanea ai sensi della direttiva 2001/55/CE (protezione temporanea) specificando però che gli stati membri possono invece applicarla anche in relazione a cittadini che abbiano presentato domande di protezione diverse da quella prevista dalla Convenzione di Ginevra.

Le pesanti contraddizioni tra quanto previsto dalle normative e la situazione reale, solo per restare all’emergenza nord africa, sono palesi. La situazione a macchia di leopardo dell’accoglienza, dove si mischiano buone pratiche a episodi vergognosi, segnala la disomogeneità e l’incapacità, o mancanza di volontà (tanto il risultato non cambia) di governare questi processi.
Da un anno e mezzo insomma il nostro paese viola la normativa europea in materia di accoglienza: alla faccia dei richiami alla legalità.

Basti pensare, oltre agli esempi citati precedentemente, alla situazione relativa all’accesso al lavoro (art. 11 – Se entro un anno dalla presentazione della domanda di asilo non è stata presa una decisione in primo grado e il ritardo non può essere attribuito al richiedente asilo, gli Stati membri decidono a quali condizioni è concesso al richiedente asilo l’accesso al mercato del lavoro), o confrontare con la situazione effettiva quanto disposto dall’art. 13 Disposizioni generali relative alle condizioni materiali di accoglienza e all’assistenza sanitaria, comma 2 “Gli Stati membri adottano disposizioni relative alle condizioni materiali di accoglienza che garantiscano una qualità di vita adeguata per la salute ed il sostentamento dei richiedenti asilo“.

Di esempi potremmo farne altri, ma ci limitiamo ad una considerazione, avendo davanti agli occhi le dichiarazioni sdegnate dei paladini della legalità sui fatti di Napoli, salvo poi tapparsi occhi, bocca e orecchie di fronte alle violazioni costanti del diritto perpetrate dai vari governi che si sono succeduti: siamo proprio sicuri che il motto dell’antica Roma, quel Dura Lex, Sed Lex, valga per tutti? O piuttosto, come nei pessimistici racconti orwelliani, non ci sia qualcuno che è più uguale degli altri, detentore di una indefinità discrezionalità con cui piegare a proprio piacimento, e sovente contro i più deboli, la tanto sbandierata legalità?

Bologna – Stop all’accoglienza miserabile! Marcia della dignità dei migranti provenienti della Libia
Napoli – Riflessioni dopo i fatti del 25 ottobre
Vicenza – Manifestazione con i rifugiati per un permesso di soggiorno.
Padova – I richiedenti asilo del Mali in presidio: permessi subito e accoglienza oltre il 31 dicembre
Emergenza Nord Africa: dignità e certezze per i profughi e i territori coinvolti
Emergenza Nordafrica – L’espresso: scandalo Profughi
#dirittodiscelta – Emergenza Nordafrica: arrivano i permessi umanitari ma il 31 dicembre… si salvi chi può
Diritto di scelta – Petizione per il rilascio di un titolo di soggiorno ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia