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Falerna: vite sgomberate

Un comunicato stampa di diverse realtà associative

Le foto dello sgombero che ci ha inviato un "ospite"

Il 6 dicembre 2016, in ottemperanza a un’ordinanza emessa dal Sindaco di Falerna nel mese di ottobre, i migranti che alloggiavano presso il Residence degli Ulivi sono stati sgomberati. A seguire, un comunicato a firma delle realtà associative che, dall’inizio dell’Emergenza Nord-Africa ad oggi, hanno denunciato il malaffare delle cooperative coinvolte nella vicenda, così come tutta l’operazione legata alla pseudo-accoglienza di quel piano ministeriale e al recente sgombero dei migranti che, per oltre quattro anni, sono stati sfruttati nelle campagne di Falerna.

All’alba di ieri mattina, il paventato sgombero dei migranti alloggiati presso il Residence degli Ulivi a Falerna, ha avuto inizio.

Un ingente spiegamento di forze dell’ordine ha fatto irruzione alle 7:00 all’interno delle abitazioni dei profughi.
Al nostro arrivo abbiamo trovato la maggior parte dei migranti fermi all’ingresso del residence, i pochi bagagli in mano, le facce esterrefatte, un futuro immediato di incertezza ancora più angosciante di ieri.

Non hanno dato loro nemmeno la possibilità di consumare l’ultima colazione all’interno di quella che negli ultimi quattro anni è stata la loro casa, nessun briciolo di umanità nei confronti di centinaia di persone che da stasera si ritroveranno a vagare per le strade di Falerna in cerca di un angolo di strada dove passare la notte.

Niente, non interessa a nessuno capire chi ci si trova davanti e quale sia il suo vissuto: l’importante è risolvere quello che sembra il più grande problema della cittadina tirrenica. Lo sgombero, avvenuto senza che le persone ospitate all’interno degli stabili siano state formalmente informate delle operazioni (con notifica tradotta in lingua), e/o preventivamente coinvolte in una consultazione genuina, così come prescritto dal diritto internazionale in materia di sgomberi, viene effettuato, quindi, senza assistenti sociali, senza mediatori culturali e senza i servizi sociali del comune. Eppure, ad eccezione del proprietario dello stabile, ci sono tutti gli attori della vicenda di Falerna: il sindaco, tronfio per l’avvento del “grande” giorno; i responsabili del Consorzio “Calabria Accoglie”, sorridenti e alteri a coadiuvare il lavoro delle forze dell’ordine e a fare “la conta dei danni”. Dall’altra parte loro, gli “invisibili” di Falerna. Immobili accanto alle biciclette utilizzate per andare a lavorare, ogni mattina, nelle campagne circostanti, a guardare le ultime cose rimaste e gli strumenti da sempre adoperati per il lavoro volare giù dai balconi dei fabbricati.

Un uomo urla davanti al sindaco, chiede ripetutamente di poter mangiare, ci mostra i referti del pronto soccorso, ci riferisce di un problema allo stomaco. Un altro si inginocchia a terra in lacrime, ci chiede: “Che ne sarà di noi? Fa freddo, non possiamo restare all’aperto, vi indignerete solo quando saprete che gli africani del residence degli ulivi sono morti per strada?” Avevamo tentato, nelle settimane scorse, in seguito all’emanazione dell’ordinanza di sgombero, di trovare un compromesso con il sindaco.
Avevamo chiesto e ottenuto un incontro con lo stesso al fine di evitare l’ennesimo atto amministrativo che non si preoccupa della gestione del bene comune e della tutela dei diritti, ma risponde in maniera ottusa e repressiva ad una situazione già delicata.

Il 18 febbraio 2013 con una circolare del Ministero dell’Interno si decideva la fine dell’“Emergenza Nordafrica”. Con tale atto numerosi centri d’accoglienza venivano chiusi buttando per strada migliaia di migranti.

Nel caso del Residence degli Ulivi di Falerna però, andato via il consorzio di cooperative “Calabria Accoglie” (Soc. Coop. Il Delfino e Consorzio Promidea) che gestiva la struttura, tra rimpalli di responsabilità tra le autorità e un contenzioso civile tra il proprietario della struttura e lo stesso consorzio “Calabria Accoglie”, i migranti erano rimasti all’interno dell’ex centro dando vita ad un’importante forma di autogestione e solidarietà, fino alla recente ordinanza di sgombero.

All’incontro eravamo giunti chiedendo una proroga necessaria ad effettuare un censimento, indispensabile per verificare le condizioni degli ospiti e per potere individuare per ognuno di essi la soluzione più appropriata, dando anche la nostra disponibilità in attività che potessero essere risolutive della situazione
Nel centro infatti vivevano famiglie con minori, malati, numerosi migranti regolari in attesa del semplice rinnovo del permesso, lavoratori delle campagne. Eravamo consapevoli che uno sgombero immediato avrebbe avuto come unica conseguenza il semplice spostamento di quello che viene individuato oggi dall’amministrazione come un problema. È lecito pensare, di fatto, che smantellato il campo senza alcuna altra soluzione abitativa, se ne crei subito un altro.

Non solo quindi una scelta discutibile da un punto di vista sociale ed umano, ma un atto poco lungimirante ed intelligente anche per il più spietato dei burocrati.
Tuttavia il Sindaco non curante di tutto ciò aveva espresso la sua immediata volontà di sgombero. Sgomberare subito, sgomberare a qualsiasi costo, questo il sunto del suo pensiero!

A suo dire, il campo di Falerna rappresentava un porto franco di illegalità; di fatto l’apertura del centro sarebbe corrisposta all’arrivo della delinquenza a Falerna.
In un delirio salviniano ci aveva raccontato di “commercianti costretti a chiudere per i migranti che fanno il bagno a mare”, di imprenditori che “giustamente” offrono paghe minori ai lavoratori stranieri i quali, però, accettandolo rubano il lavoro agli italiani; italiani brava gente che per la conseguente perdita del lavoro causato dal “furto” da parte dei migranti, vanno fuori di testa e “picchiano giustamente” la moglie.

Tutti i mali del mondo, dunque, racchiusi in questo centro, e sgomberandolo si sarebbe posta fine a tutti i problemi che affliggono Falerna.

È curioso pensare che un tale disastro sia stato generato in un centro dove per anni le cooperative interessate avrebbero invece, sempre a suo dire, svolto un eccellente lavoro.

È chiaro che ancora una volta i migranti, soggetti deboli di questa vicenda di speculazione economica prima e sciacallaggio politico adesso, sono gli unici a farne le spese.

Mentre ancora una volta la politica decide di essere cieca e ingiusta, mossa da deliri di onnipotenza e personalismi, svuotata dal suo più nobile significato, è ovvio che non possiamo restare in silenzio.

Tutte le autorità coinvolte nello sgombero dovranno assumersi le responsabilità e le conseguenze che da tale atto deriveranno.

Altra Lamezia
Associazione La Kasbah
Associazione Garibaldi 101
Campagna LasciateCIEntrare
Collettivo Autogestito Casarossa40
Co.S.Mi. – COmitato Solidarietà Migranti – Reggio Calabria
Federazione provinciale Usb – Unione Sindacale di Base
Movimento ambientalista del tirreno
S.P.A. Arrow