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Famiglia in fuga

Opatovac, Croazia - Staffetta #overthefortress

“Le più importanti immagini, le più documentarie e decisive per conoscere la verità sulle vicende umane degli ultimi cent’anni, non hanno una firma. O se ce l’hanno è quella di un fotografo amatore alla cui genuina, disinteressata e in certi momenti eroica “passione” noi siamo debitori di una precisa coscienza”…
“Cos’è che spinge il non-professionista a fotografare? Questa domanda ha avuto molte risposte, perché diversi sono gli stimoli. Talvolta c’entra un poco di esibizionismo, talaltra è un mezzo per sfuggire alla noia. Ma la ragione vera, intima, primitiva è diversa: alzare o non alzare la macchina fotografica perché la verità si specchi in essa, indiscutibilmente è una scelta morale”.

Ando Gilardi

Foto: Giulia Cecchinato
Foto: Giulia Cecchinato

Ho voluto aprire con questa citazione da “Lo specchio della memoria” di Ando Gilardi il post per presentare questa foto di Giulia Cecchinato, credo che l’immagine da lei registrata nel corso della staffetta alla quale lei e altri compagni hanno preso parte per portare il loro aiuto o anche semplicemente per vedere con i propri occhi quanto sta accadendo a poche centinaia di chilometri da noi, sia l’esempio più appropriato per quello che Ando Gilardi ha definito “fotografia spontanea“.

Una fotografia, che sempre secondo l’accezione Gilardiana, è il risultato di quando un fotografo incontra un soggetto che gli procura una grande emozione, che “prende” lui più di quanto lui non prenda la foto. In altre parole la fotografia spontanea non è come quella di cronaca o dei momenti familiari: è un fatto mentale e morale privato.

Dopo aver visto questa fotografia in un post di Giulia ne ho avvertito immediatamente la potenza perché di fatto la sua immagine evoca inconsapevolmente uno dei soggetti fondamentali della storia umana e che ha avuto un ruolo fondamentale nelle arti figurative e nella storia della nostra civiltà.
Ho voluto scriverle immediatamente, lei mi ha risposto che erano tante le immagini che le erano passate davanti agli occhi e che avrebbe voluto registrare e che se non lo aveva fatto era per una questione di pudore, di fronte a questo scenario ha sentito il bisogno di registrarla e per questo ha chiesto in prestito il telefono al suo compagno Ruggero.

La sua fotografia fa ora parte dell’archivio della Fototeca Storica Nazionale, un catalogo che nasce dal lavoro dei suoi fondatori: Ando Gilardi e la moglie Luciana Barbarino, che nell’immediato dopoguerra iniziarono instancabili a riprodurre proprio le immagini della Shoah e di altri crimini commessi nel corso del secondo conflitto mondiale per preservare la memoria dei crimini nazi fascisti. Il catalogo conta oggi grazie al lavoro di Patrizia ed Elena Piccini alcuni milioni di immagini rilevanti per la ricerca iconografica e la storia delle scienze umane.

Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni è un evento epocale, un’immensa tragedia umana e di civiltà e credo che grazie anche alla fotografia scattata da Giulia non possiamo più nasconderci al dovere morale di promuovere un messaggio di civiltà.
Fabrizio Urettini