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Forum Internazionale sulla riforma del sistema asilo in Europa. Accoglienza, solidarietà e libera circolazione delle persone

Il 16 e 17 Giugno si è svolto a Bardonecchia un incontro promosso da. Asgi. Re.Co.sol Move (per Cambiare l'Ordine delle Cose) Tous Migrants

L’incontro, molto partecipato, con realtà presenti da tutta Italia e dalla vicina Francia ha lanciato l’Appello che trovate sul blog del Forum.

Sono Soumaila ho ventinove anni, sono rifugiato dal Mali. Ho lavorato come responsabile della comunicazione in un partito di opposizione al Governo” . È assassinato il due giugno di quest’anno a San Ferdinando, Calabria, con un colpo di fucile. Soumaila Sacko un anno fa raccontava la sua esperienza in Italia all’Associazione Centro Astalli , sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati e così concludeva: “Ora, però, penso solo a costruire il mio futuro. Spero che la mia laurea in giurisprudenza venga riconosciuta: sogno di fare l’avvocato qui e di sentirmi finalmente accolto. Un giorno, però, se avrò la possibilità, vorrei tornare in Mali ma non so quando questo potrà accadere”. Tutti sperano, desiderano, sognano di costruirsi un futuro. Se una guerra, una persecuzione, un accidente qualsiasi si frappone al progetto di vita è normale che si provi a cambiare la propria condizione per esempio attraversando il mare o scalando una montagna.

Inverno 2017. Oltrepassare il Colle della Scala senza adeguata attrezzatura è una follia. Si arriva sopra i 1700 metri di quota e le temperatura calano sotto lo zero. Ma al sogno di una vita migliore è difficile rispondere razionalmente. Sono state migliaia le persone che nello scorso inverno hanno provato attraversare la montagna che divide l’Italia dalla Francia senza una adeguata attrezzatura e affrontando sentieri sconosciuti pur di non farsi rimandare indietro dai gendarmi. Dice Rainbow For Africa, una ONG che questo inverno ha gestito un piccolo centro di accoglienza e informazione presso la stazione ferroviaria di Bardonecchia, che di persone contattate e accolte nei locali ed alle quali hanno spiegato i rischi di questa ‘avventura’, sono state almeno mille cinquecento.

Bardonecchia è nell’alta valle di Susa. Più o meno a cento chilometri da Torino e altrettanti da Briançon. Da quando la Francia ha deciso di riattivare i controlli alle frontiere ha spesso gestito in modo piuttosto ‘muscolare’ i controlli frontalieri arrivando a compiere azioni improprie come accadde il 29 marzo scorso quando alcuni agenti della dogana francese hanno fatto irruzione nella piccola sala di accoglienza gestito dalle organizzazioni del volontariato.

Ma domenica 17 giugno a Bardonecchia splende il sole. La gente passeggia per la cittadina montana con la calma del giorno di festa e la stazione appare come una normale stazione ferroviaria. I fatti di quest’inverno sembrano un lontano ricordo. Ma per non dimenticare, per affermare che “Non vogliamo che le persone arrivino nelle nostre coste con i barconi” al Palazzo delle Feste della cittadina valsusina il ‘Forum Per cambiare l’ordine delle cose’ ha organizzato un incontro internazionale per ragionare sulle “politiche migratorie nazionali ed europee, che oggi come oggi producono danni e violazioni allo stato di diritto e al tessuto democratico della nostra società”.

Sono arrivati in tanti a Bardonecchia: da Caserta e da Briançon passando per il Veneto, la Lombardia e per il centro Italia e fin da Parigi. Molte persone hanno portato alla platea esperienze di buona accoglienza, competenze e un interesse democratico che prende forma dall’essere parte attiva della società. Sul fondo la sensazione che l’attualità rappresentata dal viaggio della nave Aquarius e dal sentimento diffuso di intolleranza presente nella opinione pubblica, alimentato dalle esternazioni del ministro dell’interno italiano Matteo Salvini, siano il presupposto per pessime politiche di accoglienza e complesse relazioni internazionali con gli altri paesi europei. Più in generale si pensa che il clima di tensione impedisca per esempio il superamento degli accordi di Dublino.

Che fare? Intanto occorre “costruire dei sogni” per “ribaltare gli incubi” proposti dai finti sognatori “molto pericolosi e che oggi stanno vincendo”, spiega Andrea Segre, regista e autore del film ‘L’Ordine delle cose’ che è anche uno dei promotori del ‘Forum per cambiare l’ordine delle cose’ che ha preso forma pubblica il tre dicembre 2017 a Roma. Andrea Segre in quell’occasione, tra l’altro, affermava: “Credo che l’appuntamento del Forum Nazionale Per cambiare l’ordine delle cose lanciato da Amnesty Italia, MSF Italia, Banca Etica, Naga, Medu, ZaLab e JoleFilm sia l’occasione giusta al momento giusto. Mi auguro che in molti vi partecipino e che possa segnare l’inizio di una nuova fase nella lotta contro le ingiustizie che le politiche migratorie europee hanno fin qui prodotto”.

A Bardonecchia a ridosso del vertice del 28 e 29 giugno, dove i capi dei governi europei dovrebbero decidere sulla modifica delle regole di Dublino, il ‘forum’ s’interroga ma non solo. Intanto in questo incontro ci sono gli amministratori locali italiani e francesi. Intanto a Bardonecchia le associazioni italo francesi si sono confrontate e hanno messo le basi per costruire reti di relazioni che superino naturalmente i confini. Intanto si è ragionato sul da farsi qui ed ora. Che sia faccenda lunga e complessa non sfugge a nessuno. Che il tema delle frontiere aperte è argomento scottante all’interno di una Europa timida sul tema dei diritti è altrettanto evidente.

Sono vent’anni che si parla del sistema europeo di asilo: si è fatto molto poco”, esordisce Elly Schlein, deputata al parlamento europeo e relatrice della revisione del Regolamento di Dublino per il Gruppo dei socialisti e Democratici al parlamento Europeo. Sostiene Schlein che “Stiamo facendo pagare ai comuni frontalieri la nostra incapacità di creare politiche efficaci ad affrontare il problema”. E infine: ”Il 28 giugno il Consiglio Europeo ha una responsabilità storica per trovare un accordo (su Dublino ndr). La sfida è corale e occorre che ci sia una azione collettiva”.

Anche i ragionamenti ‘tecnici’ corrono sulla stessa linea. Lorenzo Trucco, presidente dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, afferma: ”Il sistema dei diritti umani è sotto attacco a tenaglia” e sottolinea che “Il migrante è diventato un nemico da combattere. In questo contesto è nato il reato di solidarietà che giuridicamente non esiste”. E se come giurista Trucco non ha chiaro quale strada intraprendere però “La speranza è posta sulla società civile perché stiamo intaccando i nostri valori e rischiamo di portare indietro l’orologio della storia e dobbiamo tutti vigilare perché questo non avvenga”.

È una battaglia di civiltà. Lo raccontano bene i sindaci delle comunità frontaliere. Gerard Fromm è sindaco di Briançon: “Da tempo lavoriamo insieme tra comuni transfrontalieri e quello che si fa qui è quello che dovrebbe essere fatto sempre e spero che si possano fare proposte insieme per costruire politiche positive”. Paolo De Marchis è il sindaco di Oulx, piccolo comune che dista pochi chilometri da Bardonecchia, porta la fatica dello sforzo comunicativo che da amministratore fa per spiegare ai suoi concittadini “Che non è tutto facile ma è un mondo possibile” quello dell’accoglienza e dell’integrazione. In particolare, dice il sindaco di Oulx, “Occorre declinare politiche partecipate cambiando il rapporto tra Stato ed Enti locali sulle politiche di sussidiarietà”.

Il dibattito si muove sinuoso tra Francia, Italia, Europa. Non c’è dubbio che il problema in discussione è complesso e che nei prossimi giorni sia dal mare che in montagna si riprenderà il movimento migratorio da sud a nord. Molto dipenderà da quello che succederà a Bruxelles a fine mese ma molto è legato alla capacità della società civile di invertire la narrazione ‘muscolare’ delle destre. Intanto il forum proporrà un documento da portare all’attenzione dell’Europa e dei governanti nel quale, in nove punti, si rappresentano le richieste di “spazi di libertà, sicurezza e giustizia per tutti”.