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di Marina Nebbiolo

Francia – Continuano gli sgomberi dei campi rom

L'ultimo il 29 ottobre a Villeurbanne, Lione è stato denunciato dal Movimento contro il razzismo e per l'amicizia tra i popoli (MRAP)

La prefettura informa che il campo, abitato da 150 persone, si trovava nell’area destinata al progetto urbanistico Grand Lyon.

Nel 2010, il cartello politico e finanziario Grand Lyon, temendo la presenza ingombrante di immigrati rumeni sui terreni dove insediare i cantieri, ha lanciato un programma di cooperazione con Tinca, borgata rurale di 8000 abitanti, tra cui 1500 Rom, in Romania. In questo programma, l’amministrazione comunale lionese si è impegnata a “facilitare l’integrazione locale delle famiglie Rom” attraverso il finanziamento di una serie di infrastutture come l’allacciamento alla rete elettrica e la costruzione di un “centro multifunzionale” (dato in gestione ad una ONG francese, Villes en transition e alla fondazione rumena Ruhama) nella bidonville di Tinca da cui proviene la maggior parte dei rumeni accampati nelle ‘zone’ periferiche di Lione o di Marsiglia.

Ma gli abitanti di Tinca, che in Romania vivono con un sussidio di 20 Euro al mese e l’aiuto umanitario dell’Unione europea distribuito una volta all’anno, sono oltre che affamati, discriminati e marginalizzati quindi ritornano in Francia nel tentativo di installarsi per lavorare. Ma vengono sistematicamente espulsi in massa. Un’ andata e ritorno che dura da anni, prima con il ministro degli interni di Sarkozy, Hortefeux, e poi con quello di Hollande, Valls.

Con l’intento di evitare le espulsioni violente e “senza soluzione abitativa”, o proposta di un alloggio, i Prefetti prima di ogni evacuazione sono obbligati – da una circolare (“circulaire relative à l’anticipation et à l’accompagnement des opérations d’évacuation des campements illicites”) adottata lo scorso agosto – a valutare quali famiglie o individui sono suscettibili di “entrare in un processo d’integrazione” ed a questo fine incaricano “personale qualificato” per indagare.

Il risultato di tanta buona volontà è stato quantificato dal censimento AEDH, Association européenne pour la défense des droits de l’homme (*) in 4152 Rom costretti ad lasciare il domicilio nei soli primi tre mesi del 2013, dei quali mille hanno abbandonato il luogo dove vivevano perché il campo è stato incendiato.

La circolare governativa, che insiste sulla “concertazione” con associazioni e strutture pubbliche d’accoglienza, non viene praticamente applicata, inoltre l’alloggio proposto è sempre temporaneo e d’emergenza, per 48 o 72 ore.

E in ogni caso, precisa il testo ministeriale, se la “sicurezza” delle persone è minacciata, è possibile procedere “immediatamente” all’evacuazione del campo.

L’inchiesta realizzata da AEDH parla di “rifiuto radicale” della presenza Rom provata dal forte aumento di aggressioni e incendi e cui si risponde con evacuazioni ed espulsioni.