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da Repubblica on line del 25 febbraio 2007

Giustizia per le vittime del “naufragio fantasma”

di G.M. Bellu
Alcune migliaia di persone, in varie parti del mondo, si sono emozionate per quella notizia di poche righe. Anche un po’ burocratiche: “Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha annunciato che il governo ha stanziato i fondi per il recupero della F-174 affidando il compito alla Protezione civile”.

La “F-174”. Non aveva nemmeno un nome: solo il codice d’identificazione che le era stato assegnato dalle autorità marittime maltesi. Eppure su quella sigla gelida sono stati versati litri di lacrime. Fu la “F-174”, un vecchia lancia della marina militare inglese trasformata in peschereccio e poi in carretta del mare, a portarsi via, la notte del 25 dicembre del 1996, 283 giovani uomini asiatici che tentavano di raggiungere le coste della Sicilia.

In questi anni se ne è parlato molto. Riassumiamo la vicenda in poche parole, per chi si fosse distratto. Dopo il naufragio, le autorità marittime non credettero ai racconti dei superstiti. Gli organi di stampa, con la sola eccezione di giornali come “Le Monde” e “The Observer”, e in Italia “Il manifesto”, se ne disinteressarono. La tragedia divenne “il naufragio fantasma”. Poi, nel 2001, “Repubblica”, grazie alle indicazioni di un pescatore di Portopalo di Capo Passero, Salvo Lupo, individuò e filmò il relitto ancora circondato dai corpi. Subito, i quattro premi Nobel italiani lanciarono un appello per il recupero. Così come nel 1996 il governo di centrosinistra, guidato anche allora da Romano Prodi, si era disinteressato alla tragedia, l’appena insediato governo di centrodestra, guidato da Silvio Berlusconi, ignorò l’appello.

Questo per chiarire quanto tempo è passato e quanto è importante per i familiari delle vittime l’annuncio del governo: probabilmente avranno una tomba su cui piangere. E potranno cominciare a elaborare il loro lutto. L’annuncio di Prodi (diffuso alcuni giorni prima della crisi) è una vittoria della giustizia e anche dell’umana pietà.

Ma siccome tutte le vittorie hanno un padre, è importante darlo anche a questa. Col nome e il cognome. In realtà non è un padre, ma una madre. Si chiama Tana De Zulueta. Attualmente è deputato dei Verdi. Nel 1996 era un senatore dell’Ulivo. Fu l’unico tra i membri del Parlamento italiano a occuparsi della tragedia della “F-174”. Coprì, col suo interessamento, due assenze gravi e per certi versi inspiegabili: quella delle forze di sinistra, compresa la più estrema, e anche quella della stampa. Tana De Zulueta è, infatti, una giornalista. E’ stata per anni la corrispondente dall’Italia di “The Economist”. E’ arrivata alla politica senza tessera, senza padrini. E benché si sia laureata a Cambridge con una tesi sul sistema delle caste in India, è rimasta sconcertata e sbalordita dalle dinamiche italiane. Ugualmente continua a starci dentro, con un’attenzione alla sostanza che deriva certo dalla sua formazione anglosassone, ma anche con una testardaggine alla quale non sono estranee le sue origini basche.

La forza dello sconcerto di Tana De Zulueta ha mantenuto in vita questa storia quando nessuno più ci pensava. Assieme al coraggio di un giornalista che non c’è più, Dino Frisullo. Assieme alla rabbia e alla disperazione dei parenti delle vittime. Un giorno si dovrà fare il bilancio dei danni collaterali di questa e di altre tragedie del mare: la rovina economica di intere famiglie, le madri impazzite o morte di crepacuore, un dolore immenso come il Mediterraneo che solo occasionalmente scalfisce la nostra routine.

(glialtrinoi@repubblica. it)