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Gli attivisti di #overthefortress in Grecia: ripartiamo da dove ci eravamo lasciati

Un viaggio in camper dalla Grecia al sud d'Italia per un'azione di inchiesta e comunicazione indipendente

Foto: Angelo Aprile, Idomeni (aprile 2016) #overthefortress
Foto: Angelo Aprile, Idomeni (aprile 2016) #overthefortress
Foto: Angelo Aprile, Idomeni (aprile 2016) #overthefortress

Sono un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo.
(Socrate)

La campagna #overthefortress è iniziata a fine agosto del 2015 con una staffetta durata diversi mesi che ha coniugato un’azione di monitoraggio e comunicazione indipendente al sostegno materiale delle persone che sbarcavano nelle isole greche e poi percorrevano la rotta balcanica. Con la chiusura progressiva di tutte le frontiere della rotta, in Grecia a Idomeni sul confine greco macedone, quella che inizialmente era una tappa del transito dei migranti si è trasformata in poco tempo in una zona di attesa. Gradualmente Idomeni è diventato un esteso campo informale nel quale migliaia di persone vivevano e attendevano l’apertura del confine.

Nel mese di marzo abbiamo dato vita a quella straordinaria esperienza collettiva che è stata la marcia di #overthefortress: 300 persone partite dal Porto di Ancona e di Bari, e una carovana via terra, hanno portato aiuti umanitari e solidarietà concreta ai migranti bloccati a Idomeni.

Lì abbiamo deciso di rimanere ed attivare assieme ai rifugiati, e grazie al contributo di tanti attivisti che ci hanno raggiunto, alcuni progetti e servizi (un punto corrente e wifi, un’area donne e una radio…) fino al suo smantellamento, avvenuto il 24 maggio. Abbiamo seguito passo dopo passo gli sgomberi di tutti i campi informali ed i trasferimenti forzati delle persone nei campi governativi.

Anche se abbiamo scelto di non operare all’interno dei campi governativi, perché rifiutiamo le politiche di blocco del diritto alla mobilità dei rifugiati e il loro confinamento in questi luoghi di concentramento, l’interesse per le loro condizioni di vita e rivendicazioni è rimasto intatto. In questi mesi abbiamo mantenuto dei contatti diretti e raccontato le proteste e le condizioni di vita inaccettabili dei campi governativi. Molti di loro li abbiamo conosciuti a Idomeni e pensiamo che non sia possibile accettare che la ritrovata unità europea si fondi sul sacrificare la libertà e i diritti fondamentali di migliaia di persone in fuga dai loro paesi.

Dal 10 ottobre 2016 una staffetta della campagna #OvertTheFortress è nuovamente in Grecia con un camper. Dopo lo sgombero del campo di Idomeni e le deportazioni dei e delle migranti nei campi governativi, l’attenzione mediatica sulle istanze dei rifiugiati è tornata nell’invisibilità. Più di 60.000 persone, però, sono ancora lì in condizioni indegne, bloccate nel pantano greco, in attesa che sia data la possibilità di proseguire legalmente il loro percorso verso un altro stato europeo, attraverso il relocation program o permettendo che si ricongiungano ai loro familiari.

Tutto il meccanismo burocratico appare però incerto e approsimativo, con tempi insostenibili e rinunce difficili da sopportare, come il non poter scegliere in quale paese europeo essere ricollocati, e dover attendere sospesi in un limbo che pare eterno. Il primo giro di colloqui finirà a giugno 2017 e secondo Amnesty International, di questo passo, ci vorrano 18 anni per ricollocare tutti i/le migranti siriani bloccati in Grecia, se mai questo avverrà. Perché, nel frattempo, il piano europeo di guerra contro i migranti e il processo di esternalizzazione delle frontiere è proseguito indisturbato, tanto che sul modello dell’accordo con la Turchia, oggi l’Ue ripropone un patto con il presidente afgano Ashraf Ghani: in cambio di 4,8 miliardi di euro mascherati da aiuti umanitari, l’Afghanistan deve accettare i rimpatri forzati nel paese e bloccare le partenze. Un altro paese, martoriato da un conflitto armato che provoca milioni di sfollati interni e migranti forzati, viene così considerato dall’Unione come un “paese sicuro”.

Rimarremo perciò in Grecia fino alla fine del mese di ottobre per raccogliere e narrare, un’altra volta, le storie degli uomini e delle donne che sono rimasti intrappolati. Daremo voce e spazio anche alla solidarietà diffusa che caparbiamente è rimasta al loro fianco e che resiste ad un clima generale sempre più pesante. Al tempo stesso, sarà per noi il primo passo per ridefinire gli obiettivi e i luoghi di approdo della campagna overthefortress, e continuare a denunciare le nefandezze delle politiche europee, per rivendicare libertà di circolazione, condizioni di accoglienza dignitose ed il rispetto dei diritti fondamentali.

Il prossimo approdo sarà nel sud Italia, tra luoghi di sbarco, identificazione, sfruttamento lavorativo, pratiche di solidarietà e buona accoglienza.

Overthefortress against any border

Info e contatti: [email protected]