Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Corriere di Verona del 4 giugno 2006

Gli invisibili: «Cisl, Cgil e Uil? Basta, facciamo da soli»

Nasce a Verona il sindacato europeo di migranti e precari. «I problemi non si delegano»

di Angiola Petronio

Sala Lucchi gremita. Alla base le esperienze della rivolta dei clandestini americani e delle periferie parigine. «Una nuova fase del movimento globale»

Verona – «I problemi non vanno delegati. Basta con l’autocommiserazione. Basta delegare agli altri, Cgil, Cisl, Uil in primis, i nostri problemi. Dobbiamo creare un sindacato di base per risolvere, noi che li viviamo, i nostri problemi».
E’ un grido di lotta «senza se e senza ma», quello che ha lanciato ieri da Verona Moustapha Wagne, segretario generale del coordinamento migranti confederato alle rappresentanze sindacali di base.
Un esempio, quel coordinamento tra i primi in Italia a diventare sindacato e che ora tra Verona e provincia conta quasi 2.500 iscritti, che da ieri è diventato la base per creare un sindacato a livello europeo.
Ma non un sindacato «relegato» ai migranti. Un sindacato aperto, con una valenza europea, dedicato e autogestito dagli I.W.W. gli invisible workers of the world, i lavoratori invisibili del mondo.
Tutti coloro, al di là dei confini e delle provenienze
etniche, che non avendo riconosciuti i diritti di cittadinanza e di lavoro, finiscono nell’«ombra nera» di una macchina sociale che non li riconosce.
A Verona, ieri per la prima volta, si è assistito a qualcosa di non ancora conosciuto nello stesso mondo sindacale. La creazione di una «rete» trasversale che ha nel precariato, quello lavorativo ma anche di vita, il suo snodo. Così nell’assembela di sala Lucchi, si sono trovati gli «invisibili» del mondo, ma anche quelli della Sicilia, del Nord Est, accomunati da quei diritti non riconosciuti. Con la stessa voglia di «desalambrar», di «buttare giù» come vuole lo slogan dell’assemblea, chi i muri dei confini, chi quelli della precarietà, che spesso convivono nelle stesse persone.
Sono arrivati da tutto il Nord Italia, dai centri sociali del
Nord Est, dalle realtà autocostituite e autogestite anche della Toscana, Emilia e Lazio, Spagna, Francia e Germania,
riempiendo i quattrocento posti della sala e mettendo anche
delle sedie all’esterno per seguire i lavori di quella che è
stata un’«assemblea costituente» che ha come base per il nuovo sindacato europeo «la costruzione delle rivendicazioni
contro lo sfruttamento sul lavoro e le discriminazioni, per il reddito e i diritti».
Una rete, quella degli I.W.W. che parte dalle esperienze degli «indocumentados» che si sono mobilitati il primo maggio
nelle metropoli americane e passa dai «banlieusards» parigini. «Due eventi – è emerso dal documento approvato in sala Lucchi – che disegnano le coordinate di una nuova fase del movimento sociale.
Insorgenze che marcano il nuovo terreno della battaglia per i diritti sociali». Diritti le cui richieste hanno preso le
mosse ieri da sala Lucchi.
In una città, Verona e in una regione, il Nord Est, «locomotive» economiche d’Italia il cui carbone che le alimenta è spesso composto dal lavoro degli immigrati
e dei precari.
«E’ tempo di dare vita a una rete degli invisibili e dei precari che agisca sui nostri territori come parte e come punto di snodo di uno spazio europeo delle
lotte e del conflitto. Si tratta di coniugare autorganizzazione sindacale, resistenza sociale, lotta al razzismo e battaglia sui diritti.
La disobbedienza sociale e l’azione diretta, l’occupazione di case, il blocco degli sfratti e la resistenza al razzismo, l’autorganizzazione dei conflitti di lavoro, il lavorare politicamente alla costruzione di reti europee e transnazionali di movimento, rappresentano la base sulla quale muoverci e la direttrice per un nuovo percorso». Che ieri è partito da Verona.

La base

Dobbiamo creare una rete per risolvere noi, che li
viviamo, i nostri conflitti.
Basta con i sindacati confederali. Dobbiamo essere protagonisti

Il movimento

Si tatta di coniugare autorganizzazione sindacale, resistenza
sociale, lotta al razzismo e battaglia sui diritti

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Il seminario

Docenti da tutta Europa per il «diritto di fuga»

Verona – Si chiama «Uninomade» ed è una rete di ricercatori e docenti che «stanno dentro e fuori le università».
Ne fanno parte i relatori che ieri mattina, in sala Lucchi, hanno dato vita a un seminario «per fare il punto sui processi immigratori in Italia, Europa e su scala
globale». Al tavolo ieri mattina c’erano Judith Revel, della Sorbona di Parigi, insegnante anche in un liceo delle «banlieu», Javi Toret dell’università di Siviglia, Manuela Bojadzijev di Francoforte, Sandro Mezzadra di Bologna e Sandro Chignola dell’università di Padova. «E’ importante che la rete europea contro la precarietà e il razzismo, per i diritti sociali del lavoro migrante e precario – ha spiegato Chignola – parta da Verona dove negli ultimi due anni c’è stato un fenomeno come quello dell’autorganizzazione dei migranti in un coordinamento che poi è diventato un sindacato federato alle rappresentnate di base.
Adesso è arrivato il momento che questa esperienza venga messa in rete con altre realtà e che tutto il Nord Est conosca un passaggio più spinto in questo senso».
«C’è una crisi complessiva del modello immigratorio europeo – ha detto Mezzadra – Nel Nors Est è sentito il problema dell’”approvvigionamento” della mano d’opera, ma se non si riconoscono i diritti si ha solo un processo di “inclusione differenziale” dei migranti, che porta a fenomeni di rivolta sociale».
(an. pe.)

La giornata

La musica delle banlieus come colonna sonora
Cous-cous e dolci arabi per la «colazione di lavoro»

Verona – Dalla Francia a Verona.
Quello che ha fatto da colonna sonora alla giornata degli I.W.W. è un cd che Oltralpe sta spopolando. Un cd di musica rap. Rapper francesi che hanno prodotto la loro musica
per finanziare la rivolta delle «banlieus» parigine.
Rap venduto a 10 euro a Cd che andranno intermanete a finanziare gli incidenti esplosi nelle periferie parigine, a ottobre, dopo la morte di due ragazzi marocchini.
Il cd dei rapper francesi, intitolato «Police par tuou, justice nulle part», ha valicato i confini ed è arrivato a Verona tramite la «rete di distribuzione» che fa capo a Radio
Sherwood, al centro sociale padovano Pedro e a quello veneziano Rivolta.
Ieri, per tutto il giorno, sala Lucchi e i suoi quattrocento
posti a sedere, sono diventati uno spicchio di mondo, non
solo etnico, ma anche sociale e culturale. Che durante i lavori del mattino si è confuso con un altro emisfero altrettanto multietnico, quello del marcato dello stadio.
La musica di protesta e autofinanziamento dei rapper francesi ha lasciato il posto a quella di un gruppo senegalese. Quattro «vu cumprà» che vivono e lavorano a Venezia, la città dove il fenomeno dei venditori abusivi registra i numeri più alti del Veneto. E’ stata soprattutto la musica a fare da «collante» alla giornata. Una musica che, in serata, ha portato le sue note in un altro luogo simbolo dell’immigrazione in terra scaligera, in quella piazza Isolo a ridosso di Veronetta, il quartiere con la maggiore presenza di immigrati della città.
Ma la «comunicazione» all’assemblea degli Invisible workers of the world è passata da un altro luogo che da sempre, per antonomasia, unisce le culture. La tavola. In particolare
quella araba. Il cous-cous con la verdura e la carne e i dolci a base di cocco e miele sono stati la base della «colazione di lavoro» di chi ha assistito all’assemblea.
Le storie, le etnie, si sono intessute nella sala. «Migranti» da ogni parte del mondo, per varcare confini che per molti significano se non una vita una sopravvivenza migliore, ma anche da ogni parte d’Italia, per ribadire e chiedere i propri diritti.
Tra di loro anche il leader della sinistra antagonista veneta, Luca Casarini. «Oggi qui ci sono degli invisibili
che si stanno rendendo “visibili”», l’assessore alle politiche sociale del Comune di Venezia, Beppe Caccia. «Qui
non si parla della solita associazione antirazzista, etnica
o dei banchi solidali con la gente di colore. Qui si crea una rete dove le persone che ne fanno parte hanno le stesse
rivendicazioni». Al convegno dei docenti universitari europei della mattina hanno partecipato anche la senatrice di Rc Tiziana Valpiana e il consigliere comunale Fiorenzo
Fasoli.
Poi, per tutto il giorno, di politici all’assemblea europea degli I.W.W. non c’è stata neanche l’ombra.