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Grecia – Sgomberato l’Eko Station Camp

La No Border Radio ha seguito fino all'ultimo le fasi dello sgombero: fermati e poi rilasciati gli attivisti

Foto tratte da Macao

L’Eko Camp è stato sgomberato ieri. Dopo lo sgombero di Idomeni, il campo informale, sorto sei mesi fa nei pressi di una stazione di servizio, con la chiusura del confine greco macedone era l’ultima zona, nelle vicinanze della frontiera, rimasta libera e autogestita. Qui moltissimi migranti si erano trasferiti in seguito allo smantellamento di Idomeni, con loro erano arrivati gli attivisti e volontari, tanto che il campo era diventato in poco tempo una piccola cittadella fornita di tutti i servizi necessari. Un luogo ricco di mutualismo e solidarietà, un laboratorio sociale di convivenza e di resistenza.
La No Border Radio, in queste ultime due settimane, era attiva all’interno di questo campo, amplificando le parole e la musica dei rifugiati, le loro storie e rivendicazioni, i sogni e le speranze. Fino all’ultimo molti attivisti internazionali sono rimasti nel campo, tanto che la polizia, al fine di silenziare ed oscurare le fasi dello sgombero, li ha fermati e trasferiti in caserma a Polykastro. Una volta identificati, li ha poi rilasciati quando lo sgombero era pressoché terminato.
I migranti, invece, sono stati deportati verso uno dei campi gestiti dai militari, probabilmente nei pressi di Salonicco.
I report realizzati dalla staffetta overthefortress nei campi allestiti dal governo e gestiti dall’esercito greco, ci ricordano come queste deportazioni non facciano altro che peggiorare ulteriormente le condizioni di vita dei migranti, di rendere ancor più precaria la loro esistenza, ma soprattutto di depontenziare quella capacità di cooperazione ed autorganizzazione che in questi mesi è stata il vero elemento di costruzione di vita comune e, al tempo stesso, di rottura della monotona vita dei campi.
E’ chiaro, oramai, che le motivazioni del governo greco per smantellare i campi informali non sono umanitarie. Gli sgomberi e le deportazioni forzate hanno invece un duplice significato: prima di tutto far tornare nell’invisibilità migliaia di persone che hanno lanciato una sfida pubblica al regime dei confini europei, in secondo luogo cooptare e normalizzare all’interno di campi gestiti dalla polizia (come peraltro già avvenuto lo scorso inverno in Croazia e Slovenia) quelle forme plurali di solidarietà che si sono attivate per supportare i migranti. Avere centinaia di volontari che gratuitamente si occupano dei servizi ai migranti, senza criticare l’operato del governo e dell’Unione, è uno scenario che va contrastato culturalmente e politicamente lavorando sulle alternative possibili, rivendicando ed esigendo la libertà di movimento, e facendo conoscere le esperienze di mutualismo nate a Salonicco ed Atene.
La No Border Radio si prende una piccola pausa per riorganizzarsi e capire come essere ancora utile in un contesto che sta rapidamente cambiando.

POSTCARD FROM EKO CAMP di Macao