Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

A cura di Milena Zappon - Redazione del Progetto Melting Pot Europa

I centri di detenzione e il prato all’inglese

A sentire le parole del ministro per i rapporti con il Parlamento, Giovanardi, viene voglia di farsi rinchiudere nel centro di detenzione di Modena, struttura all’ultimo grido, moderna ed efficiente.

Dopo aver visitato il centro nei giorni scorsi, l’esponente del governo ha dichiarato: “ho constatato quanto siano lontani per difetto i servizi per i malati nei nostri ospedali rispetto agli standard d’ avanguardia di questo centro” e dulcis in fundo” : ”I locali sono forniti di riscaldamento e di aria condizionata d’ estate, televisione satellitare in ogni camera. I clandestini trattenuti sono liberi di muoversi all’ interno dei locali assegnati o nel cortile con prato all’ inglese”.

Queste frasi sono state rilasciate dopo che il Vescovo di Modena aveva dichiarato di essere contrario al cpt per migranti nella sua città perché :”sembra più vicino ad un carcere che al concetto di accoglienza”.
Accoglienza? Ma i cpt non devono essere un luogo di accoglienza – ribadisce il governo -ma un centro di trattenimento!

Altra perla lanciata da Giovanardi al vescovo è che il centro detentivo, essendo gestito da personale fornito dal volontariato, è dotato anche degli aspetti umanitari. Insomma cosa si vuole di più.
Non bastano i no global a rompere le scatole contro questi lager ora si mettono pure i preti! Probabilmente questo è il pensiero che deve aver sfiorato Giovanardi quando ha letto le dichiarazioni del vescovo di Modena, visto che si è scomodato a visitare il centro per cercare di smorzare le polemiche.

La realtà, lo sappiamo, non è minimamente vicina al quadro fatto dal ministro Giovanardi. Vediamo di fare il punto con le ultime notizie che parlano di giornalisti che si sono visti negare la possibilità di entrare in alcune strutture per dei reportage, maltrattamenti finiti sulle cronache dei giornali, immigrati che si dovranno autoespellere perché nei centri detentivi non c’è più posto.

E’ del 16 gennaio la notizia che il questore di Roma ha ordinato a un cittadino equadoregno di lasciare l’Italia entro 5 giorni dalla notifica di espulsione perché non era possibile internarlo in un centro non essendoci disponibilità di posti.
Il settimanale Avvenimenti denuncia che il ministero dell’interno ha negato a dei loro giornalisti di entrare, dopo le domande inviate a prefettura e questura, all’interno del centro di detenzione di Modena e Agrigento. Il motivo? Il Viminale, per una questione di privacy, non concede più alla stampa la possibilità di entrare in un centro di permanenza e di parlare con gli immigrati. Per non turbare, a detta di una funzionaria, ‘queste povere persone che dopo aver affrontato viaggi tanto dolorosi e’ meglio che non vengano disturbate dai giornalisti.

E continua l’inchiesta della magistratura di Lecce sulle violenze subite dagli immigrati trattenuti all’interno del centro Regina Pacis, unico esempio di lager gestito dalla curia locale. Vale la pena ricordare che i fatti si riferiscono a episodi di maltrattamenti che si sarebbero verificati nel centro nel novembre 2002 dopo un tentativo di fuga da parte di un gruppo di immigrati. Secondo quanto denunciato dai maghrebini, coloro che avevano tentato di fuggire furono poi puniti fisicamente e anche costretti, malgrado fossero musulmani, a mangiare carne di maiale cruda, violando cosi’ le prescrizioni della loro religione. Oltre a don Cesare lo Deserto, responsabile della struttura, sono indagati alcuni suoi collaboratori e alcuni carabinieri impegnanti nel turno di sorveglianza della struttura. Il pm ritiene di dovere procedere con l’ incidente probatorio per acquisire in modo definitivo le testimonianze delle persone offese, considerato che queste prove ”appaiono rilevanti per la decisione dibattimentale”.

In questo contesto (strutture che scoppiano, all’interno condizioni di vita disumane) il governo, con una circolare ed un finanziamento previsto dalla legge finanziaria 2003, ha previsto l’allestimento di nuovi centri.

E’ sempre bene ricordare che si tratta di strutture in cui vengono rinchiuse persone che non hanno commesso nessun reato e per questo anticostituzionali. Spacciati come il tocca sana contro l’immigrazione clandestina, a cinque anni dalla loro istituzione, hanno ampiamente dimostrato che non servono a niente. A confermarlo sono gli stesi dati ufficiali.
Ma i centri di detenzione, ieri per la legge Turco-Napoletano oggi ancor di più per la Bossi-Fini, sono alla base del concetto di gestione del fenomeno migratorio cioè una questione esclusivamente di ordine pubblico.
E così ci saranno sempre più centri in cui la gente viene ammassata come bestie ma spacciati come hotel a cinque stelle, perché l’importanza non è la sostanza ma esclusivamente la forma con cui si presenteranno, da oggi in poi, questi lager.Magari dipinti di rosa e con il prato all’inglese.

Il movimento dei movimenti ha per questo un compito molto importante da sbrigare. Non solo battersi per la chiusura delle strutture esistenti ma fare in modo che non ne vengano aperte altre.