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I rifugiati siriani: siamo stati ingannati e deportati in Turchia

Patrick Kingsley e Eiad Abdullatif, The Guardian - 1 novembre 2016

Photograph: Family Photo

Un gruppo di rifugiati siriani tra cui una coppia con quattro figli piccoli detenuti in Turchia dichiarano di essere stati deportati con l’inganno dalla Grecia il mese scorso, senza che le loro richieste d’asilo venissero esaminate.

Nel primo caso di questo tipo dall’entrata in vigore dell’accordo UE-Turchia sui migranti, almeno otto siriani sarebbero stati rimandati in Turchia nel mese di ottobre, nonostante avessero presentato richiesta d’asilo in Grecia.

Le accuse indeboliscono le basi legali dell’accordo UE-Turchia, raggiunto in marzo con il presupposto che tutti i rifugiati avrebbero avuto accesso a una procedura d’asilo imparziale una volta sbarcati in Grecia.

Secondo i documenti che i richiedenti hanno mostrato al Guardian, i rifugiati sbarcati in Grecia il 9 ottobre avevano inizialmente ricevuto la possibilità di fare richiesta d’asilo.

Ma 11 giorni dopo, prima che le loro richieste potessero essere esaminate completamente, dicono di essere stati ingannati dalle autorità greche ed europee e deportati in Turchia.

Non ho mai saputo che sarei stato deportato in Turchia”, dice Lawand Haji Mohamad, 33 anni, siriano di Kobane, arrivato in Grecia con la moglie e i quattro figli, tutti sotto i cinque anni.

La polizia, infatti aveva detto alla sua famiglia che sarebbero stati portati nell’entroterra greco. “I poliziotti ci hanno detto: lasciate la cena, raccogliete le vostre cose, vi portiamo in caserma stanotte e domani mattina ad Atene”, ha detto Haji Mohamad al telefono da un centro di detenzione nel sud della Turchia chiamato Düziçi.

Dopo essere saliti a bordo di un aereo accompagnati dai funzionari del governo greco e dell’agenzia per il controllo delle frontiere europee, Frontex, i siriani dicono di non aver ricevuto nessun’altra informazione. Hanno avuto il sospetto di essere stati deportati contro la loro volontà solo all’arrivo ad Adana, Turchia.

Quando siamo arrivati e abbiamo visto la bandiera turca eravamo sconvolti”, dice Haji Mohamad. “Ci fidavamo della polizia, ma ci hanno ingannati e non ho idea del perché”.

Da allora sono stati trattenuti per quasi due settimane a Düziçi. “Ci troviamo in una situazione molto brutta”, dice un secondo siriano di un’altra famiglia, al telefono dal campo. “I bambini sono molto malati, i più piccoli hanno problemi respiratori. Per favore aiutateci”.

Alcuni dei siriani vengono da Kobane, la città curda che tempo fa è stata brevemente oggetto dell’attenzione occidentale, dopo essere stata in gran parte distrutta nei combattimenti contro l’Isis.

Il governo greco ha dichiarato via email di aver cominciato ad esaminare le richieste. Un portavoce di Frontex ha confermato che dei funzionari europei erano a bordo del volo, ma ha aggiunto che Frontex non può essere incolpata di alcun errore. “Tutte le decisioni sui rimpatri vengono prese dalle autorità nazionali” ha detto il portavoce. “Il nostro ruolo è quello di fornire mezzi di trasporto, scorta, traduttori e personale medico qualificato”.

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha espresso preoccupazione per la situazione. Amnesty International teme che questo caso sia parte di un tentativo più ampio di deportare i siriani fuori dall’Europa ‘ad ogni costo’, in violazione delle leggi europee ed internazionali.

L’accordo UE-Turchia, unito alla chiusura del corridoio umanitario nei Balcani, ha causato la drastica diminuzione dei flussi migratori nell’Europa orientale a partire dallo scorso marzo. Tuttavia, le autorità greche ed europee temono un nuovo aumento dei numeri se i profughi deportati in Turchia saranno troppo pochi.

John Dalhuisen, direttore europeo di Amnesty, ha dichiarato: “Si tratta nel migliore dei casi di incompetenza, nel peggiore siamo davanti ad un cinico tentativo da parte delle autorità, sotto enormi pressioni dell’Unione Europea, di deportare i rifugiati siriani fuori dal paese ad ogni costo. Dev’essere urgentemente aperta un’indagine, i rifugiati devono poter tornare in Grecia e il loro ricollocamento in altri Paesi dell’Unione Europea dev’essere seriamente preso in considerazione”.

Nonostante questi siano i primi siriani ad essere deportati senza poter accedere alle procedure per la richiesta d’asilo dall’entrata in vigore dell’accordo UE-Turchia, si ritiene che almeno 12 persone di altre nazionalità siano state deportate per errore in aprile.

A queste 12 persone non è mai stato permesso di tornare in Europa, ma i siriani attualmente detenuti a Düziçi sognano di avere una seconda possibilità. “C’è qualche speranza di poter tornare in Europa?” chiede uno di loro in un recente sms.

I siriani non sono in pericolo di vita in Turchia, la quale ospita più rifugiati di ogni altro Paese. Tuttavia, non gli vengono riconosciuti i diritti di cui dovrebbero godere secondo le leggi internazionali. Nonostante alcuni cambiamenti legislativi, la maggioranza non ha ancora il diritto di lavorare, e centinaia di migliaia di bambini siriani non hanno accesso all’istruzione.