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I sindaci dell’accoglienza degna

In Veneto ci sono anche sindaci che accolgono. Due di loro erano presenti alla manifestazione di Venezia

Photo credit: Marta Deli (Sherwood Foto), Side by side - 19 marzo 2017, Venezia

Ci sono anche sindaci che dicono di sì. Ci sono anche sindaci che preferiscono gettare ponti piuttosto che alzare muri. Pochi, magari, ma ci sono. E alla fin fine, quando si tratta di tirare due conti, sono loro ad avere in mano le carte migliori.
Due di loro, hanno sfilato con tanto di fascia tricolore alla manifestazione Side By Side che, domenica scorsa su invito di #OverTheFortress e Melting Pot, ha colorato di speranza le calli di Venezia. Tanto per ribadire che il Veneto non è soltanto la terra dei leghisti, dei forconi e delle barricate incivili e vergognose.
Sono Alessandra Buzzo, prima cittadina di Santo Stefano di Cadore, e Franco Balzi, suo omologo a Santorso, nell’alto Vicentino. Dai monti alla pianura, luoghi e storie diverse per un unico percorso di accoglienza.
Diamo voce ai loro racconti in una sorta di intervista incrociata, così come loro hanno saputo incrociare, senza paure e senza preconcetti, le loro vite e le loro cariche amministrative con i bisogni dei richiedenti asilo e le aspettative dei loro concittadini ed elettori.

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Alessandra Buzzo
Il 13 maggio 2011, di pomeriggio, stavo lavorando nella mia scuola – io sono impiegata nell’amministrazione – e mi chiama il prefetto per dirmi che, quella sera stessa, sarebbe arrivato nel mio paese un pullman con 90 profughi. Sono rimasta senza parole. Mi avessero dato perlomeno una giornata intera di preavviso. Invece me lo hanno comunicato poche ore prima dell’arrivo. E poi ho capito perché lo hanno fatto. Era una specie di punizione perché, quando la prefettura convocava i sindaci della provincia per discutere sull’emergenza umanitaria in corso, tutti dicevano di no, che nei loro paesi avevano già troppi problemi e non ne volevano altri. Io ero l’unica a ribadire che di fronte a tali tragedie non ci sono alternative e neppure calcoli politici che tengano. Chi ha bisogno va aiutato e basta. E così, alla prima emergenza, tutti i profughi che avrebbero dovuti essere distribuiti nell’intera provincia, li hanno mandati da me. ‘Vediamo come se la cava ora’ devono aver pensato.

Franco Balzi
Il mio Comune non si è mai tirato indietro sul fronte dell’accoglienza. Sin dal 2002 è capofila di un progetto Sprar che coinvolge 12 paesi dell’Alto Vicentino e che ha saputo seguire più di 400 migranti. A Santorso, li abbiamo ospitati in appartamenti e affidati ad una associazione seria, Mondo nella Città, che ha maturato una lunga esperienza su questo settore e ha saputo costruire percorsi virtuosi ed efficaci per i migranti. Io vengo dalla cooperazione sociale, dove ho lavorato per oltre trent’anni. Bisogna stare attenti a scegliere con i criteri giusti chi deve occuparsi di accoglienza. Soprattutto bisogna saper distinguere le cooperative serie e motivate dalle cooperative delinquenziali che speculano e sono interessate solo al business. A Santorso lo abbiamo saputo fare e il mio Comune è diventato un punto di riferimento per le politiche di accoglienza. Poi, nell’agosto del 2014, tutto il sistema va in cortocircuito. Di punto in bianco, la prefettura mi chiama per avvertirmi che hanno requisito un albergo per dare alloggio ad un centinaio di migranti e affidato la gestione ad una cooperativa che neppure avevo mai sentito nominare.

Alessandra Buzzo
Là per là, mi venne la tentazione di rispondere alla prefettura che non se ne parlava nemmeno. Che non potevano spedirmi 90 persone dalla sera alla mattina… ma poi ho pensato a cosa avrei voluto che un sindaco facesse se fosse toccato ad uno dei miei figli scappare dalla guerra. Così mi sono fatta coraggio e, grazie ad un gruppo di volontari, ho sistemato 90 brande e preparato 90 pasti, immaginando che, oltre che stanchi, quei ragazzi dovevano essere anche affamati. Li abbiamo accolti così, al meglio che abbiamo potuto. Ragazzi, ho detto loro, noi cercheremo di aiutarvi per quanto possiamo. Voi cercate di non darci problemi. Non me ne hanno dati. Né quelle volta, né dopo.

Franco Balzi
E così, a Santorso, è andato in scena una specie di esperimento. In un solo paese di circa 5700 anime, sono state avviate due pratiche parallele: l’accoglienza diffusa e consolidata gestita dal Comune e quella emergenziale gestita dalla prefettura. Quale fosse quella migliore e più efficace sotto tutti i punti di vista, apparve subito chiaro a tutti. Così la mia amministrazione è stata in prima fila nella battaglia a favore di una accoglienza degna e diffusa. Una battaglia che si è conclusa nel settembre del 2015, quando lo Stato si è improvvisamente ricordato che esisteva lo Sprar e ha lanciato un protocollo di intesa che riprendeva anche la nostra proposta di introdurre un dato quantitativo: tre richiedenti asilo, secondo quanto riportato nel decreto che dovrebbe essere approvato dal Senato, per ogni mille abitanti. Un limite che consente al Comune non solo di farsi carico di un problema umano uscendo dalla logica emergenziale ma anche di avviare percorsi di vera accoglienza.

Alessandra Buzzo
I problemi non mi sono venuti dai profughi ma da alcuni concittadini spaventati dalla presenza di queste persone con una pelle di colore diverso dalla loro. Alcuni genitori mi organizzarono un picchetto davanti alla mia scuola. Finimmo anche nei giornali locali quando alcune mamme chiesero al parroco di non dare la comunione ai loro figli con le mani con le quali avevano toccato i migranti. Che assurdità! Ma alle amministrative del 2014 fui confermata sindaca anche per il secondo mandato. Credo di essere stata premiata per la coerenza con la quale affronto i problemi di Santo Stefano ma anche perché questi 90 ragazzi si rivelarono sin da subito una risorsa per tutti, ad esempio, ridipingendo l’anagrafe e il municipio. Affittando le case di alcune signore anziane, contribuiscono al pagamento della retta della casa di riposo. E poi ci sono stati anche tre matrimoni e la nascita di alcuni bambini. In una valle che ha il problema dello spopolamento non è poco. Senza contare che uno di questi bambini è mio nipote! Mia figlia infatti ha sposato uno di questi ragazzi in fuga. I Modena City Ramblers ci hanno scritto pure una canzone.

Franco Balzi
I giornali e le televisioni preferiscono fare leva sulla paura e agitare lo spettro dell’invasione. Fanno poca notizia storie come quella di Santorso, dove l’accoglienza si è rivelata una risorsa e tutti hanno potuto capire che i migranti sono tutt’altro che delinquenti incalliti ma persone come noi, e possono essere integrati in lavori di pubblica utilità come la manutenzione di sentieri montagna, la tutela ambientale o l’accompagnamento di anziani.
Concetti difficili da far capire a tanti colleghi sindaci che preferiscono cavalcare l’onda della paura? Bisogna rendersi conto che i miei non sono discorsi buonisti ma pragmatici, piuttosto. A Santorso abbiamo aperto una porta e tutti possono vedere che l’accoglienza diffusa e responsabile, con l’amministrazione comunale protagonista, è anche la soluzione più pratica. Fosse solo perché evita di vedersi scavalcare dalle logiche emergenziali che, come abbiamo constatato, portano solo risultati disastrosi per tutti. E questo dovrebbero capirlo anche i sindaci che oggi sanno dire solo di no.

Riccardo Bottazzo

Sono un giornalista professionista.
La mia formazione scientifica mi ha portato a occuparmi di ambiente e, da qui, a questioni sociali che alle devastazioni dei territori sono intrinsecamente legate. Ho pubblicato una decina di libri tra i quali “Le isole dei sogni impossibili”, edito da Il Frangente, sulle micronazioni dei mari, e “Disarmati”, edito da Altreconomia, che racconta le vice de dei Paesi che hanno rinunciato alle forze armate. Attualmente collaboro a varie testate cartacee e online come Il Manifesto, Global Project, FrontiereNews e altro.
Per Melting Pot curo la  rubrica Voci dal Sud.