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da Il Manifesto del 3 luglio 2004

Il Viminale non fa passi indietro: “La nave non deve entrare” di Cinzia Gubbini

Un muro invisibile divide la Cap Anamur e i trentasette profughi sudanesi dalle coste italiane. Ma è un muro inflessibile: il ministero dell’interno italiano, che sta gestendo la vicenda, non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro. La nave tedesca non deve oltrepassare il confine italiano e per accertarsene ieri, per tutto il giorno, un pattugliatore della Guardia costiera, uno della Guardia di finanza e una corvetta della Marina militare – più un elicottero che ha volteggiato continuamente sopra le teste dell’equipaggio – hanno vigilato che lo scafo non oltrepassasse le 12 miglia. La situazione è tesa tant’è che l’imbarcazione che ieri ha protato aiuti all’equipaggio – a bordo c’erano il deputato regionale Micchiché, Emilia Tornatore di Emergnecy, Fulvio Vassallo dell’Asgi, l’avvocato Giovanni Annaloro e Enrico Montalbano dell’Osservatorio sull’immigrazione di Agrigento -ha deciso di non avvicinarsi alla nave tedesca. E’ stato il presidente della Cap Anamur, Elias Bierdel, a recuperare l’acqua, il latte, il pane che iniziano a scarseggiare. Ieri la ong ha presentato formale protesta all’ambasciata tedesca a Roma e si sa che il governo di Berlino si sta interessando alla vicenda. Di sicuro, però, per ora né la Germania né l’Italia hanno intenzione di mettersi a battibeccare su questa vicenda che – come sottolineano quelli della Cap Anamur – chiama in causa tutta Europa e non solo il governo italiano. Quello che chiede la ong è una sorta di «sbarco umanitario». Oltre che richiedenti asilo, i sudanesi in questione sono naufraghi, tratti in salvo dalla nave tedesca mentre tentavano di raggiungere l’Italia a bordo di una delle ben note barchette con cui si copre il tratto di mare che va dalla Libia alle coste siciliane.

Il gesto della Cap Anamur mette l’Europa di fronte a un bel dilemma: come si fa a voltare le spalle a un gruppo di persone che stava per fare naufragio e solo per miracolo è stato tratto in salvo da una nave? D’altro canto il ministero dell’interno si fa i conti in tasca: se permette l’ingresso alla nave umanitaria, chi assicura che non si moltiplicheranno casi del genere? Ed ecco che la logica del controllo dell’«immigrazione clandestina» mostra la corda. Possono essere considerati clandestini dei naufraghi? Non a caso il Viminale mantiene il più stretto riserbo, mica facile giustificare una presa di posizione del genere. La deputata di Rifondazione comunista Elettra Deiana tenta invano da due giorni di mettersi in contatto con le massime autorità che gestiscono la politica di frontiera: «Finora nessuna risposta, mi sembra molto grave e francamente non mi è mai successo».

«Dal punto di vista giuridico la situazione è complessa. Ma non mi sembra il caso di attaccarsi a cavilli giuridici o burocratici. La ne va fatta attraccare in porto punto e basta», commenta il parlamentare di Rifondazione comunista Giuliano Pisapia. Anche il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) , che sin dall’inizio si è interessato della vicenda dalla parte italiana, lancia un appello affinché si trovi una soluzione rapida. «Chiediamo che tutti mettano al primo posto la vita dei trentasette profughi – osserva Cristopher Hein, direttore del Cir – Tutti devono ragionare su criteri concreti e non astratti. Prima di tutto vengono le vite di queste persone che non possono continuare a galleggiare in mare. Chiediamo: è il caso di chiedere alla nave di tornare a Malta, dove non è più, o di dirigersi in Germania, dove deve ancora arrivare, oppure di attraccare in Italia, dove si trova? La soluzione più logica sembra essere quest’ultima».