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Il codice di distrazione di massa. Ovvero dell’arte di accusare le Ong per nascondere l’inferno dove rimandare i migranti

Valerio Cataldi, Articolo 21 - 11 agosto 2017

Photo credit: Kenny Karpov/SOS MEDITERRANEE

Cinque Ong su otto, hanno firmato il codice di condotta del Viminale”. Il messaggio è chiaro, serve a dimostrare chi sta vincendo il braccio di ferro sulle “regole da adottare nel Mediterraneo”. Vince il Viminale che ha convinto la maggioranza delle Ong a stare dalla sua parte. Questo appare dalle cronache di queste ore. Ha poca importanza se il contenuto del codice è cambiato radicalmente e se, per come oggi è stato trasformato su pressione della quinta Ong che ha firmato, è diventato un foglio inutile che non cambia di una virgola le regole che c’erano prima, le regole del diritto internazionale, le regole del mare. Sos Mediterranee, la quinta Ong, ha chiesto ed ottenuto di allegare al codice un “addendum” che risolve i nodi principali della discussione ovvero la presenza degli agenti armati a bordo e del divieto ai trasbordi su altre barche dei migranti soccorsi.

Risolve i nodi nel senso che li elimina: non c’è più l’obbligo di far salire uomini di polizia giudiziaria armati a bordo e non c’è più il divieto ai trasbordi.

Improvvisamente dunque, scompaiono i due elementi centrali di tutta la polemica che da settimane occupa le prime pagine dei giornali e le discussioni nei bar di questo nostro strano paese. “se non vogliono la polizia hanno qualcosa da nascondere” si diceva. Ma adesso la polizia armata non è più un elemento così importante da imporre a bordo delle navi Ong. Tutto ritorna, come era prevedibile ed inevitabile, sotto il controllo della guardia costiera, come se nulla fosse. Cinque Ong su otto hanno aderito ad un codice che, sostanzialmente, non c’è più. Ma perché allora, tanto rumore fino ad oggi?

I titoli di giornali e telegiornali sono fatti di slogan e di numeri che non aiutano a capire. Domandarsi chi ha vinto è inutile, non c’è alcuna risposta che abbia un senso.

Ma se si guarda oltre si vede un orizzonte diverso e si scopre che proprio oggi un cambiamento netto c’è già stato ed è armato fino ai denti. La Libia minaccia esplicitamente di conseguenze le Ong che dovessero avvicinarsi alle coste della Libia entro le 100 miglia.

Una minaccia che arriva dopo diversi episodi di raffiche esplose a scopo intimidatorio e messaggi radio dal medesimo contenuto. La Libia si sta prendendo con la forza e con la minaccia, il controllo di uno specchio di mare che va molto oltre le sue acque territoriali imponendo una sorta di coprifuoco a chiunque si avvicini. E lo fa nel giorno in cui le navi militari italiane arrivano a supporto dello marina militare libica, poco importa, a questo punto, se fedeli all’una o all’altra fazione che si contende la Libia. Il paradosso è che oggi si avvera il sogno di Gheddafi di rivendicare il Golfo della Sirte come acque interne della Libia, ma che la comunità internazionale ha sempre considerato acque internazionali. Per anni sono stati i pescherecci italiani a finire mitragliati e sequestrati dalle navi militari libiche per aver invaso la zona di pesca, oggi sono le navi Ong. La differenza fondamentale sta nel fatto che prima si rivoltava la comunità internazionale, oggi invece no.

I libici dicono di aver definito la loro area Sar, la zona dove la ricerca e il soccorso sono di competenza della Libia e nella quale nessuna nave straniera avrà il diritto di accedere salvo una richiesta espressa alle autorità libiche.

Le parole stavolta sono chiarissime e sono da prendere molto sul serio. Tanto che la Guardia Costiera ha diramato oggi un allarme sicurezza e le navi delle Ong sono dovute arretrare.

E adesso davanti alla Libia non ci sono navi di soccorso.

Le partenze sono diminuite, non c’è dubbio, ma le persone non sono scomparse. Semplicemente non le vediamo più. Per adesso non vediamo più nulla di ciò che accade in mare, entro le 100 miglia dalle coste libiche. E non vediamo ciò che accade a terra, in Libia, nelle carceri dove stiamo costringendo a tornare uomini, donne e bambini, riportati indietro nell’inferno corrotto e violento dal quale speravano di essere sfuggiti. Anche se a bordo di un gommone scassato che, probabilmente non sarebbe andato tanto lontano.

Avevano scelto una morte probabile per sfuggire ad una morte certa. Noi abbiamo scelto di riportarli indietro.