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Il focus di SOS MEDITERRANEE: le donne in viaggio attraverso la rotta del Mediterraneo centrale

Photo credit: SOS MEDITERRANEE

Palermo, 8 marzo 2018 – Due anni fa la nave Aquarius del network europeo SOS MEDITERRANEE realizzava il suo primo salvataggio in mare, pochi giorni dopo essere salpata dal porto di Palermo e a appena un mese dalla fondazione dell’associazione SOS MEDITERRANEE Italia, presieduta da Valeria Calandra.

In occasione di questo anniversario, e nella Giornata internazionale della donna SOS MEDITERRANEE intende rendere omaggio a tutte le donne che hanno tentato la traversata nel Mediterraneo a rischio della propria vita con un focus sul viaggio delle donne sulla rotta del Mediterraneo centrale.

Dal 2016 a oggi le squadre di soccorritori di SOS MEDITERRANEE hanno condotto 35 missioni in mare, 159 operazioni di salvataggio, 55 trasbordi. Le donne accolte a bordo della nave Aquarius sono state 4.268, pari al 15% delle 27.173 persone tratte in salvo in questi due anni.

«La traversata è un momento particolarmente pericoloso per le donne, che molto spesso viaggiano al centro del gommone e sono più esposte alle ustioni cutanee e all’asfissia dovuta alla miscela corrosiva di acqua salata e benzina che si accumula sul fondo della imbarcazione. Molte delle donne accolte a bordo della Aquarius inoltre sono state vittime di violenze sessuali durante il loro percorso migratorio, specialmente in Libia», spiega Valeria Calandra, presidente di SOS MEDITERRANEE Italia

La nave Aquarius ha uno spazio dedicato all’accoglienza delle donne e dei loro bambini: lo «Shelter» (Rifugio). Non appena arrivano a bordo, dopo aver tentato di attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna, le donne possono cambiarsi, mangiare, riposare e consultare il team medico.

Vittime di tratta e violenza sessuale lungo la rotta migratoria e in Libia

Nel 2017, l’Aquarius ha effettuato 102 operazioni (salvataggi o trasbordi). Secondo MSF (Medici senza Frontiere) partner medico a bordo, nello stesso periodo sono state 130 le visite per violenza sessuale eseguite dalla equipe medica a bordo. Di queste, 17 hanno riguardato minori di 18 anni.

«Chiediamo loro se sono incinta. Alcune non lo sanno, allora fanno il test. […] Per una donna essere sfruttata in Libia significa lavoro sessuale, venire stuprata, essere picchiata. Ogni donna ha una sua storia, ma tutte le storie raccontano di sfruttamento totale. Si comincia con un test di gravidanza che abbastanza velocemente si trasforma in una visita per violenza sessuale», spiega Alice Gautreau, ostetrica di MSF a bordo della Aquarius.

Il 57% delle vittime proviene dalla Nigeria. Il 42% ha dichiarato di aver subito l’abuso in Libia. Le donne e le ragazze risultano particolarmente vulnerabili al traffico di esseri umani, segnatamente quello finalizzato allo sfruttamento sessuale.

«Prima di arrivare in Libia ci hanno vendute, per lavoro forzato. In Libia ci violentano, ci frustano. Lì i neri non sono niente. Ci rinchiudono e quando qualcuno viene durante la notte perché vuole una donna, danno una di noi. Quindi sì, parti. La libertà non ha prezzo». Così racconta Alexandra, fuggita dalla Libia e spinta in mare su un’imbarcazione di fortuna.

Le nascite a bordo della nave

Mentre gran parte dei bambini nasce o cresce in un centro di detenzione in Libia, il parto a bordo di un bebè rappresenta un evento eccezionale. In due anni ben cinque bambini hanno emesso il primo vagito sulla Aquarius: Alex, Newman, Favour, Christ e Mercy, l’unica (piccola) donna, la cui storia ha ispirato la canzone – «Mercy» per l’appunto – con cui il duo pop Madame Monsieur rappresenterà la Francia all’Eurovision Song Contest 2018.

Il documento integrale “Focus sul viaggio delle donne attraverso il Mediterraneo centrale” con dati e testimonianze delle donne sopravvissute e delle donne che, in mare o a terra, tendono loro la mano, è disponibile sul sito web www.sosmediterranee.org

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Focus sul viaggio delle donne attraverso il Mediterraneo Centrale