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Il negazionista

“I fatti sono abbastanza nebulosi “

I fatti sono abbastanza nebulosi“. Con queste parole il presidente del Consiglio italiano apre la conferenza stampa indetta dopo il vertice di Governo sull’ultima tragedia avvenuta nel canale di Sicilia.

Questa volta Matteo Renzi non poteva tirarsi indietro dal prendere una posizione rispetto alle migliaia di corpi che il mar Mediterraneo sta inghiottendo: non lo aveva fatto pochi giorni fa di fronte a 400 vittime, nè in precedenza. Così come nessun altro politico si era preso il disturbo di spendere due parole sui 950 morti contati nel 2015 prima del naufragio di sabato scorso.

Avevamo già parlato di genocidio nei giorni scorsi parlando dei precedenti naufragi e, come in tutti i genocidi, c’è chi tenta di negare la gravità di questa situazione. Che a farlo sia il primo ministro italiano ci sembra inaccettabile: le parole di circostanza e il viso falsamente contrito non riescono a distrarci dai contenuti del suo discorso. Già nelle prime dichiarazioni, infatti, sembrava quasi indispettito che qualcuno si permettesse di morire nel mar Mediterraneo, rovinandone la bellezza. Parole espresse a caldo, potrebbe obiettare qualcuno, ma nella conferenza stampa indetta successivamente si evince pienamente quale sia il suo pensiero.

Nella ricostruzione storica degli eventi che hanno portato al naufragio, addita come unici colpevoli gli scafisti – descritti come schiavisti – e immagina come unica soluzione la creazione di una forza di polizia sulle coste libiche, per impedire nuove partenze.

Crediamo che sia necessaria – oggi più che mai – una lettura più completa dei fatti, che inizi sottolineando il punto di partenza delle storie di tanti migranti: la guerra, dove l’Europa ha grandi responsabilità.

Non facciamoli partire”: questa la folle soluzione proposta, che equivale condannare a morte migliaia di migranti, ben lontano dagli occhi europei.
Negare la realtà è conveniente,certo: così, l’Italia riesce a ottenere fondi dalla Comunità europea per pagare le nostre forze armate, e tenere pulito il giardino di casa.

Tutti i discorsi sui governi libici, le acque internazionali, Mare Nostrum, i trattati, le competenze… potrebbero essere superati facilmente. La questione è semplicemente una: queste persone che partono in cerca di un futuro migliore, sono o non sono nostri fratelli e sorelle? Se lo sono, andiamoli a prendere, aprendo canali umanitari e costruendo percorsi di accoglienza reale nel nostro Paese.