Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Il primo marzo 2010 può diventare una giornata straordinaria.

Da Treviso per un Primo Marzo 2010 CON TUTTI noi

Dopo i fatti di Rosarno, tutti hanno visto la violenza con cui la mafia e lo stato hanno regolato il bisogno di forza lavoro bracciantile nei campi della Calabria. Vediamo tanta sofferenza e tanta violenza in tutti i nostri territori, quando migliaia di persone sono precarie nel lavoro, nel reddito, nel diritto alla casa od all’istruzione: i migranti sono la punta estrema della precarietà in quanto la loro stessa esistenza può essere dichiarata “illegale”, perché diventano immediatamente da disoccupati a criminali.

Lo sciopero dei migranti, una giornata senza di noi, è un’idea che viene da lontano, dalla Francia, prima ancora dagli Stati Uniti, e prima ancora da moltissime altre battaglie sociali perché, attraverso lo sciopero, chi vive la precarietà, lo sfruttamento, la discriminazione, ha sempre voluto affermare la propria umanità.

Scioperare, non andare al lavoro, a scuola, a fare la spesa, tenere chiusi i negozi, vuole essere un modo per sottrarsi al perverso meccanismo per cui quando i razzisti dicono, VIA GLI STRANIERI, in realtà intendono dire, CHE STIANO QUI MA SENZA DIRITTI, ZITTI E A TESTA BASSA.

Per questo “Un giorno senza di noi”, in realtà vuol dire UN GIORNO con noi, SENZA DISCRIMINAZIONE E RAZZISMO.

Sappiamo di trovarci in una fase di grandissima crisi, non solo economica, in cui le risposte sembrano essere soprattutto di chiusura identitaria, di piccoli gruppi, uno contro l’altro solo per salvare sé stessi, senza solidarietà comune. Vediamo che chi sta al Governo cavalca il razzismo e l’esclusione ma sappiamo anche che la risposta a questa crisi può arrivare solo da un percorso comune con i nostri simili, gli altri precari, che non arrivano nemmeno alla seconda settimana del mese.

Per questo “Un giorno senza di noi” non può essere uno sciopero etnico, ma potrebbe diventare UNA GIORNATA CON TUTTI NOI, uno SCIOPERO SOCIALE di precari, studenti, pensionati, casalinghe, badanti, migranti, giovani.

Perché quello che tutti noi abbiamo in comune sono questo territorio e la precarietà; perché vorremmo trovare la capacità di creare comunità aperte, fondate sulla volontà di costruire un territorio vivibile, giusto e degno per tutti, un mondo in cui ci sia posto per molti mondi.

Attorno a questa idea, questo sogno collettivo, intendiamo lavorare affinché il Primo marzo non sia una giornata di differenziazione ma, al contrario, un momento di incontro, per una volta, in cui TUTTI ci possiamo mobilitare a partire innanzitutto dalla parola d’ordine dei diritti per chi vive doppiamente la precarietà.

Cosa fare quindi il Primo marzo? Sappiamo che bisogna interrogarsi sul significato dello sciopero classico in un momento in cui la crisi espelle dal lavoro, ma vogliamo impegnarci, in molti e diversi, al di là delle varie sigle o associazioni, affinché sia una giornata che dia un forte segnale contro l’esclusione e per i diritti dei migranti e di tutti i precari.

Sabato 30 gennaio alle ore 16.30, presso la sede degli Invisibili in vicolo Marco Polo 6 a Treviso, riunione per il Primo Marzo.

Sergio Zulian
Per gli Invisibili di Treviso