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Immigrati a lezione di italiano: «Via da Conetta, ora lavoriamo»

di Carlo Mion, La Nuova Venezia - 9 agosto 2017

MARGHERA. Dormono in tre per stanza. Ogni mattina, uno di loro pensa a pulire la camera. Le stanze sono sette e loro ventuno. Tutti richiedenti asilo. Provengono dall’Africa e dal Bangladesh. Fuori, nel giardinetto prospiciente le stanze ci sono le corde e i pali per la biancheria lavata e messa ad asciugare. Due lavatrici, anche tre, ogni giorno per mantenere puliti lenzuola e indumenti. E l’odore di pulito si sente quando ci si avvicina alle panche e alle lavagne usate come scuola di italiano sotto agli alberi. Benvenuti al Centro di Accoglienza per richiedenti asilo Caracol a Marghera.

Da due settimane le strutture che fino a un anno fa accoglievano i senza tetto che la cooperativa raccoglieva la sera sulle strade della città, per conto del Comune, sono state riutilizzate per ospitare 21 richiedenti asilo, usciti dal centro di Conetta. Hanno un’età compresa tra i 20 e i 31 anni. La religione per loro non è un problema. Infatti ci sono cristiani e musulmani ma nessun problema di convivenza. Suddivisi per nazionalità troviamo otto del Mali, sette della Nigeria, tre del Ghana, due del Senegal e uno del Bangladesh.

Raccontano che da quando sono arrivati si sentono rinati. Hanno iniziato a socializzare. Dicono che a Conetta passavano il loro tempo a mangiare, dormire e a rimanere collegati al cellulare. E così per un anno. Del resto il centro con oltre 1.300 ospiti può soddisfare solo le necessità primarie.

Poi l’arrivo in via Fratelli Bandiera alla Caracol e gestione e percezione del tempo cambia. Vittoria Scarpa spiega: «Prima di tutto abbiamo organizzato la scuola di italiano. Primi rudimenti della nostra lingua che possa consentire loro di accedere a corsi più strutturati. L’accoglienza non è parcheggio e due pasti caldi al giorno. Loro stessi ci hanno chiesto di fare lavori anche senza essere pagati. Il periodo non è dei migliori e molte attività a cui potrebbero accedere sono ferme per le ferie. Fra qualche settimane organizzeremo altri corsi».

Tre volte la settimana Silvia, Stefania e Vittoria, fanno lezione di italiano. Sotto gli alberi, dalle due alle tre ore a leggere e scrivere. Ma prima di iniziare la lezione, tutti si lavano, si sistemano e con i quaderni in ordine si presentano a scuola. Si aiutano tra loro e c’è pure chi copia.

Tra loro ci sono operai, idraulici, muratori. Si conta anche un giocatore di calcio. Per tutti loro storie simili di violenze subite, di inganni e familiari morti durante il viaggio. Racconti da condividere, Poi c’è la palestra dove i ragazzi passano alcune ore al giorno, tre volte la settimana. Un’altra cosa che hanno chiesto è stata quella di poter cucinare i loro cibi. Ecco allora che la cooperativa procura loro quanto hanno bisogno e poi ai fornelli ci vanno loro. Sono pranzi condivisi, perché a turno si dividono l’incombenza di stare ai fornelli. E a tavola continua una socializzazione anche tra persone che hanno religioni e culture diverse.