Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

articoli tratti da eilmensile.it e da repubblica.it

Immigrazione, Amnesty: “Tra Italia e Libia patto segreto per fermare i migranti”

Le preoccupazioni di Amnesty International sul nuovo accordo Italia-Libia per il respingimento dei migranti

Libia e Italia hanno firmato un patto segreto per fermare i migranti che cercano di arrivare in Europa partendo dalle coste libiche. La denuncia arriva da Amnesty International in un report pubblicato oggi intitolato “Sos Europe”. Secondo Amnesty, il patto è stato firmato il 3 aprile dal ministro dell’Interno italiano Annamaria Cancellieri e dal capo del Consiglio nazionale di transizione libico Mustafa Abdul Jalil.

I termini dell’accordo non sono stati resi noti. Si sa che l’obiettivo è quello di ridurre i flussi. Amnesty ha seguito la vicenda sin dalla prima visita di Cancellieri a Tripoli, esprimendo preoccupazione per le ripetute violazioni dei diritti umani commesse nella nuova Libia, soprattutto contro i migranti provenienti dall’Africa subsahariana, facilmente riconoscibili perchè di pelle nera.


Amnesty accusa: “Accordo per respingere i migranti in partenza per l’Italia”

Secondo l’associazione, il governo di Tripoli e quello di Roma hanno firmato un patto segreto che viola i diritti umani. “Ignorata la possibilità dei migranti di chiedere tutela come profughi o rifugiati politici”

Un nuovo accordo per fermare i migranti in partenza per l’Italia. Sarebbe stato firmato lo scorso 3 aprile tra il nostro governo e la Libia. La denuncia è contenuta nel rapporto “Sos Europe” – che si occupa dell’impatto sui diritti umani dei controlli in materia d’immigrazione – presentato da Amnesty International. Secondo l’Ong, l’intesa dà alle autorità italiane il diritto di respingere i migranti e rispedirli in Libia senza alcuna forma di protezione umanitaria. Una palese violazione della Convenzione europea sui diritti umani: un accordo – questa l’accusa – che non tiene conto della complicata situazione di persone in fuga da un Paese appena uscito da 40 anni di regime e da una guerra sanguinosa. Migranti che potrebbero dunque configurarsi come profughi e richiedenti asilo politico. “L’Italia – si legge nel testo- nella migliore delle ipotesi ha ignorato la terribile situazione dei migranti. O nella peggiore delle ipotesi si è mostrata disponibile a passare sopra gli abusi dei diritti umani in nome del proprio tornaconto politico interno” .

A sottoscriverlo con il Cnt (l’attuale governo in carica in Libia) sarebbe stato il Ministro dell’Interno Cancellieri durante una visita a Tripoli. Ma i contenuti, a distanza di due mesi, non sono ancora stati resi noti, nonostante le ripetute interrogazioni delle organizzazioni per i diritti umani. Secondo lo scarno comunicato stampa emesso allora, “l’accordo prevede collaborazione contro le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti, nella formazione per le forze di polizia, per il controllo delle coste e il rafforzamento della sorveglianza delle frontiere libiche, per favorire il rientro volontario dei migranti nei paesi di origine”.
“Attualmente – dichiara a Repubblica. it il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Nouri – dunque non è dato di sapere se, come sostiene il Cnt, siano ancora in vigore gli accordi del 2008 sottoscritti dall’esecutivo Berlusconi con Gheddafi che prevedevano respingimenti in mare, peraltro condannati a febbraio dalla Corte Europea di Strasburgo, oppure se un nuovo corso sia stato dato dal Governo in carica”.

L’accordo reso più oscuro dal fatto che in questo momento ancora molto caotico ogni collaborazione in materia di controllo dell’immigrazione sarebbe impossibile. “Nel Paese – dice il rapporto – mancano anche le minime garanzie nei confronti dei diritti e delle libertà fondamentali”. “La situazione dei migranti in partenza oggi – continua Nouri – è ancora peggiore che ai tempi del regime perché i centri di detenzione in Libia sono nelle mani delle milizie oltre al fatto che c’è una caccia ai sospetti mercenari che hanno combattuto nelle file dell’esercito del Rais”. La denuncia si estende anche ad altri Paesi dell’Unione accusati di anteporre la lotta all’immigrazione clandestina alla tutela della vita umana: “Per l’Ue -ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee – il rafforzamento delle frontiere europee è chiaramente prevalente sul salvataggio delle vite umane. Nel tentativo di stroncare la cosiddetta immigrazione irregolare, i paesi europei hanno rafforzato misure di controllo delle frontiere oltre i loro confini, senza riguardo per i costi umani. Queste misure, di cui l’opinione pubblica non è informata, pongono le persone in serio pericolo”.

Resi noti anche i numeri delle continue stragi in mare. Nel 2011 almeno 1500 uomini, donne e bambini sono annegati nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l’Europa. Morti che per la Ong avrebbero potuto essere evitate. I soccorsi ritardati significano perdita di vite umane. In diverse occasioni, l’Italia ha respinto persone verso la Libia, paese in cui sono state poi arrestate e sottoposte a maltrattamenti. In un contesto nel quale trasparenza e controlli sono scarsi, le violazioni dei diritti umani lungo le coste e le frontiere europee finiscono spesso per rimanere impunite.

di LIVIA ERMINI (Mondo Solidale – repubblica.it)