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In Bulgaria dirige un museo, ora è nel cpt di Ragusa

Ragusa. In Bulgaria è una stimata professionista, laureata in storia con specializzazione in archeologia, ed è vicedirettore di un museo a Varna, localita’ balneare sul mar Nero.
Per l’Italia è una clandestina con “diritto di soggiorno” nel poco esclusivo centro di prima accoglienza di Ragusa.
Brutta storia quella di Marianna Doncheva, 47 anni, cittadina bulgara, incappata nelle maglie della Bossi-Fini.
Dopo tre giorni trascorsi nel cpt ibleo, non ce la fa piu’ e chiede di essere al piu’ presto espulsa dal Belpaese: “Io voglio solo andarmene. Qui mi sento come in carcere e mi vergogno pure di tutta questa storia”.
Un finale così, proprio non se l’aspettava la studiosa, bloccata durante un controllo dei carabinieri della provincia di Grosseto, dove era per visitare il fidanzato bulgaro in attesa di un intervento chirurgico. Non avendo permesso di soggiorno, ha ricevuto il decreto di espulsione e in attesa è stata spedita a Ragusa, dove c’è uno dei pochi cpt per donne.
Così, ora si sfoga: “Mi sento cittadina europa e mi sono sempre spostata senza preoccuparmi dei permessi. Sto curando una mostra in Francia dove nessuno mi ha chiesto nulla. Ho persino aperto un conto in banca e ricevo tranquillamente la corrispondenza. Se ho sbagliato e vogliono cacciarmi, per lo meno lo facciano al piu’ presto”.
In Italia, invece, non è passata inosservata, perchè, anche se manca poco all’ingresso della Bulgaria nell’Unione europea, per la legge Marianna è una clandestina da fermare e mandare via. Dice di essere trattata “benissimo”, ma le condizioni sono “difficili: siamo una cinquantina e dormiamo in grandi camerate. Sono ragazze di ogni tipo, molte prostitute. All’inizio credevo d’impazzire”.
L’avvocato Maria Platania ha chiesto l’applicazione del trattato di Schengen, tenendo conto della precedente permanenza in Francia: “Chiederò comunque al prefetto – dice il legale – che almeno l’espulsione avvenga al più presto”.