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In Libia violazioni, violenze e soprusi con il beneplacito del governo italiano e dell’UE

Ad un anno dall'accordo Italia-Libia, il nuovo rapporto di Oxfam e Borderline Sicilia raccoglie testimonianze di morte e torture

Pablo Tosco/Oxfam

Ad un anno esatto dall’accordo Italia – Libia sulle migrazioni, Oxfam Italia e Bordeline Sicilia chiedono all’Unione Europea e al governo italiano la revoca immediata dell’accordo, che genera sofferenza e non rispetta la legge internazionale. Lo fanno con un nuovo rapporto che raccoglie testimonianze di morte e torture subiti dai migranti nei centri di detenzione libici.

Cosa succede in Libia

Centinaia di migliaia di persone sono ancora intrappolate in Libia, in centri di detenzione e sottoposte ad abusi di ogni genere. Nel nuovo rapporto “Libia, inferno senza fine” testimonianze drammatiche di uomini, donne e minori, riusciti a scappare e arrivare in Italia, che confermano rapimenti, omicidi, stupri, lavori forzati.

L’accordo con la Libia

Il 2 febbraio 2017, l’Italia ha firmato un Memorandum d’intesa con il governo di unità nazionale di Tripoli, approvato il giorno successivo dai capi di stato e di governo nell’incontro informale di Malta. Tale accordo non rispetta i diritti umani né è conforme al diritto internazionale, perché la Libia si è rifiutata di firmare la convenzione sui rifugiati del 1951 che protegge le persone in fuga da guerra e persecuzioni.

L’accordo prevede che Ue e Italia fornissero supporto finanziario e logistico alla guardia costiera libica con l’obiettivo di impedire partenze dalla Libia e riportare indietro coloro che ci avessero provato.

Le conseguenze sugli sbarchi

Il tasso di mortalità nella rotta del Mediterraneo centrale non è variato significativamente. Oggi la rotta si conferma la più pericolosa al mondo con il 2,38% a fronte del 2,52% del 2016. E anche il 2018 non è iniziato bene con 185 morti, pari al 5,1%. Neanche sul fronte del contrasto ai trafficanti sembra si siano compiuti passi decisivi: in molte zone costiere della Libia le partenze continuano come se nulla fosse successo.

Oxfam e Borderline chiedono l’immediata revoca dell’accordo, della collaborazione con la guardia costiera libica e di tutte le attività volte a riportare in Libia le persone che sono riuscite a fuggire dai campi di detenzione e condizioni di vita disumane.

Serve un nuovo accordo da siglare solo quando il quadro normativo libico sia in grado di garantire la protezione dei rifugiati e dei migranti vulnerabili. Invece di impedire le partenze dalla Libia, l’Ue deve trovare una strada per liberare tutti coloro che sono detenuti, a prescindere dalla nazionalità.

L’Europa non risolverà il problema della migrazione spingendo il confine più in là, verso la Libia, e neanche riportando gente disperata indietro, verso l’inferno da cui è fuggita. Dovrebbe invece assicurare rotte sicure per tutti quelli che fuggono da aree del mondo dove è impossibile la vita e garantire processi di richiesta d’asilo giusti e trasparenti.

– Scarica il rapporto completo
Libia, inferno senza fine