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Dal Piccolo del 10 ottobre 2005

In regione oltre duemila posti per extracomunitari in più

L’assessore Cosolini commenta i dati del primo trimestre

TRIESTE – Su oltre 10mila nuovi posti di lavoro in regione, oltre il 20 per cento è dovuto all’arrivo di extracomunitari. È questa la sfaccettatura più interessante dei dati sul lavoro forniti dall’Osservatorio regionale e relativi al primo periodo 2005 (primo trimestre). Non è un dato di poco conto: con oltre 5000 assunzioni e 3000 cessazioni, gli extracomunitari si ritrovano con un bilancio in positivo di oltre 2mila posti in più.
TIPOLOGIA DI ASSUNZIONE Si tratta in maggior parte di lavori a scadenza (ma quasi la metà dei contratti è a tempo indeterminato), per i quali però non è richiesto titolo di studio. I laureati infatti si contano sulle dita di una mano. Molto ampio è anche il disavanzo tra uomini e donne: 3063 i primi, 1840 le seconde. E l’età dell’assunzione è avanzata rispetto a quella degli italiani, che si collocavano in maggioranza tra i 20 e i 29 anni. Per gli stranieri il periodo più utile per trovare lavoro è tra i 30 e i 39 anni, sia per gli uomini che per le donne.
SETTORI Le assunzioni si concentrano nei settori delle costruzioni (947 contratti), alberghi e ristoranti (826), fabbricazione di prodotti in metallo (665) e agricoltura (666). Si tratta di settori di lavoro nei quali comunque i movimenti di lavoro sono molto veloci, in quanto risultano i primi anche andando a considerare le cessazioni. Si tratta quindi, in maggioranza, di contratti stagionali.
NAZIONALITÀ La nazionalità prevalente nel mondo del lavoro del Friuli Venezia Giulia è quella rumena (929 assunti) seguita da quella albanese (635) e jugoslava (490). «Si tratta di una richiesta che va a fornire figure professionali in settori nei quali la manodopera locale è scarsa – spiega l’assessore regionale al Lavoro Roberto Cosolini – come quello dell’edilizia a Trieste, o del turismo in altre località regionali. Si tratta di figure indispensabili, e perciò una percentuale del 20 per cento non deve scandalizzare». Attenzione, però: quando il mercato del lavoro cambia in questo modo, ci sono dei pericoli in agguato. «La sola cosa di cui si deve tenere conto è che l’atteggiamento della nostra società non deve essere solo economico. Non dobbiamo considerare i lavoratori stranieri utili solo perchè adesso servono alle nostre imprese. Finora, l’inserimento non ha avuto, in regione, grossi contraccolpi sociali. E chi pensa che vengano a ‘portare via il lavoro’ ai nostri cittadini fa della bassa demagogia».
SANATORIA In questi anni, l’entrata di nuovi lavoratori stranieri (soprattutto extracomunitari) in regione ha visto oltre 8mila permessi di soggiorno rilasciati in base all’ultima sanatoria del 2002 (oltre 4.400 concessi per lavoro subordinato, i restanti per quello domestico, la maggior parte di entrambi concentrata a Udine con oltre 3mila, seguita da Pordenone con oltre 2mila, da Trieste con 1200 e infine da Gorizia con circa mille).

QUOTE ANNUALI L’ultima ripartizione di quote prevista dal ministero del Lavoro e Politiche sociali per il Friuli Venezia Giulia, relativa al 2005, ha visto l’entrata di 1700 lavoratori stagionali, oltre 900 non stagionali di nazionalità predeterminata, ai quali sono stati poi aggiunti altri 2500 di nazionalità non predeterminata prevalentemente per i settori edile e dell’assistenza domestica. Entro la fine dell’anno sono attese la nuove quote per il 2006. Finora sono state sufficienti? «Dal 2003 la regione ha visto un progressivo aumento delle quote concesse – spiega ancora Cosolini – e anche grazie a questo si è molto modificata la situazione che vedeva, prima, uno sbilancio di quasi 4 a 1 tra fabbisogno e disponibilità». Non è stata però solo una questione di quote. «La modifica c’è stata poi anche perché si è avuto un rallentamento, pure se non molto forte, dello stesso mercato del lavoro. Oggi possiamo dire che, anche grazie all’entrata in vigore nel 2005 del nuovo contatore per i paesi neo-europei che permette l’entrata in Italia di 70mila lavoratori da paesi quali la Slovenia, la regione è vicina al completo soddisfacimento delle necessità».
Elena Orsi