Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

La Carovana Abriendo Fronteras si chiude con la promessa di riprendere presto il cammino in difesa dei diritti umani

Quasi 500 persone e 100 collettivi hanno marciato fino a Melilla per denunciare le sistematiche violazioni dei diritti a danno dei migranti alla Frontiera Sud d’Europa

Photo credit: Ecuador-Etxea

La Carovana Abriendo Fronteras si è chiusa così, il 22 luglio, con una bella foto di gruppo che somiglia più ad una foto di famiglia. Una famiglia variegata, fatta di giovani, donne e uomini di mezza età, migranti, collettivi, sindacalisti e membri di partiti politici, tutti accomunati da un’unica volontà, quella di denunciare con forza il costo umano che la cosiddetta guerra ai migranti sta producendo all’interno delle nostre società.

L’idea della marcia era nata nell’estate dello scorso anno a margine di un’altra marcia, quella che alcuni attivisti spagnoli avevano condotto, nel luglio 2016, fino a raggiungere Idomeni, ai confini di quella Fortezza Europa che va trincerandosi con sempre maggiore ostinazione dinanzi alla supposta invasione degli ultimi. Al termine di quell’esperienza ci si rese conto che, più che un traguardo, quello sarebbe stato solo un primo punto di partenza.
Così è nata la Carovana Abriendo Fronteras, la marcia collettiva che la scorsa settimana (dal 14 al 22 luglio) ha attraversato varie città iberiche fino ad arrivare a Melilla, enclave spagnola in terra d’Africa che della Fortezza è l’emblema assoluto.

Una Carovana che ha visto la partecipazione di quasi 500 persone e circa 100 tra collettivi e organizzazioni della società civile, tutti uniti per denunciare a voce alta ciò che l’idea stessa di Fortezza produce sulla pelle di chi da quella stessa Fortezza si sta tentando di escludere con tutti i mezzi.
La logica di fondo che ha mosso la Carovana poggia infatti sul fermo rigetto delle politiche migratorie attuate tanto dall’Unione Europea, quanto dallo Stato Spagnolo, precursore insospettabile, quest’ultimo, della gran parte delle ingegnose trovate che negli ultimi mesi si stanno ventilando, a livello comunitario, come il rimedio definitivo al male degli sbarchi.

Forti di questa convinzione, centinaia di donne e uomini si sono ritrovati per gridare con forza come la politica migratoria europea stia diventando null’altro che una vera e propria guerra, una guerra combattuta contro persone che fuggono disperate dalle conseguenze di disastri causati da quello stesso Occidente che chiude loro le porte dell’accoglienza.
Ed è per combattere la cieca indifferenza che abita le nostre società, per arrestare quello che appare come un processo di disumanizzazione senza ritorno, che alla volontà di pubblica denuncia la Carovana ha scelto di accompagnare un secondo leitmotiv: rendere visibile ciò che si vuole occultare, portare alla vista di quanti più possibile quello che ci ostiniamo a non voler vedere. In altri termini, l’intento è stato quello di portare al centro del dibattito pubblico questioni come la tratta, lo sfruttamento sessuale e la riduzione in schiavitù, i respingimenti illegali, la violenza sistematica e l’arbitrarietà con cui operano le forze di polizia alla frontiera, le morti in mare, la condizione drammatica delle centinaia di minori non accompagnati che vagano per le strade di Melilla, lo sfruttamento lavorativo delle porteadoras e dei migranti che contribuiscono alla crescita della nostra produzione agricola, le condizioni disumane della detenzione nei CIE e nei CETI… . Questioni di cui tutti dobbiamo tornare ad essere coscienti, affinché la retorica che incessantemente presenta il migrante come una minaccia per il nostro tenore di vita cessi di attecchire nel nostro quotidiano.

La Carovana Abriendo Fronteras, partita da Madrid il 15 luglio, ha fatto tappa a Siviglia, Algeciras e Málaga per giungere finalmente a Melilla, città in cui si palesano come in nessun altro luogo le sistematiche violazioni dei diritti umani che lo Stato Spagnolo mette in atto alla frontiera meridionale d’Europa e nella quale, proprio per questa ragione, si è concentrata la gran parte delle iniziative previste.
Da Melilla è poi ripartita alla volta della penisola per fermarsi ad Almería, cittadina situata nell’estremo sud dello Stato, in un territorio in cui il principale motore dell’economia, rappresentato dal settore agricolo, trova linfa vitale proprio nello sfruttamento strutturale della manodopera migrante.

In ciascuna delle sei città si sono tenuti cortei, manifestazioni, azioni di denuncia e iniziative di sensibilizzazione della cittadinanza, alcune delle quali di grande impatto mediatico. In particolare, oltre alle varie manifestazioni dinanzi ai CIE e alle sedi governative, va segnalato quanto accaduto a Siviglia, dove la Carovana si è diretta verso l’aeroporto della città per mettere in atto un’azione di protesta nei confronti delle compagnie aeree spagnole Vueling e Iberia, complici della violazione dei diritti umani a danno dei migranti per detenere il monopolio nelle operazioni di rimpatrio.

La Carovana Abriendo Fronteras ha concluso la sua marcia di denuncia e testimonianza lo scorso sabato, consapevole che il cammino intrapreso non è che all’inizio. È piuttosto verosimile che, negli anni a venire, il numero di persone che tenterà la via verso una vita più degna non faccia che aumentare.
Per questo, l’imperativo condiviso dalle centinaia di attivisti che hanno animato la Carovana 2017 è quello di arrivare all’appuntamento coscienti e preparati a giocare una partita non facile, quella di essere e restare umani e solidali in un tempo in cui la guerra tra poveri non fa che acuirsi, facendo riemergere istinti che di umano hanno poco o nulla. Un imperativo, questo, che a ben vedere traspare con assoluta chiarezza nella formula scelta per il saluto finale:La Caravana està viva! Nos despedimos solo para regresar! (“La Carovana è viva! Ci salutiamo solo per ritornare”).

20229011_1996083260623134_4441193410787897510_n.jpg

Manifesto d’intenti della Carovana Abriendo Fronteras

Noi, cittadine e cittadini di oltre 100 collettivi della società civile, ci stiamo muovendo verso la Frontiera Sud per denunciare le attuali politiche economiche, commerciali, ambientali e migratorie imposte dalla UE e dal governo spagnolo. Politiche basate sullo sfruttamento e sulla violazione dei diritti umani, che non fanno altro che ridurre alla povertà e alla disperazione migliaia di esseri umani.
Intendiamo inoltre sottolineare come le politiche estere europee non siano solamente ingiuste ed immorali, ma si stanno anche rivelando profondamente inefficaci. La chiusura delle frontiere della “Fortezza Europa” sta aprendo rotte migratorie sempre più pericolose, provocando così un genocidio dinanzi al quale non possiamo restare indifferenti.

Per questo:

1. Chiediamo che siano predisposte vie legali e sicure per le persone in transito, ed esigiamo che siano garantiti i loro diritti nei paesi di accoglienza, evitando lo sfruttamento, gli abusi, la violenza, la tratta e il traffico di persone.

2. Chiediamo che siano rispettate le disposizioni del diritto internazionale, e in particolare la Convenzione di Ginevra relativa alle persone rifugiate, della quale Marocco e Spagna sono paesi firmatari.

3. Chiediamo la sospensione della ratifica e dell’applicazione degli accordi di rimpatrio e riammissione stipulati con quei paesi che non rispettano i diritti umani, e denunciamo l’esternalizzazione delle nostre frontiere e i respingimenti immediati delle persone che arrivano alle nostre frontiere, fatti già al centro di numerose denunce di associazioni e organismi europei di tutela dei diritti umani per violazione del diritto internazionale.

4. Esigiamo che si ponga fine alla strumentalizzazione della “lotta al traffico di esseri umani” per mettere in atto operazioni repressive contro i migranti. Sono le nostre stesse politiche di chiusura delle frontiere a condannarli a fare ricorso a vie insicure.

5. Chiediamo che siano definite politiche di accoglienza degne ed efficaci, e che il Governo smetta di porre ostacoli procedurali al procedimento di asilo, elaborando debitamente un’adeguata Legge di Asilo. Esigiamo che si consenta l’accesso agli uffici per la richiesta d’asilo alle frontiere di Ceuta e Melilla, senza alcuna discriminazione. Per questo, è necessario che le autorità marocchine, d’accordo con la Spagna, cessino di bloccare e minacciare le persone che vogliono raggiungere gli appositi uffici alla frontiera.

6. Questa è una carovana femminista. Vogliamo rendere visibile la presenza delle donne nel processo migratorio e affermare che esse sono protagoniste e soggetti politici. Denunceremo con forza la violenza sessuale subita da donne e bambine, tanto nei paesi di origine in contesti di conflitto armato, quanto nei paesi di transito e accoglienza. Chiediamo che siano garantiti i diritti delle donne nei paesi di accoglienza e che si evitino lo sfruttamento, gli abusi, la violenza e la tratta. Chiediamo che possano avvalersi del loro diritto a formulare una richiesta d’asilo indipendentemente da quella dal proprio partner, e che possano avere uno status giuridico indipendente da quello del proprio coniuge. Chiediamo che si tenga conto delle specifiche esigenze di salute della persona, dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e delle persone LGTBI, ivi incluso l’aborto, come anche che sia garantito il giusto sostegno alle donne e alle minori vittime o potenziali vittime di abusi, violenze, mutilazioni genitali o matrimoni forzati.

7. Esigiamo che siano definitivamente chiusi i Centri di Internamento per Stranieri (CIE), autentiche carceri razziste nelle quali i migranti vengono rinchiusi senza aver commesso alcun delitto.

8. Chiediamo che i minori non accompagnati di Ceuta e Melilla siano riallocati tra le diverse comunità autonome dello Stato affinché siano garantiti i loro diritti e venga loro assicurata una giusta assistenza, impedendo la violenza e l’abbandono che nella maggior parte dei casi soffrono. Chiediamo che al compimento della maggiore età sia tempestivamente garantita loro la documentazione relativa, e che si investa in adeguate politiche sociali per assicurare loro il pieno accesso a tutti i propri diritti.

9. Chiediamo che si adottino provvedimenti finalizzati a garantire i diritti e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori transfrontalieri, delle porteadoras di Ceuta e Melilla e di tutte le persone migranti che si ritrovano soggette a deprecabili condizioni di lavoro.

10. In ultima istanza, invitiamo l’intera cittadinanza che incroci il nostro cammino a Madrid, Siviglia, Malaga, Tarifa, Melilla, Njiar ed Almería ad unirsi alle manifestazioni che si stanno organizzando in ciascuna delle città.

Con questa iniziativa vogliamo incoraggiare un’inversione di rotta nella politica estera e migratoria dello Stato Spagnolo e dell’Unione Europea, oltre all’attuazione di politiche che una volta per tutte lottino contro la diseguaglianza e i cambiamenti climatici nel pieno rispetto dei diritti umani, ponendo fine agli interventi militari e al commercio di armi.

Link utili
https://abriendofronteras.net/
https://www.facebook.com/caravanagrecia/