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La Grecia continua a costruire centri di smistamento per migranti. Infuriano le proteste

di Philip Chrysopoulos, Greek Reporter, 9 febbraio 2016

La Grecia si appresta a terminare altri cinque centri per la registrazione dei migranti e due campi profughi causando le reazioni violente dei cittadini.

Solo un centro di registrazione (hotspot) dei cinque promessi dalla Grecia ai suoi partner europei è stato portato a termine, mentre il governo Greco aveva assicurato che li avrebbe completati tutti e cinque entro la fine di febbraio.

L’hotspot sull’isola di Lesbo è stato terminato, e altri quattro dovranno essere operativi sulle isole greche di Chios, Samos, Leros e Kos. Una vasta maggioranza di rifugiati giunge prima sulle isole della Grecia dopo aver attraversato la confinante Turchia.

I centri, però, sono divenuti obiettivo di protesta da parte dei residenti. Gli abitanti delle isole temono che la presenza dei centri di smistamento possa scoraggiare potenziali turisti. Lunedì sull’isola di Kos, si sono ripetuti gli scontri fra i residenti e la polizia in vista della costruzione di un hotspot sull’isola. Domenica notte, i manifestanti hanno gettato bombe molotov e sassi contro la polizia. Sei gli arrestati.

Il ministro della Difesa Dimitris Vitsas lunedì ha annunciato che i quattro rimanenti centri di identificazione sono stati quasi completati. Riguardo agli episodi di violenza sull’isola di Kos ha affermato: “sono profondamente dispiaciuto quando la paura prevale sulle menti e sulle azioni della persone”.

Sempre lunedì, parlando alla rete Mega Television, Vitsas ha dichiarato che gli hotspot sono localizzati dove i migranti e i rifugiati possano “avere un posto dove stare e mangiare fino a un massimo di 48 ore dopo essere stati identificati, per poi essere trasferiti”.

Per quanto riguarda le due ex basi militari che dovrebbero essere convertite in centri di accoglienza per i rifugiati, i residenti si sono opposti alla presenza dei migranti in quelle zone sulla base del fatto che il numero di profughi sarebbe fuori controllo. Il Governo greco sta cercando di convincere la popolazione che la permanenza dei rifugiati nei campi sarebbe solo temporanea.

A Diavata, nel nord della Grecia, dove è situato uno dei campi, si sono tenuti dei raduni di protesta, ma si è trattato di una manifestazione pacifica. Tuttavia, martedì mattina, i residenti della zona hanno bloccato l’accesso a quella che una volta era una base militare.

A Keratsini nel Pireo, i cittadini hanno protestato contro il campo per rifugiati della vicina Schisto. Nel frattempo si teneva una contro-protesta organizzata da esponenti di sinistra e gruppi anarchici in difesa dei migranti. Non si sono verificati scontri tra i due gruppi opposti di manifestanti.